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Racconto n° 2734
Autore: Rossogeranio Altri racconti di Rossogeranio
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Elegia semplice
Mi sono costruita questa Storia completamente al di fuori della mia vita normale.
Una sorta di sogno.
Sono andata avanti nel tempo a crederci.
Non importava quanto improbabile fosse, ma la sentivo addosso, e basta.
Sono stata anche felice, qualche volta.
Avrebbe potuto non finire mai.
Poi, un giorno, si è rotto qualcosa; una voragine improvvisa e mi sono trovata qui, senza capire come mai questa bella favola mi fosse scivolata fuori, quasi ad appartenere ad un'altra.

Per te tutto è rimasto come allora, per me nulla.

Sono anni che annaspo nella tua vita, alla ricerca di qualcosa che mi avrebbe fatto piacere; non voglio più ripetere ed ascoltare le stesse parole per poi trovarmi davanti un muro di gomma.
Ho cercato di accontentarmi della delizia che provavo nel - dare - , senza aspettarmi nulla in cambio.
Non è stato facile.
Ho solo sperato che alla fine, qualcosa sarebbe arrivato da sé, cercando di - fare da motore - , anche senza il giusto carburante.
Alla fine, una parte di me attendeva questa situazione, desiderava la realizzazione, forse per autodifesa o per pura razionalità umana.

Tu conosci i miei desideri, ma ora più di prima, so che non si avvereranno mai.

Ho sempre agognato e cercato in questo rapporto il piacere di sentirmi amata, e di comunicare e corrispondere il mio desiderio per te.
La gioia di stare qualche volta insieme, l'estasi fisica e carnale, come naturale dovere.
Tu questo hai sempre rifiutato di capirlo o di accettarlo.
Ho avuto bisogno di certezze, di non essere sempre io a dovermi avvicinare.
Avevo necessità di sentirmi importante, cercata: sai, tutte quelle cazzate che alle donne piacciono da morire e che a volte sono dette o fatte soltanto per farle contente.
In molte occasioni invece sono sincere, arrivano dal cuore, ed in ogni caso sono il nutrimento per un legame vivo, solido, che ti fa stare davvero bene.
Soprattutto in un "rapporto a distanza come il nostro", che non ha passato, né presente, né avrà futuro.

Non riesco ancora ad accettare che tu mi abbia negato tutto, perché lo ritengo - normale e legittimo - , in una relazione semplice.
Sentirmi fare un complimento con parole chiare, come - sei bella - e non - stai bene - , oppure - ho voglia di vederti - e non - se ti vedo mi fa piacere - .
Adesso mi sto chiedendo come hai fatto e per quale ragione tu abbia sopportato una donna come me per tanto tempo: io non riuscirei ad accettare gli entusiasmi di un uomo, che comprendo da subito, non potrò mai corrispondere allo stesso modo, con la stessa energia e vitalità.
Non sono riuscita a trovare la risposta.

Oramai sto cercando di canalizzare ogni momento passato insieme per cercare un motivo, un criterio plausibile: da anni oramai, quando facciamo sesso, non ti togli nemmeno i vestiti.
Siamo stati insieme parecchie volte, in luoghi e situazioni diverse e non hai mai avuto un gesto d'affetto, di calore.
Un abbraccio, un'attenzione nei miei confronti.
Nemmeno un fiore. Quello si porta anche ai morti.
E poi le frasi, le frecciatine, i doppi sensi, le prese in giro dell'ultimo periodo: ora sono tutte chiare.
S'annidano nella mente e mi fanno male.
Ogni messaggio di sentimento, di desiderio per te, ha avuto per risposta un sms ironico, che ha ingigantito e drammatizzato le mie emozioni.

Non m'interessa sapere che ti dispiace se mi senti triste.

