La calura è quella che ti spinge a cercare refrigerio nell'acqua della piscina, in quest'ora calda e assolata di luglio. Oggi poca gente qui al Village, neppure le lucertole hanno voglia di farsi scaldare. Ogni cosa trema nel controluce dei 40 gradi di questo primo pomeriggio.
E allora, che ci faccio qui?
Non lo so. Ne avevo voglia, punto e basta. Voglia di sentirmi sudata, voglia di quella gocciolina impertinente, che si forma sopra l'elastico dello slip del mio costume. L'elastan mi fa sudare, meglio il cotone.
Lo penso e mi giro a pancia in giù. Appoggio la guancia all'asciugamano, con l'ombra sottile del palmo della mano osservo il movimento al bar. Non vedo bene, troppa luce per i miei occhi. Però ti trovo ugualmente, tra un gruppo di signore che scondinzolano eccessivamente per i miei gusti. Costumi e atteggiamenti appariscenti. E tu giochi a farti sedurre, ti lasci accarezzare dai loro sguardi, le lasci fare mentre cercano un contatto che vorrebbe sembrare casuale, ma non lo è.
Mi volto dall'altra parte, la piscina è un vedere migliore. Almeno mi regala una sensazione di freschezza.
Ho deciso, faccio un tuffo. Mi alzo come una dea stanca, mi gira sempre un po' la testa, e ho una gran sete. Cammino lenta e flessuosa verso il bordo, ondeggio e immagino i tuoi occhi appoggiati ai miei fianchi che dettano il ritmo del mio passo. Impossibile non notare il mio costume rosso nel contrasto dell'azzurro della vasca. Sono già abbronzata. Sfioro l'acqua con un piede, sicuramente l'ingresso sarà difficoltoso per chi come me ama l'acqua calda dei mari del sud.
Poco per volta mi lascio andare al fresco e al brivido. Divento più lucida, più concentrata. E poi sparisco prima che la sensazione di contrasto tra pelle e acqua mi faccia cambiare idea. Ormai sono dentro, il più è fatto.
Nuoto lenta, inspiro, bracciata, bracciata, espiro.
Arrivo in fondo e mi aggrappo. Le voci si sono attenuate, o forse mi danno solo meno fastidio. Le goccioline mi cadono dai capelli alle spalle. Sto bene, sto davvero bene...
Il mio mojito è sul bancone del bar.
Goccioline di frescura imperlano il bicchiere, e resisto a stento alla tentazione di lasciare l'ombra confortevole del porticato che costeggia la piscina.
Sto bene, qui.
Non mi importa dell'aria climatizzata che rinfresca gli ambienti lussuosi di questo Village, ho voglia di stare all'aria aperta, lasciarmi cullare dalla calura che annebbia perfino i contorni, dando a qualsiasi cosa un aspetto irreale. Anche il tempo sembra rallentare.
I sensi, anche quelli sopiti nella canicola; si può perfino spegnere il cervello, e rilassarsi chiacchierando di nulla in buona compagnia... soprattutto femminile: sorrisi larghissimi e costumi ridotti, che lasciano ben poco all'immaginazione.
Già, l'immaginazione... Vederti sdraiata languidamente al sole, e accarezzarti con lo sguardo, sulla tua pelle abbronzata, indugiando pigramente fra le pieghe maliziose del tuo slip, bagnato di sudore ...probabilmente.
Poi ti alzi, bruna statuaria e incurante dei miei occhi che ti strapperebbero quel nulla color del fuoco che indossi, il tuo passo è un ondeggiare lascivo, o almeno così mi sembra, mentre ti avvicini pigra alla vasca, assaggi con la punta del piede la frescura dell'acqua, ed io all'improvviso sento il bisogno di rinfrescare almeno la mia gola... afferro il mio bicchiere ghiacciato, e ti osservo mentre ti concedi la delizia del fresco, ti immergi lentamente, poi emergi espirando dalla bocca... la tua bocca, le tue labbra.
Non ho più sete, ora. Il mio bicchiere è in mano, intatto.
Ho fame. Di te. Delle tue labbra carnose che vorrei mordere con le mie, leccando avidamente tutte le goccioline d'acqua e di sudore salata che le adornano come un primitivo diadema.
Te che vorrei bere, avidamente con le mie labbra sulle tue labbra e poi su altre labbra fino a farti tremare di piacere, mugolare un desidero e gridare un orgasmo.
Scendo dallo sgabello e, prima ancora di rendermene conto, le mie gambe hanno preso la direzione della vasca, cammino deciso verso la meta e intanto mi delizio ancora a osservarti mentre nuoti, lenta, sicura come una divinità.
