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Racconto n° 287
Autore: Madkitten Altri racconti di Madkitten
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La cena
Prova generale. Vago in accappatoio e capelli bagnati, mentre fuori i genieri casalinghi sperimentano i botti. Belfagor, il mio gatto, sfreccia tra le mie ipotesi di vestiario ad ogni scoppio e miagola sconsolato, a dispetto del nome. Faccio una pausa per confortarlo, seduta sul tappeto. Povero micio, povera me. Non posso crederci, lo ha fatto di nuovo. Saremo a cena con dei quasi sconosciuti. Marco li considera amici, ma si tratta in realtà del suo socio e signora con relativi amici. Quattro coppie, un unico incubo al bis.
Probabilmente l'altra volta sono stata così brillante ed ironica che nessuno si è reso conto di come avrei desiderato essere altrove.

Che serata, ma che succede? Due anni fa ero piccolo e non vivevamo qui, non c'erano pazzi che mi assordavano. Ascolto il suono della sua voce, così mi distraggo da questi rumori. Anche se lei è così agitata.

Avevo pensato a una serata intima, piacevolmente lenta, davanti al camino, ero pronta a cucinare per noi due come non ho mai il tempo di fare, avevo trovato un locale dove suonano vecchie canzoni da ballare incollati fino all'alba, avevo fatto adattare un abito anni Trenta color crema e oro e biancheria adeguata. Come faccio ad indossarli ad una cena animata da Occhiolungo e Zampalesta, gli amici del padrone di casa? Come posso indossare capi così semplicemente romantici davanti alle loro compagne? Sono due donne che falsificherebbero le firme con la stilografica se non potessero indossarle, mentre si vantano della beneficenza, vincendo contemporaneamente le Olimpiadi del Pettegolezzo. O meglio una di loro risponde a questa miniatura, l'altra è come una conchiglia, che riecheggia le parole dell'amica anche mentre sta aggrappata al suo uomo. Marco la chiama la Cozza per questo. Ha l'abitudine di regalare nomignoli alla gente, per me ne ha una collezione, tutti molto accattivanti. Ma nessuno di questi mi è d'aiuto, al momento, per trovare qualcosa di adatto a questa serata che incombe.

.Ha un buon profumo e mi coccola,.

Arruffo il pelo del mio gatto che si è rifugiato sulle mie gambe.
-Che ne dici? Ci diamo malati?
Lo sguardo tondo e verde mi compatisce. A ragione.

.A me piace molto anche questo tessuto soffice. E se resti in casa sono contento, sai?

Manca poco più di un' ora e sento la chiave girare nella toppa. Non ho scelta, in amore e in guerra tutto è permesso. Scompaio in bagno e lascio che mi trovi seduta sulla lavatrice... in sottoveste. Rivista femminile con titoli da fine anno in mano.

E'arrivato lui... un grattino a me e segue lei.

- Ma sei ancora così?
Non è dispiaciuto, tasta solo il terreno, sa bene che mi basta molto poco per prepararmi ad uscire. Lo guardo, valutando il vantaggio della camicia rispetto ad un maglione.
- Ho caldo.
- Fa caldo. C'è un'umidità qui dentro, sei rimasta a mollo tutto il pomeriggio? Hai i capelli ancora bagnati.
Si avvicina e prende in mano alcune ciocche, posso sentire il calore delle sue gambe vicino alle mie. Osservo con estrema attenzione il colletto della sua camicia, aperto.
Lui gioca con i miei capelli, io con i suoi bottoni, ma le mie chiome possono solo essere scompigliate, le camicie possono essere slacciate e sfilate dai pantaloni. In fondo lo faccio per lui.

A volte penso che legga nel pensiero... sembra un folletto seduta lì sopra, se non la conoscessi, giurerei che sia uscita da una favola. E c'è anche il gatto, guardano nello stesso modo, di sotto in su, ma Belfagor non mi aspetta sulla lavatrice per spogliarmi. Non ho mai resistito ai suoi capelli, né alle sue gambe... e lei lo sa.

