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Racconto n° 2744
Autore: ElisaN Altri racconti di ElisaN
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Sento
- Ci divertiremo come matte! - mi dice, mentre milioni di granuli di analgesico frizzano nell'acqua minerale.
Mi hanno trascinata fino in Versilia nella speranza di farmi distrarre. Gli amici pensano sempre di avere la bacchetta magica per risolvere i tuoi problemi. Si riuniscono in quelle sciagurate sette da - tutti per uno, uno per tutti - e organizzano feste, gite fuori porta, incontri, tutti per te, per il tuo stramaledetto bene.
Ma qual è il mio bene? Lo ignoro anch'io, gli altri come fanno a saperlo?
La mia amica mi guarda con piglio interrogativo, annegata in uno sguardo lucido da febbricitante, mentre trangugia tutto d'un fiato il medicinale.
Penso che non sarà divertente. Penso che non riuscirò a distrarmi. Ho infagottato la valigia di effetti e affetti personali. Ho dietro un carico di amore amaro e di nostalgie funeste.
In una delle camere da letto due amici, in procinto di convolare a nozze, si rinfacciano scappatelle e incomprensioni. - Un bell'esordio per la futura vita coniugale! - penso e per un istante mi sento soddisfatta della mia condizione di single.

La notte è scesa pacata sulle nostre esistenze. Le anime della casa si sono sciolte nel sonno. Rimango sola in cucina, non ho voglia di disfare i bagagli, né di preparami il letto.
Mi siedo sulla cassapanca, accendo una sigaretta e incomincio a sfogliare un mensile per finte femministe. Un decalogo di consigli sul trucco, sull'adescamento, sull'abbigliamento. Si sprecano anche interviste a star dal fisico e dal conto in banca da capogiro che confessano di non fare l'amore da mesi, tanto che ti viene da pensare - sarò un'eletta dal Signore - e poi ancora test, oroscopi, affinità di coppia, già affinità di coppia. Guardiamo un po'. Sì, sì, sono una di quelle - non ci credo, ma sbircio - . Toro/Sagittario: simbolo - cuore - . Sorrido. Guardo la legenda. Significato: amore/sesso. Sorrido nuovamente, ma questa volta indispettita. Non bisogna credere agli astri: sacrosanta verità.
Spengo la sigaretta a metà, comprimendola sul cristallo del posacenere a tal punto da far sgravare il tabacco non consumato dalle lacerazioni della carta. Ho una gran sete, ma il frigorifero urla vacuità.
Apro mobiletti che non sono miei e rovisto. Caffè. Stappo il contenitore. La polvere bruna ha perso ogni aroma. Non importa. Ingravido la piccola caffettiera dell'occorrente per preparare la bevanda e faccio divampare una delle fiammelle azzurrate del piano cottura.
Guardo fuori dalla finestra. C'è solo una striscia d'asfalto a dividermi dal mare. Sento mugghiare la distesa salina e la vedo schiumare di bianco. Spalanco i vetri e una brezza pungente di salmastro mi sferza il viso. Respiro i colori e ascolto i profumi. Sovverto le facoltà dei sensi, ottundendoli di piacere.
Ho deciso, raggiungerò il delirio della natura e ad esso mi unirò in amore.