Probabilmente per te, questo è un dispendio d'energie che riservi solo ai - protagonisti - della tua vita: tua moglie, tua figlia, tua madre, i tuoi amici, qualche amica, una tua ex.
Ora so con certezza che nemmeno la tua parte più stupida e irrilevante avrò mai.
Io non lo merito.
Una stupida - comparsa - non lo merita.
Eppure, mio cardine essenziale è esser spontanea, viva, gioiosa, con l'uomo per il quale provo qualcosa di più che banale indifferenza.
La mia normalità è non mettere i paletti per limitare gli istinti.
Continuo sempre a pensarti come ad un uomo "molto speciale" ed a me come una persona incapace di adattarsi: inadeguata, imperfetta. Forse ho qualche cosa che non va, ma credo che questo sia parte della mia vena masochista, l'offesa alla ragione.
Ma la ragione si contrappone sempre all'intelligenza.

Io ora so quello che voglio, ciò che desidero.
Vorrei che questo senso di vuoto, la tristezza e la nostalgia, (nostalgia di cosa poi? Si ha rimpianto di qualcosa che si è perso, non di qualcosa che non si è mai avuto), svanissero presto.

Vorrei vederti come un uomo normale, così riuscirei a guardare con obiettività ogni lato tetro di te.
Ma non riesco ancora ad essere imparziale.
Vorrei dimenticare l'effetto che hanno avuto su di me le tue mani, il tuo profumo, la tua voce.
Vorrei scordare ogni mia fantasia, ogni follia, ogni tratto percorso contando i chilometri che ci separavano.
Vorrei che svanissero tutte le emozioni, le passioni, i desideri che ho vissuto e nutrito per te.

A questo punto tu diventeresti un ricordo.

Quando succederà ti porterò rancore, perché sarà arrivato il momento in cui mi renderò conto di aver sprecato del tempo, per aver aspettato chi non c'era.

Allora comprenderò che la persona "speciale" sono io, con il mio carattere eccessivo ma fresco, con l'energia, l'entusiasmo, la generosità, con tutta la rabbia, le paure, le pazzie e le tristezze.

Ancora non riesco ad essere del tutto imparziale.

Sono certa che sai quanto ti voglio bene.
Vedi, ti sto ancora giustificando: quindi voglio pensare che tu sei altrove.
Si è sempre un po' altrove.
Un po' prima o un po' dopo; si hanno tanti appuntamenti, con le emozioni, con le cose o con le persone.
Siamo sempre all'inseguimento e si arriva scioccamente troppo presto o troppo tardi.
Io arrivo sempre troppo presto.
Voglio vivere e bruciare.
Tempo fa ti ho scritto che avrei inseguito per te i miei sogni ed i miei desideri, perché se smettessi di farlo, o non significano niente loro o non valgo nulla io.
Smetterò di corrergli dietro e poco importa chi dei due abbia più valore.

Quale dimensione migliore sentirsi desiderati, importanti per qualcuno?
Non so per quale assurdo motivo mi sono fissata con te: ho aspettato per troppo che ti tornasse la voglia di giocare.
Dici che l'orologio non torna indietro, va sempre avanti.
Credo che al mio orologio sia finita la carica, si sta fermando.

Ti ho sempre comunicato il mio disagio, le mie necessità.
Da parte tua nessuno sforzo.
La solita barriera.
Il tempo di spasimare quel poco da te è finito.
Devo accettarlo.
Ma pare che io sia eccessiva anche in questo; faccio troppe domande e cerco di dare un senso e un nome ad ogni situazione.

Noi non siamo conoscenti, non siamo amici, non siamo amanti: quindi non siamo nulla.

Non voglio cambiarti, ma non voglio nemmeno cambiare io.
Voglio rivivere tutto ed essere esaudita.
In un altro posto, con un altro uomo.

Ora devi canalizzare le tue energie verso la tua famiglia: hanno bisogno di te e tu di loro.
Non saprei più quale sentimento trasmetterti: non riuscirei più a parlarti di nulla, a comunicarti niente.
Mi sento svuotata e persa.

Molto spesso è l'infelicità a farci sentire vivi: vivere sempre in uno stato di grazia non sarebbe positivo.
Conosco i miei eccessi, la difficoltà a proseguire senza le passioni, gli entusiasmi, gli abbracci del cuore.
Il solo pensiero di esistere senza questi sentimenti, mi fa stare male.
Sarei una creatura diversa, non mi riconoscerei più.
Ed io voglio rimanere la stessa.
Una donna credibile, autentica e semplice.


(dedicato,grazie)
Greta

Rossogeranio

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