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Racconto n° 2782
Autore: MindExpander Altri racconti di MindExpander
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Il rito
DedicatAle


Paralizzata, fissi quello sguardo profondo. Le tue pupille, dilatate dallo spavento, fanno sembrare ancor più neri i tuoi occhi, mentre le tue mani istintivamente ti proteggono il corpo con un inutile quanto fragile schermo. La presa della sua mano sulla spalla è forte, ma non dolorosa. Dopo pochi interminabili secondi, percepisci che ti sta trasmettendo l'impossibilità della fuga ma che non ti sta facendo male, come potrebbe fare senza sforzo. Lentamente comincia a placarsi l'ansia della paura violenta, e guardi oltre i suoi occhi.
Alto, i capelli neri, lisci, tagliati pari sulle spalle, lucidi del balsamo che li nutre. La pettorina dorata è finemente decorata ed è fissata alle spalle possenti da sottili nastri di cuoio nero. Quando incontra le lame dei fuochi risplende di bagliori d'oro che danno vita alle minuscole figure incise da un artista che migliaia di anni fa aveva scritto la storia di Min nei geroglifici che appena intravedi. Dalla sua vita scende una veste, lunga fino al ginocchio, che non riesce a nascondere le cosce potenti né il suo membro da loro protetto. Sopra i calzari, due parastinchi d'oro legati con il cuoio sotto il ginocchio rendono ancor più imponente la figura del guardiano.
Non dice una parola, ma con la presa della mano ed un rapido sguardo verso il cuore del tempio, ti fa muovere in quella direzione. Guidata dalla sua mano sulla spalla, lo precedi, camminando lentamente verso il suono ritmico dei tamburi.
Tum... Tum... Tum...
Tra le enormi colonne decorate, intravedi il rito che prosegue. La sacerdotessa, nuda tra le ancelle, si staglia immobile nel cerchio dorato della sua preziosa veste scivolata sul pavimento. Il suo sguardo fisso negli occhi della statua di Min sembra comunicare con l'anima sempiterna del marmo rosa del dio. Le due ancelle partecipano dell'immobilità della sacerdotessa e, sotto le loro vesti di lino leggero, i morbidi seni appena si muovono nel respiro ritmico e regolare. Il contrasto con le altre ancelle che danzano ad occhi chiusi, abbandonate al ritmo dei grandi tamburi, muovendo i corpi flessuosi come i papiri al vento del Nilo, rende ancor più magici i corpi immobili delle tre donne splendide.
Al tuo giungere nello spazio sacro, i tamburi si fermano di colpo. La presa forte della mano del guardiano sulla spalla è nulla confronto al peso degli sguardi di tutti che si piantano su di te come frecce appuntite. Lo senti, quanto sei fuori luogo, con la tua camicetta ed i pantaloni color del deserto, mentre attraversi con il tuo camminare profano una ritualità millenaria. Gli alti egizi con i tamburi legati davanti rimangono immobili, con le mazze sospese, le ancelle aprono gli occhi al silenzio e rimangono in posizioni diverse, come paralizzate nella danza, fissandoti. Le due ancelle della sacerdotessa si portano la mano alla bocca, per coprire un grido di stupore davanti al blasfemo tuo apparire.
L'unica immobile, che non pare percepire il silenzio improvviso né la tua presenza è la sacerdotessa, nuda davanti al suo dio.
Ti guardi attorno, spaurita, consapevole di essere responsabile di un atto orribile, come se una bambina avesse fatto cadere una preziosa reliquia che aveva preso in mano per curiosità e la guardasse in frantumi sul pavimento della chiesa, davanti a tutti. Il cuore in subbuglio, le guance di fuoco, non sai cosa fare. Vorresti fuggire lontano, ma la mano forte del guardiano non te lo lascia nemmeno pensare.
Nel silenzio assoluto, il frusciare di una veste sembra rimbombare alla tua destra. Ti giri di scatto e vedi il vecchio sacerdote avvicinarsi a te, avvolto in una veste intessuta con fili d'oro e di porpora. Il suo copricapo dorato termina in una cresta di piume corte dai mille colori, mentre due lamine d'oro inciso proseguono lungo le linee delle guance scendendo verso il collo. Nessuna delle innumerevoli rughe che attraversano il suo volto, tradisce la minima emozione.
