Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra.
Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo.
Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.
Ho sempre amato Bukowski. A venerdì.
Non lo sapeva. Non poteva saperlo. Era certa di non averne neanche accennato. Il ragazzo era furbo. Una poesia. Bukowski. E proprio quella. Una delle poche d'amore. Amore a modo suo s'intende. Alcolico e sballato. Ma per questo così più vero ai suoi occhi di altre. E va bene. L'aveva incuriosita. Decisamente. Anche un filo sorpresa. Meglio ancora. E così si era informato. Sapeva che lei avrebbe organizzato quell'happening in uno spazio suggestivo come i chiostri della chiesa di San Simpliciano. Sapeva il giorno e l'ora. Certo non poteva sapere quanto era costato a Sofia portare fin lì, nel cuore della vecchia Milano, Fernanda Pivano, e con quanta passione aveva cercato di unire musica e poesia. Ci sarebbe stato un giovane gruppo a suonare. Mentre la voce narrante di Fabrizio Bentivoglio avrebbe trasformato in brividi infuocati sulla pelle dei presenti le parole del vecchio Charlie.
Sofia rigirava quel cartoncino color sabbia tra le mani. Sorridendo a se stessa. Il ragazzo era sfrontato. Decisamente le sarebbe piaciuto un mondo piegarlo.
Lei, chiaramente, non avrebbe potuto mancare ad un evento organizzato dal suo studio. E in ogni caso non sarebbe mancata a quello. Ci aveva messo l'anima. Bukowski e la magia delle sue parole lo meritavano totalmente. Chissà come aveva fatto. Aveva buone fonti. E sapeva imbastire una strategia seducente. Qualità che le sarebbero tornate utili quando avesse deciso cosa farne di lui. Professionalmente chiaramente. Da altri punti di vista lo aveva già collocato dove avrebbe dovuto stare a lungo. Tra le sue cosce. L'eccitazione che le serpeggiava lungo la schiena la inondava di un'energia che non avvertiva in sè da tempo. Non avrebbe risposto chiaramente. Il ragazzo non se l'aspettava. E poi lasciarlo sulla corda la divertiva. Avrebbe tanto capito al primo incrociarsi degli sguardi che lei aveva raccolto la sfida. E che non perdeva mai. Sofia iniziò a progettare le sue mosse. Non si divertiva così da anni. Da quando aveva chiuso con il suo ultimo amante. L'ultimo che aveva contato per lei. Uno dei pochi che era riuscito a rimanere nella sua vita comunque. Giacomo era speciale. Lo era sempre stato. Anche quando la bombardava di telefonate improbabili ad ore improponibili per una seria e devota madre di famiglia. Ma lei lo aveva amato per questa sua follia. Per la libertà della sua testa e la grandezza infinita del suo cuore. Quel cuore che ora gli permetteva di rimanerle accanto ad osservare con occhio ironicamente affettuoso le sue nuove avventure.
Nel ragazzo ritrovava qualcosa di Giacomo. Il sorriso di chi, senza averle nemmeno parlato, sa. L'affinità istintiva di due animali in caccia. Il ragazzo era una belva di questo Sofia era certa. Vedeva chiaramente le zanne sotto la patina glamour che lo rivestiva. Non l'aveva ingannata nemmeno per un minuto. Anzi, era per quelle che lo aveva scelto. Lei era in grado di farne una belva davvero letale. Di sgrezzare il suo talento. Affinare il suo istinto. E se si fossero fatti male durante l'addestramento era parte del gioco. Giacomo le aveva detto una cosa quando lei aveva iniziato parlargli di Leo. E Sofia aveva sorriso intrecciando le dita con quelle di lui. - Il ragazzo è abbastanza grande per sapere quello che fa - . Già. Ma Sofia non aveva rimorsi. O esitazioni. Non era da lei. Lei viva nell'attimo. Lo gustava senza proiettarsi nel futuro e senza voltarsi verso il passato. Aveva imparato a farlo. Dovuto imparare. Quando davanti a te c'è solo buio e dietro di te solo dolore. Non hai che il presente.
No. Non aveva un passato da educanda. E non lo aveva mai nascosto. Era ciò che era grazie a quel passato. Non la condizionava. Ma era parte integrante, fondante di lei.
E aveva intuito un nucleo di rabbia dolente trasformata in forza anche in Leo. Era questo che l'aveva attirata come una falena con la luce.
Forse quel ragazzo avrebbe resistito. Avrebbe potuto succhiargli l'anima a lungo. Senza che crollasse. Perchè lei era un vampiro. Si nutriva delle emozioni dei suoi amanti. Le assorbiva. Le alimentava. Le scatenava. Per nutrirsene. Lasciava il suo marchio sui loro corpi. Raramente dopo restava qualcosa di loro.
Ma a Sofia andava bene così. Era sempre onesta con chi le si avvicinava. Erano loro che non capivano. Ma questa era un'altra storia. Leo aveva capito invece. Giacomo aveva ragione. Sofia sentiva nelle viscere che il ragazzo le avrebbe dato filo da torcere. Non si sarebbe arreso. Anzi avrebbe fatto di tutto per cercare di ferire lei. Di colpirla. Sofia era eccitata. Si bagnava tra le cosce solo a pensarci. Il perizoma era incollato alla fica, e lei aveva bisogno di sollievo.
Un sollievo non necessariamente maschile. Magari un massaggio l'avrebbe aiutata a far scemare la tensione. Altrimenti sarebbe andata a casa. Suo marito la conosceva bene. E la leggeva come un libro aperto. Appena l'avesse guardata negli occhi avrebbe iniziato a slacciare i pantaloni. A volte Sofia provava un'istintiva rabbia per quella sua disponibilità che pure glielo faceva amare da dieci anni con lo stesso ardore.
Ma. Forse era meglio chiamare la sua amica. Sarebbe passata da lei. Si sarebbero bevute una bottiglia e date sollievo reciprocamente. Dopo avrebbe potuto occuparsi dei dettagli. Il ragazzo non avrebbe dimenticato facilmente quel venerdì. Avrebbe provveduto lei a fare in modo che la sua audacia fosse premiata. O forse punita. Ne avrebbe goduto comunque. Questo era certo.
Mayadesnuda