- Dai, scendi di lì.
- Perché? Sono comodissima e poi sei tu che devi ancora prepararti, tu mi spettini mentre io cerco di accelerare i tempi.

Ha un'espressione stranissima, mentre finisce di spogliarsi e s'infila in doccia. Non mi muovo e lo osservo attraverso il plexiglass mentre si lava. Apre solo l'acqua fredda inizialmente... ma poi vedo il vapore addensarsi e ringrazio il Cielo che collabora.
Appena si gira a prendere il sapone, scivolo sotto la tenda con paesaggio marino con il mio sapone preferito stretto in mano. Lo passo lentamente sulle braccia, sfiorando accidentalmente la sua schiena con la mia. Forse dovremmo avere una doccia più ampia, forse no.

I gatti non s'infilano nelle docce in sottoveste e non usano quell'essenza fruttata che sto cercando d'ignorare. I gatti non hanno neppure la sua pelle morbida. Ha aspettato l'acqua tiepida, ma se continua così, dovrò riaprire quella fredda. Ghiacciata, anzi... ecco... lo sapevo.

E' sempre così. non riesco a resistere quando siamo vicini e non è una tattica, più lui si controlla, più io muoio dalla voglia di averlo. Ho il suo sapone negli occhi, quindi sono costretta a muovermi a tentoni per appoggiare il mio, non ha senso chiedere permesso in meno di un metro quadro di doccia.

Non trova il portasapone. In compenso ha una mira infallibile per trovare altre superfici... se mi giro adesso non andremo mai a quella cena. Concentrati su qualcosa che non siano i suoi seni o quelle dita.

Guarda le piastrelle come se fossero un Renoir... eppure... sento il battito sordo del suo cuore... lo chiamo, poggiando la guancia sul suo corpo, mormoro tutta la mia antipatia per quella gente con le labbra sui suoi muscoli dorsali, so che capirà... anche se si aggrappa ai rubinetti come se volesse staccarli.

Conversa con la mia schiena... confessa quanto è diabolica... ma questo gioco si può giocare in due.

Oh.. ecco... si gira e... sento le sue mani che mi bloccano i polsi contro il muro mentre mi bacia... sotto l'acqua... mi schiaccia tutta contro le piastrelle e mormora anche lui sulla mia bocca... e scende... pare un esploratore... spero non strappi il pizzo.

Si contorce ora... so cosa vorresti, ma non è il momento, non ancora... voglio seguire ogni singolo brivido del tuo corpicino tentatore, amore mio. Hai spezzato la mia resistenza e ora tocca a te... seta contro seta.

.non riesco a respirare quasi... sento la sua bocca ovunque... vuole farmi morire così.. nella doccia? Oh... deve aver letto il mio diario... come fa a... oh Dio... scandalizzeremo il gatto... ohh...

Credo che anche stasera cenerò in ritardo... loro si son infilati in quel luogo umido e si agitano ancora di più di prima. Hanno scostato la tenda, lo dicevo che era troppo caldo... lei ha gli occhi chiusi e le manca il fiato. Sono così bagnati, però so che si amano, lui sta asciugandola con la punta della lingua, ma se non chiudono l'acqua non finiranno mai... però ci sa fare per essere un uomo.
E' in ginocchio davanti a lei e le accarezza il pancino.. perché lei continua a chiamarlo? Che voce strana.
Ohh, finalmente..
Sono usciti.. l'ha messa seduta sulla macchina che lava. Vedo solo i piedi della mia padroncina che si agitano dietro la schiena di lui che si muove in avanti, senza sosta. Ancora e ancora.
Ora sono calmi, respirano forte e lei sussurra qualcosa. Lui ride e vanno in cucina. parlano... si guardano... mah... forse si è ricordata che è ora di cena.

