Lei sta ballando ad occhi chiusi in mezzo alla pista, dimenandosi in un campo magnetico esercitato da tassonomie di varianti languide.
Evoca geometrie soffuse di desiderio, spingendo avanti le pelvi e oscillando con le braccia, le spalle e i fianchi, come un carillon al rallentatore.
La sua danza è dominata da una coreografia tanto suggestiva, quanto ineffabile.
Tra la folla d'ottenebrati ballerini, lei è la Sovrana nominale.
Nella parodia della pantomima, mette in scena complessi cicli melodiosi e vizi cromatici.
Il locale diventa palcoscenico, dove la lussuria possiede un primato indefinito e inappellabile, di estrema potenza.
Lei è l'unico vero gioiello al centro della cornice.
La pelle fine e delicata nell'incarnato avorio antico, il naso sottile e diritto, l'ovale preciso e levigato, incastonato da due perle, blu cobalto.
La bocca ben disegnata, carnosa e garbata.
Stile ed Eleganza.
La sala è calca di corpi inquieti ed espressioni interrogative sui colli snodati, un'immensa babele d'occhi lascivi e carni effervescenti che sferzano la cortina dei tumulti.
Lei rimane nel suo punto mediano, con lo sguardo sognante, intenta a rapire il primo raggio psichedelico, misurato tra la gola degli altoparlanti.
Finché alza gli occhi ed incrocia due grandi orbite luminescenti, marcate in un volto perfetto.
Sono verdissime come un semaforo aperto, appariscenti come due gocce di smeraldo puro.
All'improvviso, spariscono in fondo alla pista, risucchiate da un vorticoso ancheggiare.
Indispettita, schizza all'improvviso dal fascio di luce come un prezioso prisma di diamante. Inoltre qualcuno la spintona da dietro.
- Ti piace quel Tipo? - E' Isabella, che non vede da tempo.
Che fosse stata una modella, difficile individuarlo adesso.
Le sta traballando davanti con una bottiglietta di cervogia in mano. Una silfide scheletrica e scompigliata, che vacilla come un pendolo sregolato.
- Ciao, chi si rivede! Sei tornata da Milano? - . Intona Lei, scorgendo le due giade altrove.
- Sì, sono tornata a casa. Ho chiuso con la Fashion Elite.
Dai, vieni con me - . Replica afferrandola per mano, con occhi sgranati e gialli, d'aspetto acido mandarino.
Circondata da flessuose anatomie che paiono collassate sulla pista, la segue in trance.
Come l'adepta di una setta, totalmente obnubilata dal contagioso incanto di quelle sfere oramai vicine, ancorate infondo alla parete, che girano, gravitano nelle sue orbite così rapidamente, che ogni movimento centrifugo le libera da un pensiero inutile e scontato.
- Ti presento Luca - .
E' il suo uomo, naturalmente.
- Torno subito, vado a prendermi un'altra birra - . Rintrona l'allampanata, inseguendo la scia del ristoro.
Lui è radioso, impeccabile nella sua camicia bianca di raso opaco, con plastron pieghettato e jeans denim, a vita bassa e di linea diritta.
Si fissano generando un cerchio magico, mentre la luce dei fari infiamma i loro capelli di rame.
- Cosa bevi? - Sussurra Lui.
- Fée Vert - .
Lei ordina sempre una Fata Verde: vodka, menta ed assenzio, per placare gli arcobaleni e l'inedita golosità che sopraggiunge sempre improvvisa, e assetata d'onnipotente clorofilla.
Poi sprofonda in un pantano d'aggettivi, sostantivi, verbi, perché la logorrea riponga in lui la voglia d'intrattenere gli occhi, come se le commessure labiali potessero opporre resistenza.
Una sequela infinita di prolisse parole, annegate nelle sfumature dei loro astri.
Si sente irrimediabilmente legata agli imprevedibili sbalzi di luce, all'uragano di chiarore ed ombra, al freddo e caldo estremi, all'eterna sinusoide che lui rappresenta, incollato al muro, come un sigillo di una missiva sublime priva di destinatario.
Proferire ed ascoltare, senza intendere nulla.
Solo guardasi nei globuli verdeazzurri, con un approccio da incantatori romantici, senza sprechi di passione e dispersioni di entusiasmo.
