A Colei che sa
La punta della lama d'acciaio scorre piano sulla tua fronte, sotto l'attaccatura dei capelli. Segue il contorno del tuo viso, lentamente. La senti scendere sugli zigomi, sulle guance. Il movimento si allarga e la porta al profilo dell'orecchio, poi giù, lungo il collo. La spalla, prima di ritornare verso il centro, disegnando la forma del tuo seno, piccolo e sodo. La senti arrivare al capezzolo, che si irrigidisce sotto il contatto, freddo ed appuntito. I tuoi occhi fissi nei suoi, color dell'ebano, che scintillano attraverso le piccole feritoie del passamontagna nero. La lama dipinge cerchi intorno all'areola scura, stuzzicando con la punta acuminata la pelle inturgidita dal contatto.
E dalla sensazione di paura mista con l'eccitazione.
‘Ma come può piacermi, cazzo?' Un pensiero, un lampo. I suoi occhi non brillano di desiderio. Questa luce è brivido di sangue, l'eccitazione del cacciatore sulla preda, di poter di vita e di morte.
La lama colma lenta la distanza con l'altro seno. Di nuovo il capezzolo sollecitato si indurisce. Poi risale un poco, sotto il collo. Senti un piccolo morso, quando entra appena nella pelle. La goccia di sangue che stilla dal piccolo foro è calda, mentre cola sul petto.
Nei suoi occhi un bagliore, alla vista del sangue. Piega un poco da un lato la testa, nascosta dal tessuto nero. Segue come curioso il percorso della goccia che scende sul ventre. Lo segue con la lama, fino all'ombelico. La tua pelle è un brivido che la rende non più liscia come la seta, ma attraversata da correnti di minuscoli rilievi. Il coltello ora è sul fianco, lo senti premere di lato contro la carne morbida. Poi torna nel mezzo.
Sul tuo monte di venere liscio come un velluto prezioso sembra indugiare. Altro piccolo morso dell'acciaio, ed un'altra stilla rossa punteggia il rilievo tenero.
La aspetti scivolare più in basso, verso le labbra che solo stamattina avevi preparato così lisce per lei.
Ma risale, verso il ventre.
‘Sei pronta a pagare il prezzo del tuo peccato?'
La sua voce ti strappa dalle sensazioni. Non c'è passione, in quel suono. Solo una fredda, calma spietatezza.
La paura ti sale dentro, un uragano di inquietudine e tremore. Ma fuori, come spesso ti accade, sei immobile come una quercia. I pensieri si accavallano veloci, con una furia di ragionamento che non riesci a controllare. Flash di mille momenti, occhi, labbra, volti, alberi, bambini, oggetti, scene. La tua vita che scorre, accelerata. Solo i tuoi occhi tradiscono il tumulto che ti scuote dentro, mentre senti la lama sotto il seno sinistro, trovare lo spazio che conduce al cuore.
‘Ora capirai. Capirai cosa significa morire. Ma non lo racconterai a nessuno. Sarà il tuo ultimo segreto.'
E' strano, non fa male, sentire la pressione della punta che affonda. La senti entrare nella carne, lenta, fissando i suoi occhi con i tuoi, increduli. Non senti dolore, solo una paura così folle che ti paralizza.
Gridi forte, sollevandoti seduta sul letto, con le mani che stringono il seno. Sudata, ansimi forte. Ti guardi intorno. Tutto è lì, familiare. La grande tenda che copre la finestra dalla quale filtra una luce blu, il cassettone di legno antico, il grande specchio dorato di fronte al letto, rimanda la tua immagine tremante e spettinata.
Ti riempi i polmoni d'aria. Il respiro lentamente si fa più tranquillo, si placa. Con la testa muovi lo sguardo, da un lato all'altro della tua bella, enorme stanza. Mai ti era sembrata così bella, rassicurante nell'antichità dei tessuti e dei mobili.
E poi lei, accanto a te, nel letto, che dorme beata. Il suo corpo, abbandonato e molle, come fosse ancora nel piacere che avevate attraversato poco prima, nelle sue sfumature più dolci ed intense. Quel piacere che solo voi due conoscete, nel segreto degli orgasmi più squassanti, dei baci più appassionati, delle carezze delle vostre lingue sapienti.
Di nuovo, una delle gemme più preziose del tempo: il tuo sorriso, Kiraj...
Mindexpander