Apro la porta d'ingresso, sgusciando via dalla costrizione di una casa sconosciuta e dalle congetture inconsapevoli di psicologi improvvisati.
Percorro il vialetto ghiaiato e attraverso la strada. Ho i piedi scalzi, ma non mi curo delle lacerazioni e delle vesciche che stoltamente mi sto procurando.
Sono guidata dalla follia di un insolente impulso atavico. Ho voglia di essere posseduta dalla vigoria della natura.
Raggiungo la spiaggia e mi ritrovo esposta alle correnti più feroci e ghiacciate. Il vento trasporta con sé granelli di sabbia taglienti. Ho indosso una tunica marocchina di viscosa verde, ricamata a mano, con centinaia di perline e specchietti argentati. Rischio di congestionare dal freddo, ma sono agghindata per la mia festa privata ed euforica d'insania. Corro incontro al vento per abbracciarlo, per essere sua. Volteggio fasciata nell'abitino che la brezza mi incolla alle forme generose.
La spiaggia è vuota di bagnanti, di canicola, di ombrelloni, di sdraio. Il nulla è riempito dalla mia essenza vitale. Come testimone della mia bramata esplosione di follia vi è soltanto il mare.
Interrompo il mio vagare senza meta per osservarlo e ascoltarlo. Urla dannato, si schianta dolorante, si rincorre, si arrotola in ondate spumose.
Il mare è la mia metafora di vita; un giorno calmo e pacifico, un altro collerico e furente. Entrambi abbandoniamo i rifiuti che abbiamo ospitato, entrambi torniamo a riprenderceli.
Lo sento così complice. Sento di amarlo. Sento di voler essere sua, per una notte.
M'incammino verso il mio nuovo compagno. Le tenebre custodiranno il segreto incestuoso del nostro connubio.
Le onde s'increspano violente, lottando l'una contro l'altra, l'una dentro l'altra. Il mare è lo specchio di queste mie giornate dove gli interrogativi si spintonano, si mescolano, insidiano i calcagni achillei della mia mente.
Affondo i piedi nella sabbia umida e scura. Il vento continua a giocare con la mia sottana, mentre le ciocche dei capelli s'incastrano l'una con l'altra, imprigionate dalla salsedine pregnante.
Avverto la pelle inaridita e screpolata, con i pori ingolositi dall'afferrare nuove sensazioni.
Respiro profondamente, ascolto attentamente, guardo minuziosamente, saggio avidamente. Nulla può sfuggirmi. Ogni istante di nuovo amore dovrà essere immortalato nel mio ricordo eterno.

Sono in bilico sul bagnasciuga leggermente scosceso, altalenando fra la vita e la morte. Ho perso la ragione. L'ho chiusa in valigia col mio dolore.
La prima onda colpisce con esuberanza le mie gambe, fino all'altezza delle ginocchia. È un primo bacio del mio nuovo amante, virulento, possessivo.
Non mi basta, non sono sazia. Voglio altri baci, voglio altro amore, voglio altro piacere.
Scivolo nell'acqua, bagnandomi fino alla cintola. Non ho più freddo. Un tremore interno mi surriscalda le viscere. La potenza acquifera mi cinge vellutatamene natiche e pube, lambendo, leccando ogni mia cavità e risucchiandone ogni suo umore.
Calo completamente ventre, seni, spalle, braccia, testa.
Mi accovaccio in posizione fetale sul fondale sabbioso. Mi sento posseduta, scossa, sbattuta.
Strizzo gli occhi e non vedo più, smorzo il fiato e non respiro più, inondo le orecchie e non ascolto più, serro le labbra e non saggio più, ma sento. Sento col tatto, sento con ogni centimetro della mia pelle, sento coi sensi tutti, sento un bene soprannaturale che mi protegge nel suo mistero recondito, sento impazzare il mio piacere solo, sento un appagamento concessomi in maniera disinteressata. Mi sento amata, sento di amarmi, sento di vivere.
Lacero la superficie dell'acqua. Arranco a fatica verso la terraferma. Mi sento rinata, felice, viva.
I capelli e la tunica grondano appesantiti sul mio corpo. Non avverto il freddo. Il mio cuore è tornato a pulsare, caldo, espiato, iniziato ad una nuova esistenza.
Rinasco dopo la morte, perché ho scoperto di poter essere amata, dalla natura.
Rinasco dopo la morte, perché ho scoperto di poter fare l'amore, con la natura.
Rivivo perché c'è una me stessa che mi ama e con la quale ho imparato a fare l'amore.

Rientro in casa. Non si è svegliato nessuno. Corro in cucina. Il caffè è fiottato fuori dalla caffettiera che ancora insensatamente borbotta. Spengo il gas. La finestra spalancata ha fugato ogni pericolo.
Guardo il mare.
Ruggisce di rabbia e d'amore, come me.
E vive, come me.


ElisaN

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