‘Perché sei qui?'
E' la domanda più semplice, più ovvia che può farti. Ma sai che dalla risposta dipenderà il tuo destino. Un tornado di pensieri ti mette a soqquadro la testa, mentre senti gli sguardi di tutti su di te, in attesa della risposta che deciderà il tuo destino. Come sempre, alla fine, scegli la verità.
‘Perché credo nell'immortalità dell'Amore.'
Sarà di approvazione o di rabbia, quel lampo che hai visto passare nei suoi occhi per un attimo?
Girando il capo verso destra, il sommo sacerdote alza le braccia davanti al suo petto e batte tre volte le mani.
‘Cosa succede? Adesso cosa mi fanno? Lo sapevo di starmene fuori da queste cose, cazzo! Accidenti, l'ho fatta grossa!' La paura arriva violenta con l'adrenalina, in mille pensieri che ti fanno mordere il labbro inferiore da dentro. Già, dentro. Come spesso succede, le emozioni negative escono a stento da te. Così come sei capace di illuminare il mondo con un sorriso quando sei felice, riesci a rimanere assolutamente impassibile quando dentro di te c'è un inferno. Come ora.
Cerchi di capire i movimenti che percepisci ai tuoi lati e dietro di te, perché non vuoi girare la testa e vuoi rimanere con lo sguardo fiero sul sacerdote che continua a fissarti. Ma nei suoi occhi qualcosa si scioglie e diventa sempre più evidente una dolcezza che intenerisce le mille rughe del volto antico. E poi sì, eccolo, l'angolo destro della sua bocca ha un movimento, quasi impercettibile, si muove di lato e verso l'alto. Sembra l'accenno di un sorriso, ma tu lo vedi come se fosse mille volte più grande. La paura dentro si scioglie, il tuo respiro cessa di essere superficiale, deglutisci finalmente, dopo lunghissimi minuti di immobilità.
Due ancelle si avvicinano, precedendo un alto egizio dalla pelle chiara. Nelle mani di una delle ancelle un cuscino di porpora sul quale spicca la lama lucente di un pugnale dal manico di avorio intarsiato e dalla lama che si vede essere affilatissima. L'altra porta due piccoli orci d'oro, uno con geroglifici neri, l'altro adornato da minuscoli fiori.
Si fermano di fronte a te, lasciando tra loro lo spazio all'uomo che ti si mette davanti. La collana d'oro che indossa fa capire che lui ha un suo ruolo specifico nel rito. Si gira verso l'ancella, prende il pugnale dal cuscino e lo alza, tenendolo con entrambe le mani, verso la statua del dio. Vedi la lama lanciare bagliori quando incontra la luce delle torce, ne percepisci il filo perfetto. Cerchi i suoi occhi, per capire. La lama si avvicina al tuo collo, un lampo di paura ti fa per un attimo vedere come una vittima sacrificale per il dio dal fallo di pietra.
Poi senti la lama tagliare decisa il collo della camicetta color del deserto. Scendere, senza sforzo, poi partire di nuovo dall'alto e tagliare ancora. Secondo il rito, le strisce di tessuto simboleggiano le parti della vita impura delle quali ti liberi, straziandole. La camicetta è ormai ridotta a lembi di cotone. L'uomo si accuccia davanti a te e con il coltello risale dall'orlo dei pantaloni leggeri lungo la tua gamba. Con il capo eretto, senza guardarlo, senti la lama che sfiora la pelle della coscia, risalendo, fino alla cintura di cuoio. Poi riparte dal basso, lentamente, verso l'alto. Un brivido, quando la senti di nuovo sfiorare il piccolo triangolo di cotone sopra il pube.
L'ancella depone il cuscino, si avvicina e si accuccia davanti a te. Con le dita affusolate slaccia la tua cintura di cuoio scuro. Le strisce di cotone leggero che erano i tuoi pantaloni scivolano a terra. Ti toglie i resti della camicetta e si allontana, riprendendo il cuscino nelle mani. L'egizio si abbassa nuovamente davanti a te. Rimane un lungo attimo immobile, davanti ai tuoi fianchi, con il pugnale nella mano. Senti la lama scivolare leggera tra la tua pelle ed il cotone delle minuscole mutandine. Poi un taglio netto, deciso. Senti il suo respiro sulla pelle liscia del tuo pube. Lui guarda la sottile striscia di peletti morbidi che finisce sul bocciolo ancora coperto del tuo clitoride. Non riesce a rimanere del tutto impassibile, quando nota la piccola goccia luminescente che spunta dalle labbra lisce. Si alza, si inchina al dio ed appoggia il pugnale sul cuscino di porpora.
