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Racconto n° 2818
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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Sabato
E' sabato e ho deciso di dedicare questa mattinata a me stessa.
Mi sono svegliata e subito il ricordo della nostra notte mi ha assalito con una straordinaria intensità.
Ho richiuso gli occhi e ho rivissuto gli attimi di smarrimento, di passione provati con te, le parole brucianti, i gesti spudorati e dolcissimi, i corpi intrecciati, trasfusi uno nell'altro, il delirio dei ripetuti orgasmi nell'estatica trasfigurazione del piacere creato da noi per noi.
Mi dirigo verso il bagno... mi farò una maschera di bellezza al viso e un impacco nutriente per i capelli, mi depilerò le gambe, le ascelle e il pube e, dopo la doccia, mi stenderò nella vasca versando nell'acqua olio di rosa, e mi rilasserò ascoltando della musica.
Guardo il mio corpo nudo riflesso nello specchio a tutta parete.
Mi giro su un fianco, poi sull'altro, per osservarmi meglio, torco il collo per vedermi di schiena, attenta a cogliere ogni impercettibile segno di cedimento, ogni alterazione di quell'aspetto noto e rassicurante che io conosco, che so attraente e piacevole.
Il sole recente ha giocato sui glutei, sui fianchi, dorando le parti scoperte e imprimendo un ricordo di biancore sulle parti coperte dal costume: un triangolo pallido dietro, due triangolini pallidi sul seno.
Sorrido a me stessa, soddisfatta, poi inizio a spazzolarmi i capelli.
Si sollevano aereati, come una nuvola intorno al viso. Penso a come sarebbe bello usarli per accarezzare il tuo corpo, scendendo dalla gola fino al petto e al ventre, indugiando sui capezzoli, sull'ombelico, poi sfiorarti il sesso in un tocco leggero come un'ala di farfalla.
Entro nella vasca e li lavo col getto dell'acqua calda.
Si appiccicano al viso, si contorcono in mulinelli di pioggia, mentre lo shampoo forma una morbida spuma che mi spiove sulle spalle, sui seni e così bianca languidamente scorre sul mio corpo come l'afrodisiaco getto del tuo orgasmo quando mi inonda.
Rialzandoli alla sommità del capo, li stringo con la mano a pugno per spremerne l'acqua in eccesso e li avvolgo in un asciugamano di spugna.
Così ho l'aria di un'odalisca: questo penso dando un'occhiata fuggevole allo specchio.
Levo la spugna dalla testa e inondo i capelli di crema, spandendola con un morbido massaggio.
Adoro i massaggi. Distendono, inducono alla meditazione, al piacere, nell'unità inscindibile di corpo e spirito, nella riappropriazione dell'Io.
Riavvolgo di nuovo la testa in una spugna asciutta; mentre l'impacco fa il suo effetto, procederò alla depilazione.
Dall'armadietto prendo il rasoio e il gel da barba che con gesti rapidi applico sulle gambe umide, dal ginocchio in giù.
Una carezza dalle caviglie ai polpacci e la schiuma sparge il suo profumo... tu mi hai accarezzato così le gambe, mentre io fremevo.
Basta una sola passata di rasoio perché io possa sentire sotto le mie dita la morbidezza di seta della pelle. Del resto non devo nemmeno passarlo all'interno del polpaccio, né dietro, solo un poco davanti, verso la parte esterna.
Penso che sono proprio fortunata ad avere una pelle così. Delicata però, ha bisogno di molte cure per mantenersi bella, devo costantemente nutrirla e idratarla con creme e olii; adoro l'olio di rose, col suo profumo delicato e persistente e credo che il mio corpo l'abbia metabolizzato a forza di riceverlo sulla pelle.
Sorrido ricordando che tu ti sei lamentato perché gli slip sentivano troppo di rosa, rendendoti difficile la fruizione del mio odore naturale; ecco perché per alcuni giorni mi sono privata dei miei olii, prima di fare l'amore con te indossando quel perizoma che ti manderò, se ce ne sarà ancora l'occasione.
Già ... chissà come andrà a finire la nostra storia, ora che lei ha letto sul tuo cellulare il mio messaggio! Ma non voglio pensarci, ora: è troppo triste pensare che possa finire il mio dolcissimo sogno, incanto delle mie notti, arcobaleno delle mie giornate.
Alzo le braccia per osservare la leggera peluria dorata sotto le ascelle.
Il seno si solleva e appare così ancora più turgido e tondo, i capezzoli sporgono in mezzo alle areole rosate, sembrano chiedere carezze.
Un tocco delle dita distribuisce il gel sulle ascelle, un altro tocco bagnato lo converte magicamente in schiuma.
Anche qui due sole passate del rasoio di sicurezza mi restituiscono un aspetto glabro, intatto, due braccia da bambina.
Com'è bello quando tu mi lecchi le ascelle, alternativamente, per poi scendere verso i seni e percorri con la lingua il solco fra di essi e l'attaccatura, sotto, e me li baci e prendi tra le labbra i capezzoli stringendoli piano e inondandoli di saliva! Mi si rizzano, induriti, puntano verso la tua bocca. E a bocca aperta ti avventi su di essi, li succhi forsennatamente, mentre io gemo, sentendo già i primi spasmi di piacere nel ventre, e un fiotto tepido mi sgorga dal sesso.