Bene, non accenna minimamente a vestirsi. Giro intorno al tavolo. Forse dovrei asciugarmi. Belfagor avrà fame, poverino. Apro il frigorifero e prendo la crema di latte, è giusto che festeggi con me. Ecco, micio, montata con lo zucchero come piace a te.

Sguardo malandrino... flirta anche mentre dà la panna al gatto.

La guarda come se fosse in una ciotola.

All'improvviso la sottoveste mi pare troppo bagnata per circolare in cucina. Mi è anche venuta fame... ma non voglio alludere alla cena. La cena!!! E' l'Ultimo dell'Anno, mancano venti minuti all'appuntamento e lui se sta lì, con uno asciugamano asciutto in vita a braccarmi, in attesa che gli chieda se è il caso di telefonare.

Ha un arcobaleno di espressioni su quel viso da elfo e non sa che pesci pigliare, mentre sposta ciotole e... cerca di aggiustare la sottoveste in modo che non disegni ogni profilo del suo corpo. Giro intorno al tavolo e assaggio distrattamente la crema, niente male.

Conosco questo gioco. Però con i topi è più divertente, dicono sui tetti.

Mi si avvicina finché sento di nuovo il suo calore, ma non si ferma e mi gira intorno, lambendomi il collo con le dita di entrambe le mani, lasciandone scivolare una sul mio fianco, incastrandomi tra il suo corpo ed il tavolo. Forse si è scordato... un sorriso mi nasce dentro, insieme al desiderio che come un rivolo di lava scorre sempre più in fretta dove la mia pelle è sfiorata dalla sua.

La sua bocca mi pare sciogliersi sotto la mia, sento il suo trionfo... che è anche il mio. Voleva una serata a due... le sue mani tracciano carezze leggere sulla schiena che ha torturato con le labbra, sembra fluida contro di me... il telefono è davanti a noi, come la notte di Capodanno.

Mi ha baciato con la dolcezza di sempre, tenendomi stretta. La sua voce è roca, quasi inudibile. Vuole che chiami per avvisare che non possiamo andare. Le sue mani mi raccontano la sua urgenza. Prendo il telefono e inizio a comporre il numero che lui mi detta, abbassandomi le spalline della sottoveste... premendomi contro il tavolo, strusciandosi contro di me come fa Belfagor, ma con effetti devastanti.

Conto anche io gli squilli... mentre risponde con la voce che cerca di restare controllata alle domande dei miei amici; pare che io abbia un attacco d'influenza. Cerca di abbreviare la telefonata che desiderava tanto, ma vogliono sapere... la cortesia ha le sue leggi, come il desiderio.

Non riesco a pensare, non con lui che usa le dita come una chiave in una serratura magica. Perché fanno tante domande? Sono gentili, si preoccupano anche di me... di me che cerco di divincolarmi mentre ascolto consigli ed auguri. Dieci minuti interminabili.

E' incredibile... la sensazione del suo piacere nella mia mano mentre lei abbandona il telefono al suo destino, con l'aria di chi abbia superato una prova faticosa. Il suo gatto dorme sazio in un angolo della cucina, ma noi dobbiamo ancora cenare.

La sensazione della panna sul suo dito mentre mi imbocca, la sua lingua che lambisce la mia ad ogni boccone, costringendomi a voltare la testa, tutto diviene sempre più confuso.. Mi piega sul tavolo e all'improvviso è dentro di me, immobile, iniziando poi piccoli movimenti che imitano quelli che compie la mia lingua intorno al suo dito... sempre più rapidi e così decisi...

Sento il suo corpo adattarsi subito a questa danza dal ritmo imprevisto, sento la sorpresa cedere il posto alla curiosità. Il sapore dolce della panna che si mescola con il suo in questo banchetto consumato sul tavolo della cucina, la sottoveste come una meravigliosa tovaglia arrotolata insieme al mio asciugamano. Le scintille che accendono già la sua morbidezza saranno i nostri fuochi d'artificio quest'anno!

Madkitten

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