L'altra ancella si avvicina, con i due orci d'oro. Altre due la seguono e si fermano, una davanti a te, l'altra dietro. Sei in piedi, ti vedi, nuda in mezzo a loro. Dal primo orcio, ornato di geroglifici neri, l'ancella versa nel palmo delle mani della compagna un unguento dal profumo delicato d'ambra. Le sue dita leggere sulle spalle ti fanno chiudere gli occhi, mentre il leggero massaggio si allarga nei movimenti e ti fa penetrare il balsamo nella pelle. Le mani si moltiplicano, scendono sui tuoi piccoli seni, sentono i capezzoli farsi duri al tocco sapiente e delicato, mentre altre ti sciolgono il collo sotto i corti capelli neri, per scivolare dalle spalle verso la curva della schiena che porta giù. Con gli occhi chiusi, ti abbandoni alle loro morbide mani che spalmano l'unguento in ogni parte della tua pelle, le senti sulle cosce, arrivare alle caviglie, sui piedi, per risalire lente ed avvolgenti verso l'attaccatura delle labbra lisce, sui tuoi glutei sodi, in ogni anfratto del tuo corpo.
Tum... Tum.. Tum...
Il suono dei tamburi che riprende ti strappa dallo stato di trance che nel quale ti hanno fatto sprofondare loro mani. Dai secondo orcio d'oro, l'ancella versa un balsamo lucido e denso su una piccola spazzola dorata. La senti passare sui tuoi corti capelli, pettinandoli all'indietro, ancor più morbidi del balsamo dal profumo di mille fiori. Apri gli occhi e vedi di fronte a te il vecchio sacerdote. Ti porge una mano, vi appoggi sopra la tua. Muovendosi lentamente, con solennità, si dirige verso la sacerdotessa, ancora immobile davanti alla statua di Min, immersa nel suo rapporto profondo con il dio. In piedi, accanto a lei, aspetti. Senti il tuo respiro profondo, come fai quando sai che sta per succedere qualcosa. Una sensazione che conosci, questa. Non riesci a separare l'ansia dall'eccitazione, il piacere dal timore, la curiosità dalla voglia di stare nell'attesa. La senti sotto la pelle, muoversi come una corrente elettrica leggera, che ti provoca un continuo, piacevole brivido.
Un suono diverso dietro di te ti colpisce.
Il tintinnio di una catena che si avvicina. Lo senti girare intorno a te, fino a quando entra nel tuo campo visivo il possente schiavo nubiano. Si mette accanto alla sacerdotessa ed il contrasto tra i due corpi è meraviglioso.
Lei, splendida nelle sue forme di femmina pura, con i lunghi capelli neri che evidenziano il collo perfetto, il seno pieno, alto, dai capezzoli protesi verso la statua, nell'intima eccitazione del loro rapporto. I fianchi, lisci, incorniciano il monte di venere perfettamente depilato, dal quale luccica una sottile traccia che scivola sulla coscia, verso le caviglie aggraziate da cerbiatta.
Lui, nubiano dalla pelle d'ebano, è la quintessenza della possanza fisica. Alto, con le spalle larghe ricoperte dalla pelle tesa dai muscoli forti. Il torace ampio si muove ritmicamente nel respiro quasi scandito dal suono dei tamburi. I glutei muscolosi anticipano due cosce che sorreggono come nere colonne il corpo potente.
La mano della sacerdotessa prende la tua. Segui il movimento e senti sotto le tue dita il pettorale forte del nubiano che ha un piccolo scatto al tuo contatto. Poi lei, tenendo la mano sopra la tua, la fa scorrere sugli addominali, lentamente, fino ad arrivare a crespo inizio del suo pube. Per la prima volta, lei ti guarda negli occhi, quando ti fa avvolgere nella mano il suo grande sesso d'ebano.
