Non mi accontento. E non ho una coscienza. Due cose che sai benissimo. Le conosci perfettamente. Non ho una coscienza ma non mento. Mai. Sono trasparente come un laghetto di alta montagna. E posso essere altrettanto gelida. Se mi va. Per capriccio o reazione. A volte per strategia.
Non mi accontento. Già. Mai. Meno del tutto è nulla per me. E anche questo ti è stato chiaro sin dall'inizio. Non è giusto. Ne sono perfettamente consapevole. Mai sostenuto di essere giusta. Sono scorretta, eccessiva, crudele ed egoista. Ma sono vera. E ti voglio. Tutto. Ogni singolo frammento di te deve appartenermi. Voglio corpo, anima, testa e cuore. Li farò a pezzi. Li calpesterò e dopo banchetterò coi resti. Ma se non fossi attratto dalla follia neanche ti saresti avvicinato a me. E invece sei qui. Ancora. E non da un giorno. Nemmeno da due. Da mesi. Ovviamente, cerchi più o meno consciamente di difenderti.
Costruisci barriere, usi persone, cose, situazioni. Neghi parole e tempo. Ma rimani. E mi cerchi. Solo che non basta. Non è sufficiente. Certo sono anche ragionevolmente certa che alimenti la mia rabbia per ottenere una sessione più dura. Quando la rabbia cresce in me ritorno alla condizione animale. Lascio che l'istinto da predatore cancelli ogni altra cosa. Ti cerco per farti male. Voglio sentire il tuo dolore. Nutrirmene. Allora la cera cola. La frusta colpisce ripetutamente. Il tuo corpo si contrae sotto i miei colpi. E io respiro. Finalmente. E anche tu. Nel dolore respiriamo. Liberi. Ma anche così non basta. In nessuna misura è sufficiente. Farti male mi fa stare bene. Ma è un fatto fisico. Anche quando supero i confini. Il pentimento mi esce poco convinto. No. Ho bisogno di invadere la tua mente. Passeggiare nella tua anima. E sono certa tu lo sappia benissimo questo. Hai insistito per avere un'occasione con me. Non avevo alcuna intenzione di dartela. Sono stata lapalissiana. E tu hai creduto che sarebbe stato solo un gioco. Comprensibile. Per un breve periodo di tempo l'ho pensato persino io. Forse cercavo di convincere me stessa. In ogni caso quel tempo è passato. Oggi lo scenario è differente. E in quello scenario differente io non intendo avere pietà. Nè comprensione. Voglio la tua resa. Totale. Incondizionata. Mi rendo perfettamente conto che resisterai finchè ti sarà possibile. Sono consapevole che prima di cedere mi colpirai in tutti modi possibili. Non mi aspetto nulla di meno. Ci faremo male. Molto. E reciprocamente.
Sono una troia. E' già tanto che ti abbia avvisato. Non lo faccio mai. Al di là delle evidenze. Ma con te l'ho fatto. Chissà, da qualche parte nelle mie viscere deve annidarsi ancora un barlume di morale comune. Voglio quelle dannate chiavi. Sia chiaro non è un voglio desiderativo. Non ci sono in campo se. Al limite ci si può interrogare sul quando. Ma le avrò. Sorridi, immagino adesso. Stai pensando che mi costeranno care. Mai creduto, che il prezzo non sarebbe stato salatissimo. Il punto è che me ne frego. Non ha rilevanza quanto mi costeranno. Le avrò. Aprirò i fottuti cancelli della tua anima. Penetrerò nella dannata oscurità del tuo cuore. E farò tabula rasa. Non resterà altro che il lacerante pensiero di me. La voglia di avermi. Il desiderio di piegarmi. E di penetrare nella mia anima come io sono entrata nella tua.
Non resteranno che le chiavi. Sul tavolo. Chissà perché mi piace immaginarlo ricoperto di panno verde...
Rien ne va plus!
Mayadesnuda