Arriviamo quasi insieme al bordo opposto e qui, mentre ti immergi per riemergere sistemandoti i capelli, mi avvicino alla vasca, e mentre tu sorpresa mi guardi materializzarmi nel caldo, ti sorrido con la mia espressione un po' guascona, e ti porgo il bicchiere:
- Hey, sirena, ti piace ghiacciato il mojito?
Ti osservo, nel controluce dei quaranta gradi. Il contrasto è netto, polverizza gli attimi che uso per respirare adagio, appoggiata al bordo blu della vasca.
Guardo il tuo bicchiere, e le goccioline al di fuori di esso. Intatto, non hai bevuto neppure un sorso. Forse lo hai portato proprio per me. Ti sorrido, giro la testa e osservo il bar: le signore ben accessoriate ci guardano. Aspettano che tu possa fare brutta figura per poterti insultare, visto che lo hai appena fatto con loro, abbandonandole al bar sole, branco di femmine ricercate, in cambio di una sola sirena, dal minuscolo costume rosso.
No, preferisco il gioco, e con il più malizioso dei sorrisi, ti costringo ad abbassarti. Di noi vedranno solo il profilo, e sarà abbastanza chiaro da non lasciare dubbi.
- Il mojito non lo bevo, sono allergica alla menta. Però vorrei del ghiaccio... il tuo cubetto mi sembra troppo grande... tienilo in bocca un istante per me. Con la fame che ti leggo negli occhi, lo sciogli in un attimo. -
Capisci il gioco, e decidi di starci. Bevi un sorso e fai scendere in bocca il ghiaccio, lo accarezzi un attimo con la lingua, poi con i gomiti appoggiati al bordo, mi sollevo verso di te, con le goccioline che scendono lungo i tricipiti. Mi avvicino quel tanto che basta per rubarti il cubetto dalla bocca, con le mie labbra.
Assaporo la menta fredda, indugio con il ghiaccio tra i denti, ti gironzolo attorno mentre respiri il profumo del mio abbronzante sul viso. Tu mi assecondi, fai per riprendermi dalla bocca ciò che resta del ghiaccio, ma nel calore della nostra sottile eccitazione, si scioglie, lasciandoci appesi ad un bacio che non sappiamo se darci oppure no.
Non te lo fai ripetere, mi prendi il viso tra le mani, senti la guancia fresca, ed io scaldo i tuoi palmi. Mi guardi un attimo, cerchi conferma. I miei occhi te lo sussurrano prima della mia voce bassa...
- Fallo, baciami.
E mi assaggi, con il mojito sulle labbra, le tue calde, le mie freschissime. Scambio di temperature sotto il sole bollente di luglio. Gironzoli appena, studi la mia bocca, ti ci perdi un po' e, mentre la lingua indugia sugli angoli, io ti mangio, senza darti scampo. Bocca sulla bocca, ora aperta per ingoiarti meglio, per arrivare nei punti meno accessibili. Non te lo aspettavi, ma non ti trovo impreparato... affondi e mi mordi piano, mi lasci il profumo della menta sulla lingua e, mentre proseguiamo il nostro gioco, lo stupore ha riempito i bicchieri giù al bar...
- Stiamo dando spettacolo - ti dico mentre continuo ad entrare ed uscire dalle tue labbra.
- Uno spettacolo niente male, direi. - E mentre lo sussurri piano, mi afferri e, con un gesto rapido, mi estrai dalla vasca.
Mi prendi in braccio, sono scalza e il contorno della piscina è ustionante. Così tra le tue braccia, mi porti fino all'asciugamano, mi ci adagi sopra, e con la salvietta rossa come il costume, asciughi le goccioline che giocano a rincorrersi lungo il mio corpo. Tamponi delicatamente ogni centimetro di pelle, indugiando quel tanto che basta lungo i posti meno leciti ed accessibili.
Ti sistemi sotto l'ombrellone, lasciando me al sole, come una lucertola bisognosa di calore.
- Ci stanno ancora guardando? - cerchi distrattamente il bar e osservi trattenendo a stendo una risatina perfida, le facce attonite di quelli che sono rimasti a guardare la scena.
- Direi proprio di si – è la tua risposta maliziosa.
Così malizia risponde a malizia...
- Facciamoli impazzire, spalmami tutta d'olio. Falle diventare matte, e stasera avrai la fila davanti alla porta!
- Guen, ma sei tremenda!
- Hai cominciato tu!
Ti sorrido, mentre le tue mani raccolgono l'olio di Monoi...
Le mani lucide nel bagliore del sole, scivolano sulla pelle con fare sornione, e aprono le fantasie di signore accaldate e curiose, nell'ombra del bar.
Un sorriso appena accennato accarezza le palpebre calate sull'immagine di te, che mi profumi la pelle di olio che sa di terre tropicali...
Alemar & Bandito