La sua mano esperta guida la tua, in una carezza leggera che fa fremere la pelle che comincia a tendersi per il sangue che affluisce tra le cosce dello schiavo. Uno sguardo, e le vostre mani si staccano dal suo corpo. La sacerdotessa prende tra le mani la sottile catena che pende dal collo dell'uomo e lo guida avanti di pochi passi. Quando i suoi piedi sono di fronte alla statua del dio, lo fa sdraiare sul marmo inciso del pavimento. Alzi lo sguardo alla testa di Min e percorri con gli occhi, lentamente, tutto il corpo di marmo, scendendo lungo il collo ornato, il torace parzialmente coperto dal flagello, fino al fallo di pietra, poi giù, lungo le gambe rigide nell'immobilità. Il tuo sguardo prosegue dai suoi piedi a quelli vicini dello schiavo sul pavimento, risalendo lungo le sue cosce possenti, più su. Lei ti invita con gli occhi ad avvicinarti. In ginocchio, di fronte, ai lati del corpo nero sdraiato, rifletti come uno specchio i movimenti circolari della sua mano sul petto di lui.
Gabbiani in volo le vostre bianche mani sul mare fremente del suo corpo scuro.
I movimenti delle tue dita, speculari a quelli di lei, scendono sugli addominali che si muovono ritmici nel suo respiro che si fa più veloce. All'attacco delle cosce guardi la mano di lei che stringe di più i muscoli potenti, e ne copi la stretta. Poi risale, e tu come lei. Quando lei comincia ad accarezzare i testicoli tu afferri nella mano il membro ormai vivo. Senti la pelle morbida che avvolge la durezza che progressivamente aumenta dentro di lui, la fai scorrere piano. La tua mano scivola sull'unguento che lo ricopre, e si muove leggera scoprendo il glande ormai gonfio. Scende, lenta, risale, scende ed incontra la mano della sacerdotessa che lo stringe più forte, facendolo gemere di piacere. Quando è marmo nelle vostre mani, lei ti guarda fissa e, con un cenno imperioso del capo, ti fa scostare. Ci rimani un poco male, ma ti alzi e la guardi mettere i piedi vicino ai fianchi del nubiano, con lo sguardo rivolto al dio, di fronte a lei. Si accuccia, lentamente, sul grande cazzo nero che aspetta, ritto, di essere avvolto dal burro caldo del suo morbido nido.
Tum... Tum... Tum...
Il ritmo dei tamburi scandisce il tempo del movimento della sacerdotessa che si muove sopra il nubiano, tenendo gli occhi fissi sulla statua del dio che, di fronte a lei, rimane immobile con il suo fallo di marmo sfacciatamente eccitato di fronte alla scena. Ti viene un sorriso, in un attimo nel quale ti sembra irreale questo voyeur dell'antichità che si eccita davanti a lei che cavalca il cazzo nero, ma svanisce il sorriso quando l'emozione del rito ti riprende. Lei si muove più forte, il corpo dello schiavo sussulta sotto i suoi fianchi. Ti accorgi che l'impulso di toccarti è stato più forte della tua consapevolezza, la tua mano è già lì da tempo e non te ne eri accorta. Le tue dita si muovono lente sul clitoride inturgidito dal desiderio che non è solo di quel possente schiavo nero, ma anche di quel morbido corpo che lo domina con la sua femminilità senza limiti. Sullo sfondo, ti accorgi che tutte le ancelle stanno accarezzandosi sempre più forte tra le cosce, i gemiti salgono più alti.
Tum Tum Tum Tum Tum
Il ritmo dei tamburi è frenetico, la sacerdotessa si muove impazzita cavalcando qual grosso fallo nero, lucido del suo succo che cola sulla coscia possente. Le ancelle, con le tuniche candide sollevate, muovono le dita sempre più velocemente tra le labbra depilate di quei giovani pubi. Le tua mani sono esperte su di te, con due dita muovi il clitoride, stringendolo e schiacciandolo contro di te, con altre due dell'altra mano senti quel punto appena dentro, in alto, dove partono le scosse più violente.
Senti l'orgasmo arrivare da lontano, come un'onda che una volta partita non si può più fermare. E percepisci che nel rito l'onda sta per travolgere tutti voi. I tuoi occhi si girano all'indietro, ma con un ultimo sforzo li riapri, perché non vuoi perderti nemmeno un attimo di questa scena irripetibile.
