La mia città è una vecchia seduttrice addormentata, dal respiro lento, il sogno mesto che sonnecchia sulla sponda di vecchie storie logore di folklore e Sentimenti.
Ognuno ha incensato la propria anima con l'ammirazione ed il rispetto.
Esteti di passaggio, amanti possessive, mariti gelosi, spasimanti timidi e donne invaghite della loro bellezza.
Indomita, generosa, procace, Lei era l'emblema del Fascino e della Seduzione.
Un tempo immaginosa e feconda, conservava in seno le qualità più belle.
Musa, modella, saggia, folle e molto audace, fu la gioia di numerosi avventori e solitari, che si addormentavano nell'incavo del suo ventre.
...Oramai matura, sciupata dagli anni, rivela il suo segreto solamente a chi sa ancora guardare. Il suo grembo, catacomba degli ispirati, cosmo del vecchio mondo, porta con sé troppi ricordi che nutre come figli affamati e indigenti.
Conquistatrice della primitiva era, è rimasta con i globuli sfasati.
Toccante ammenda del popolo dei quartieri ricchi, coloro che cavalcano senza indugi, esultando con gli umori al vetriolo.
Gli adolescenti incauti giocano sotto la vestaglia del passato, nell'ombra delle pupille cerchiate e nervose, tra le cosce stanche, che ancora si aprono per benedire i frutti apatici e distaccati della generazione indifferente.
Ha ripiegato le braccia a scudo contro i lussuriosi di questo tempo, nascondendo il petto troppo vilipeso e schermito, dalla putredine degli epidermici e dei peccatori.
Con le mani scurite dalle macchie, miscela la misericordia dei vecchi Dei nostalgici, fuggiti verso terre più fertili e ridenti.
Il suo corpo devastato dai germi solitari, agita nel chiaroscuro il fazzoletto bianco, quando mi vede apparire sulla soglia.
La porta è sempre aperta, per me.
Io l'adoro.
Mi sono rifugiata ogni volta, tra le sue dita sottili che percorrevano con dolce abilità il mio viso segnato dal cedimento.
Mi stringeva con virilità maschile per imbevere e strappare la mia sofferenza, come se la sua non avesse mai raggiunto il parossismo.
In contemplazione con le mie labbra piagate, lo sguardo mesto, la mascella contratta, si appropriava dei miei rivoli di sale e così annullava l'infamia e l'afflizione.
Trasferendola in Lei. Nel culmine: una Femmina svergognata.
Ma rimangono in eredità i gioielli più importanti.
Una fusione di decorazioni antiche, di fermagli cesellati nei capelli.
I ritratti sublimi d'artisti, oggi divenuti celebri, epistole del Nuovo Mondo ed i libri, una bizzarra raccolta della scienza di tutte le epoche, con racconti di storia, viaggi, religioni, incontri e percorsi di paesi lontani.
Rincorrono a testimoniare le sue cicatrici gonfie, causate dagli ambulanti di letto, che ne hanno squarciato il fondo, a gambe spalancate, come mostruosi montoni enfisematosi con le barbe brune, nell'amplesso colerico di chi non conosce remissione.
Uno sbocco acido, pungente e cavo che le toglie il respiro e congestiona la pelle.
La sua bocca scura, serrata, sembra un tulipano i cui petali di mucosa trattengono a fatica l'estremo sollievo.
Mi siedo qui, sulla sponda del letto.
I gomiti ossuti, il fiore suppurato tra le gambe, la testa senza più capelli, gli occhi infossati di nero e il suo turbamento, scomparso.
Ha creato una tasca tra noi due ed io vi ammucchio i miei ricordi negli ultimi istanti. Lei libera il fazzoletto.
Abbellita dalla memoria limpida e fedele, si squama piano piano, lasciandomi in dono la mia prima pelle e una semplice preghiera.
Perché sa che non dimentico.
...Mentre cade la treccia di glicine odorosa, il grembo dà alla luce una Vergine Squisita, che appare innanzi, Lodata dalle Genti ...
Questi sono gli Angeli.
Rossogeranio