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Racconto n° 2766
Autore: Matilde S. Altri racconti di Matilde S.
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Desiderio
Stanca.
Una giornata pesante, stressante, da panico.
Chiude la porta, lasciando fuori il mondo impazzito e finalmente il silenzio ovattato del suo regno l'accoglie.
Qui libera la mente, svuotandola dalle regole che dirigono la sua immagine pubblica.
La giacca appoggiata con negligenza sulla prima sedia che incontra, la gonna lasciata scivolare a terra, le scarpe che volano posandosi sul soffice tappeto indiano.
Il grande specchio in stile liberty le rimanda la sua immagine e lei si sofferma ad osservarla.
Le gambe sono lunghe e scattanti, messe in risalto dalle calze nere autoreggenti. Le sfila lentamente, ammirandosi allo specchio, atteggiandosi in pose sexy con un sorriso divertito e birichino.
La pelle è vellutata, leggermente abbronzata e calda al tatto. Sale con lo sguardo, dove le gambe si uniscono in un sottile nastro di velluto nero che lei sfiora con le dita. La mano indugia sul ventre, una languida carezza risale lenta, tocca l'ombelico e la pelle s'increspa percorsa da un brivido di desiderio.
Osserva il seno con occhio critico, le mani lo racchiudono saggiandone la tonica pienezza.
Sorride soddisfatta.
Pensa a te.
Ai tuoi occhi rapiti dalla scollatura e risente la tua voce in cui vibra il desiderio quando le dici - sei bella - .
Scioglie i capelli e scuote la testa liberando i boccoli che giocano sulle sue guance inanellandosi scomposti e vivi.
Gli occhi sono la sua anima, inchiostro nero e luminoso in cui puoi perderti. Le labbra sono un invito ai tuoi baci.
Sono giorni che ti pensa. A volte con rimpianto, altre con tenerezza, spesso con rabbia.
Le manchi.
Accidenti a te, come ti sei permesso di entrarle dentro? Come hai osato diventare importante?
Ma sono attimi, frazioni di pensiero che lei imbriglia riportandoli all'ordine.
Da quando ti conosce una gioia ricolma di luce purissima l'avvolge.
Sei il suo segreto, la sua fuga, il suo giardino incantato.
In redazione nessuno ha scoperto la loro complice amicizia. Sono discreti, sanno celare dietro al formale cameratismo il sentimento nascente e la passione struggente.
Cammina con movenze feline fino al salotto, si lascia scivolare sulla poltrona nera, accende lo stereo e ricorda.
Solo pochi giorni fa quella poltrona ha abbracciato i vostri corpi nudi, ha assorbito i vostri fremiti e si è trasformata in alcova compiacente. Rabbrividisce al ricordo, risente la tua bocca che scivola dalle labbra al collo, sempre più giù, fino ad accogliere l'invito dei capezzoli che si tendono vogliosi per assaporare i tuoi baci e la carezza dei tuoi denti.
Si scuote dal pensiero che sta diventando una dolce tortura. Si alza, lascia cadere a terra il reggiseno e lo slip e nuda entra nella stanza da bagno. Osserva di nuovo nello specchio la sua immagine: il viso arrossato dall'eccitazione, gli occhi lucidi e la bocca socchiusa.
Ha voglia di te.
Entra nella doccia. L'acqua calda sferza la sua pelle, lavando via la stanchezza e liberando il suo caldo istinto. Versa una dose di bagnoschiuma alla vaniglia nella spugna, il dolce profumo la pervade mentre inizia a massaggiarsi il corpo. Lente e ruvide carezze, bolle luminose di sapone che ricoprono la sua pelle. Meticolosa passa la schiuma sulle braccia, massaggia e stuzzica il seno, scende sul ventre, si insinua fra le gambe soffermandovisi a lungo, muovendo la spugna fra le tenere pieghe di carne rosea.
Ti pensa.
Sente le tue mani.
Vuole il tuo corpo.
Ha fame di te.
Ricomincia ad insaponarsi, ma non è più lavarsi, ora si sta amando, vuole godere con te nella mente.
Prende il telefono della doccia, ed inizia ad accarezzarsi col getto dell'acqua.
Prima usa il getto normale, che stuzzica e stimola dolcemente. Lo passa sui capezzoli soffermandolo sulle tenere punte che rispondono al contatto innalzandosi e diventando duri boccioli di passione. Scende, l'acqua si insinua fra i suoi glutei, sale sulla schiena, ridiscendendo in rivoli che incendiano. Cambia il getto, ora l'acqua arriva con forza, e ricomincia a passarlo ovunque, perdendosi nei fremiti impazziti dell'erotica tortura.
Si abbandona alle sensazioni che la inebriano, il corpo appoggiato alle piastrelle fredde, gli occhi chiusi, l'acqua che stimola il suo clitoride, masturbandolo con dita indiscrete e prepotenti.
Nella testa ci sei tu.
Il tuo membro eretto e fiero.
Le tue mani che vi scorrono sopra.
Il tuo sperma che esce con vigore mentre raggiungi l'orgasmo per lei.
Stringe le cosce con forza.
Rabbrividisce e i sospiri si trasformano in gemiti mentre col tuo nome sulle labbra si lascia travolgere dall'orgasmo che la innalza, libera ed ardita, verso sfumature paradisiache di piacere.




Matilde S.

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