La sacerdotessa vi apre i cancelli del piacere con un lungo gemito che si fa urlo mentre sussulta incontrollata sui fianchi dello schiavo che si contorce spingendola in alto a colpi di cazzo. Le ancelle gemono forte, travolte dall'orgasmo liberatorio che le spazza come uno tsunami. La grande sala risuona di gemiti e grida che si ripetono dalla notte dei tempi, musica di orgasmi violenti, simultaneamente dedicati al dio della fertilità. Dal centro del tuo pube parte una scossa elettrica che non avevi mai provato così forte, la senti arrivare in ogni muscolo del tuo corpo e ti scuote, preda di convulsioni che ti impediscono di rimanere in piedi. Ti accasci a terra, stringendo tra le cosce la tua mano imprigionata sul clitoride che ti dà gli spasmi di piacere così forte da essere dolore.
Tum.. Tum.. Tum...
I tamburi rallentano, come i sussulti del tuo corpo. Chiudi gli occhi per sentire appieno il riflusso dell'onda che ti lascia, sussultando, con le ultime gocce di piacere che risuonano negli angoli lontani delle tue sensazioni. Lentamente, quasi sforzandoti, sollevi le palpebre. Dapprima sfuocata, si fa più nitida la scena illuminata dal bagliore delle torce: le ancelle si rialzano lentamente, con le gambe molli che non le sorreggono del tutto; sui loro visi un'espressione comune di estatico piacere, un sorriso accennato tra le gote arrossate.
La sacerdotessa è in piedi, di fronte al dio Min, incurante del corpo inerte dello schiavo stremato dal piacere. Si avvicina solenne alla statua, sale i due gradini di marmo che la mettono alla sua altezza. Fissando il volto del dio, lentamente fa scivolare la sua mano tra le cosce. Con un movimento lento ed avvolgente, raccoglie sulla mano il succo dalla profondità delle sue labbra lisce, il suo orgasmo mischiato allo sperma nubiano. Solleva il palmo della mano aperta verso il dio, offrendo il liquido denso. Poi, lentamente, lo fa scivolare sul grande pene di marmo della statua, scorrendo con mano leggera su tutta la sua lunghezza. Scende dai gradini, lasciando il posto alla prima ancella che in fila attende di compiere la sua offerta.
Le guardi, bellissime, compiere i medesimi gesti rituali, bagnarsi la mano del proprio nettare, offrirlo al dio e trasmetterlo lentamente sul fallo di pietra con espressione estatica.
Non puoi non farlo. Sei già lì, ultima della fila, che guardi i glutei perfetti della giovinetta che compie gli antichi gesti davanti a te. Lei scende, tu sali i gradini. Il dio aspetta te, l'essenza del tuo piacere. Guardando il suo sguardo fermo nella pietra, lasci scivolare la mano tra le tue cosce. Senti sulle dita il luminescente segno del tuo orgasmo così intenso. Una piccola scossa, ancora, quando le tue dita sfiorano il clitoride rimasto sensibile ti fa sussultare. Poi tendi il palmo in alto al dio, a lui offri il tuo piacere. La mano scende lenta e si posa sul fallo di pietra. Senti gli umori degli altri orgasmi sulla pelle della mano, li mischi con il tuo in un movimento lento, quasi a masturbare il dio. Per un attimo ti aspetti che il lucido fallo di marmo schizzi il suo piacere divino lontano, tanto è reale la tua sensazione.
Ti fermi un momento, ai piedi del dio. Il tuo sguardo abbraccia tutta la sala e ti senti nel tempo perenne, dove gli anni ed i secoli non contano nulla. Il sommo sacerdote si avvicina uscendo dall'ombra e tendendoti la mano. Scendi i due gradini, posi la tua mano leggera sulle sue dita raggrinzite. Il vostri sguardi comunicano intensamente, gli stai raccontando tutto il tuo essere stata interamente nel rito e la lui ti sta trasmettendo la sua approvazione profonda. Apri le tue morbide labbra di porpora, ma è solo il soffio di un sospiro che alimenta l'unica parola che ti esce:
‘Grazie'.

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