E' che ne ho voglia. Ed è colpa tua. Forse merito. Al momento non so. Ne ho voglia e basta. Devo farci i conti con questa voglia. Mi riempie la mente. Ostruisce ogni singolo poro della mia pelle. Mi riempie e mi svuota. Sanguisuga vorace di pensieri legittimi. Nervo scoperto. Tendine contratto. Muscolo teso. La detesto. Erode disciplina e controllo. Si nutre del mio sangue. Maledetta. E dannato tu. Sono certa che lo hai pianificato. Giovane bastardo arrogante. Ma pagherai per questo. Ti farò scontare ogni secondo di questa voglia insoddisfatta. Ogni piccolo secondo. Ogni frammento di tempo rarefatto. Stillicidio di desiderio. Goccia che cola. Cazzo. Mi sento in gabbia. Una gabbia, che tu hai costruito e, in cui io sono entrata volontariamente. Due parole. Ti sono bastate due parole. Gettate lì con noncuranza. Finta. In modo solo apparentemente casuale.
Ti sei sempre negato. E ora te ne esci con quelle due parole. Mentre sono lì, ad un centimetro dalla tua bocca. Pelle sulla pelle. Graffi, lividi, umori mescolati senza soluzione di continuità. Lo sussurri. Quasi come una preghiera. Avverto le parole a stento. Ti faccio ripetere. Il tono è orgoglioso. Fermo. Duro quasi. C'è rigore. Disciplina e volontà chiara. Ti odio. In quel minuscolo lembo di tempo ti detesto con tutta la forza della mia passione. Una baldracca penso. Sei peggio dell'ultima delle baldracche. Giochi al rialzo. Non emetto fiato. La mente in fiamme e il silenzio rotto dalla voce di Etta che singhiozza blues dallo stereo. Ti sorrido, mentre graffio il tuo ventre. Liscio. E stringo in una morsa i coglioni. Strappandoti un gemito. Tuo malgrado. Affondiamo occhi negli occhi. Tempesta immobile. Lotta di volontà. Tesi. Pronti all'attacco. Cerco di recuperare freddezza. Più facile a dirsi che a farsi. Le tue parole hanno scavato un abisso nella mia testa. Una voragine nel mio ventre. Ardo. E non avrò pace. Se non ti avrò visto farlo. Non sono pronta. Maledetto bastardo. E lo sai bene. Figlio di una buona donna. L'hai detto apposta. La tortura dell'attesa. Lo sapevi bene che non l'avrei fatto subito. Detesto l'accumulo di sensazioni. Mi piace distillarle. Sono passati giorni. Ancora non è accaduto. Ora sono io che controllo il gioco. Lo farò ma quando la forza di quella sfida in te sarà sopita. Cazzo! Ti voglio vedere stravolto. Devi quasi soffocare. Una rapina. Ecco la mia sarà una rapina.
Capirai una frazione di secondo troppo tardi. E al diavolo le lenzuola pulite, il materasso e le convenienze. Me ne fotto!! Ho voglia ed è solo colpa tua. O forse merito. Non ho ancora deciso. Nonostante il passare di giorni. Quasi mi auguro, che tu abbia, ancora una volta, cambiato idea. Ne sarei compiaciuta. Forzarti sarebbe una delizia nella delizia. Ma non andrà così. Non sei il tipo. Sei un appassionato figlio di puttana. Non molli. Mai. Ieri ho resistito a stento. Quando ti sei inginocchiato nudo davanti a me. E hai affondato la faccia tra le mie cosce. Mi sono detta. Ora. Quando se no? La tua lingua lappava avida la mia fica. Ti tenevo per i capelli. Ti avrei innaffiato per bene. Ma non è questo che m'interessa. Io voglio vederti bere. Deglutire velocemente per non soffocare. Schiacciarti con la mia fica. Toglierti il respiro. E farmi ripulire per bene. Tazza e carta. Servizio completo. Per questo ieri ho resistito. Ma ormai sono pronta. E non avrò esitazioni. Mi godrò ogni minuto del tuo bere. Ho in mente la scena. Come in un film. Ogni singolo dettaglio.
Indossi la mia lingerie di pizzo fucsia. Sei bloccato al letto. In croce. I polsi e le caviglie fasciate di cuoio nero. Mi siedo sulla tua faccia con forza e lascio andare il getto. - Bevi bastardo! - le mie mani artigliano le tue spalle. Sorrido guardandoti bere.
Bevi. Avido. Non sprechi una goccia. Ripulisci ogni piega. Mi sollevo lievemente. Gli occhi incatenati ai tuoi: - Hai già finito? - sorridi. Dannazione. Non capisco perché cazzo continuo ad adorarti. O forse sì.
Mayadesnuda