Poi tu ti poni sopra di me colpendomi dolcemente i seni col tuo membro duro e potente e con le mani li stringi avvicinandoli e serrandolo in mezzo ed io ondeggio su e giù, in una stimolante carezza continua, assaggiando con la lingua la punta del glande rosso e gonfio di desiderio, quando viene a contatto col mio viso.
Sospiro e mi guardo ancora. Sollevo di nuovo le braccia e spalmo le ascelle di olio di mandorle. Poi lo spalmo anche sulle gambe.
E' la volta del pube.
In una settimana i delicati peluzzi non crescono più di tre millimetri, quindi la depilazione della zona non presenta difficoltà, una volta presa l'abitudine, ed io sono così abituata a sbrigarmela da sola che non ho nemmeno bisogno dello specchio.
Stendo il gel su tutta la zona pubica e con un movimento circolare della mano bagnata lo rendo schiumoso. Avverto un senso di fresco alle labbra perché il gel è alla menta.
Ora prendo il rasoio e comincio a passarlo davanti, sopra l'osso pubico, allargando pian piano verso gli inguini, ma prima dell'attaccatura della coscia mi fermo: non c'è più nulla da levare.
Questa zona davanti è la più delicata e difficile, perché qui ho una - rosa - simile a quella che si trova sulla testa, nell'attaccatura dei capelli, per cui occorre girare e muovere il rasoio in opposte direzioni, per ottenere una rasatura perfetta.
Ma come sempre, il risultato è soddisfacente.
E ora viene la parte più semplice e più piacevole.
Metto la mano sinistra, a coppa, a protezione delle delicate mucose interne, spingendo in fuori prima la parte destra e poi la sinistra delle grandi labbra. Così il rasoio passa a recidere la peluria delle labbra senza il pericolo di tagli inopportuni e dolorosi.
Devo spesso rimettere la mano sul clitoride e sulle piccole labbra, perché sono molto scivolose, sia a causa della schiuma da barba, sia per l'abbondante lubrificazione, che questo continuo toccarmi contribuisce ad aumentare.
Poi devo procedere con il rasoio sul perineo e qui devo farlo senza vedermi, solo aiutandomi col tatto, ma fortunatamente qui la peluria decresce fino a scomparire presso l'ano, così non ho molte difficoltà.
Ora mi guardo allo specchio: ne metto uno mobile in mezzo alle cosce e osservo attentamente il risultato del mio lavoro.
Come sempre, noto qualche imperfezione: qua e là dei peluzzi dispettosi sono sfuggiti alla lametta. Allora di nuovo accarezzo le piccole labbra col palmo, facendo sporgere con le dita le grandi labbra e procedo all'estirpazione totale dei peli ribelli.
Il clitoride nel corso dell'operazione non è rimasto tranquillo: sentendosi titillato più volte, si è leggermente indurito e i leggeri palpiti hanno prodotto una continua secrezione di cui posso sentire distintamente l'odore, al di sopra di quelli di menta e di rosa.
Quando sciacquo la mia fichetta ben depilata con un getto di acqua tiepida, mi casca addosso il mondo.
Un violento desiderio di te, il ricordo di quando e di come abbiamo fatto l'amore, il vuoto del ventre che chiama il tuo sesso, la voglia dei tuoi baci, il bisogno delle tue mani, della tua lingua... guardo di nuovo allo specchio il clitoride che ora pulsa e freme, rizzandosi leggermente, le piccole labbra gonfie di voglia e le allargo con le dita, come a schiudere la corolla di un fiore.
Dentro, il fiore è rosso fuoco, ardente, ricoperto di un liquido gelatinoso e trasparente che lo rende lucido, brillante, profumato.
Le dita entrano a carezzare, mentre il palmo picchietta e preme il clitoride e sono le tue dita che entrano, la tua lingua che dà dei colpetti dolcissimi ed eccitanti, e mentre mi passo le mani sui fianchi, sui seni, sento le tue mani su di me.
E socchiudo la bocca e mi mordo il labbro, passandoci poi sopra la lingua e sento la tua bocca e i tuoi baci, lunghi, appassionati, intervallati da gemiti e sospiri e parole sussurrate nel pieno di un delirio d'amore spasmodico, infinito, esaltante.
Così arrivo al culmine del piacere e mi pare di esservi giunta con te, di essere venuta tra le tue braccia, il mio corpo perso nel tuo, il tuo corpo perso nel mio, le menti compenetrate, in un completo svuotamento dell'IO, in uno stato di estatico piacere.
Poi mi riprendo e mi levo la spugna dal capo e riempio d'acqua la vasca e vi verso l'olio di rosa e mi ci adagio chiudendo gli occhi, aspirando il profumo e ascoltando un concerto di Vivaldi, mentre nella mente mi danza l'immagine delle tue membra armoniose ed eleganti, del tuo corpo scultoreo ed eccitante e mi risuona l'eco della tua voce appassionata, melodiosa, di quando mi dici –ti voglio-

Nut

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