Come veri cultori delle sembianze e potenti estimatori all'appartenenza.
Giada e mare.
Una sfumatura primigenia e raffinata, che arricchisce e tripudia il ricco bouquet dell'atmosfera.
Lui ordina il drink e le porge il bicchiere, piano, con sostenibile accuratezza.
Lei continua la sua danza lenta, a ritmo graduato,in estatica ammirazione.
Sino a che il fascio frizzante di luce cremisi del riflettore non le rovescia addosso un lampo d'energia e quindi inizia a dimenarsi sempre più in fretta, come una Circe che richiama la sua serpe forsennata in seno.
Il corpo carnivoro dondola e richiama, risplendendo nella pelle traslucida.
Nel timbro e nello spasimo del sassofono e delle percussioni, le chitarre cantano la melodia che confonde e scompagina l'immaginazione.
Il bicchiere di lui vacilla, poi cade a terra in mille frantumi.
Il suo sguardo divino è puntato su di Lei come ad una Regina del Cielo, mentre il corpo femmineo ninna e si scuote, avvantaggiato nella folla urlante che esplode in frammenti stellari.
Così vicini, occhi negli occhi, si scatena il delirio.
Lui esibisce un piccolo anello a fascia con frammento di acquamarina; è lo stesso che avanza e la sfiora, scivolando sulle spalle e tra la piega dei seni. Le culla l'addome liscio di burro e scivola nel garbuglio untuoso degli infiniti canali, impregnati di smegma.
Si spiegano i mille interrogativi segnalati dallo sguardo, davanti alle materie vive, palpitanti e cromosomi omologhi.
Lei scosta piano le cosce, sprovviste d'indumento intimo e gli permette l'accesso.
Le labbra inferiori sono come due turgidissime fragole, stravolte da quella delicatezza estrema e prorompente.
Geme, dondola e muove i fianchi al ritmo impazzito della sua lingua che esplora e avvolge.
Poi solleva le braccia per cingerlo al collo, stringerlo e lasciarlo fare.
Vestiti come nudi si assaporano, si fiutano, si toccano, si accarezzano, si baciano.
Sprofondano in loro stessi e squarciano i frangenti.
Il corpo da ballerina si prepara, teso come una surfista, in vista del culmine che si avvicina.
Lui continua a lambire ad una cadenza crescente, intensificando la velocità degli stimoli e delle carezze.
Uno, due, tre dita.
Il piacere che arriva è come un'ondata calda che inonda di luce, di stelline fugaci di una gamma di verdi intensi che attraversano il campo visivo.
Chiedono con la lingua le reciproche impronte, per depositare nell'anfratto goloso e madido, un licenzioso bacio.
Sono a cavallo di due traiettorie celesti, coronati da un demantoide puro.
Poi Lui si scosta un attimo, per ammirare ancora una volta, il turgore dei capezzoli duri come noccioli sotto la camicetta di seta turchina, la morbida rotondità del grembo e l'ansa ariosa dei fianchi.
Al culmine lo sguardo cade in basso, nell'angolo buio e segreto, tappezzato di muschi e stillante di umori; tutte le nuance affascinanti, che Lei gli ha appena regalato.
La catarsi giunge solo con la drammatica liberazione dei colori fondamentali chiusi nella loro anima.
- Sono tornata - li desta Isabella con l'espressione madida d'alcool e di sudore.
I riflettori si affievoliscono all'istante, la musica cessa di suonare.
Gli sguardi attendono diritti verso gli altoparlanti.
L'impatto scenico determina la caduta del silenzio, residuo di una deflagrazione cosmica.
Si disperdono i toni primari nella foia più recondita della folgorazione.
L'incipit sceglie un'ottica che contrappone le coordinate spazio-temporali, l'evento interiore a tinte forti di un quadro impressionista, irrazionale e folle nella sua interezza e nel moto parabolico accelerato.
Come sempre avviene.
Il richiamo sofisticato nelle due sfere resta affogato dalla creatività di un Regno ebbro, poligamo e tentatore.
L'icastica fusione ha trapassato le loro gemme, nell'onfalo del sogno più recondito.
- Ciao, torno a ballare - Lei sussurra.
E raggiunge il centro della pista, per tornare a comporre esperte introduzioni di movenze e incanti.
Questa volta dipinti di un solo colore: Verdemare.
Rossogeranio