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Racconto n° 2913
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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Il dessert
Lei arrivò all'appuntamento con una vaschetta di fragole e una bottiglia di champagne.
Lui l'aveva attesa pregustando il piacere della sua visita e si era dato da fare per prepararle una calda accoglienza: il tavolo rotondo del soggiorno era apparecchiato con una tovaglia ricamata che era stata di sua madre e che lui tirava fuori solo per le grandi occasioni, come le stoviglie di porcellana, i bicchieri di cristallo, le posate d'argento.
Aveva ordinato la cena al ristorante sotto casa (lui non era abile in cucina), aveva profumato la casa con incensi alla rosa, poiché sapeva che quello di rosa era il profumo preferito da lei e, spente le luci elettriche, aveva acceso tante candele ovunque. Il loro delicato balenìo luminoso spandeva una luce tenue ed ondeggiante, ingigantendo le ombre nel soffuso chiarore.
In sottofondo la musica sommessa dei notturni di Chopin.
Sì, era tutto perfetto... lui si guardò intorno soddisfatto e in quel mentre suonò il campanello.
Aprì la porta e un profumo di rosa lo investì. Lei si incollò al suo corpo e tenendo discoste le braccia e agitando le mani gli mostrò ciò che aveva portato. - Il nostro dessert - gli disse, stampandogli un bacio sulla bocca, mentre dava un'occhiata fuggevole alla tavola, e aggiunse: - Che hai preparato? Ho una fame da lupo! - .
Appoggiò la bottiglia e le fragole sul tavolo e si sfilò la giacca, gettandola sul divano. Sotto portava un top senza spalline che metteva in risalto il seno e una gonna al ginocchio con un piccolo spacco laterale. Lui si sentì subito prendere dalla voglia alla vista delle sue spalle nude, lei gli strizzò l'occhio: - Ho in serbo una sorpresa per te - e si sedette a tavola.
Lui la guardava affascinato. Da come una donna mangia, si possono intuire molte cose sul suo modo di fare l'amore. Lei assaporava il cibo con lentezza, con voluttà, cercando di indovinare dai sapori gli ingredienti dei piatti, gustando ogni boccone, sorseggiando di quando in quando un po' di vino, dopo averlo ruotato nel calice per sprigionarne l'aroma.
Lui le guardava la bocca e gli si affacciava alla mente l'immagine di lei intenta ad assorbire altri aromi, ad assaporare il suo corpo, scorrendolo con la lingua... un principio di erezione gli fece allungare le gambe sotto il tavolo e il tovagliolo scivolò sul pavimento.
Si chinò per raccoglierlo e allora vide la meraviglia: sotto la bella tovaglia ricamata che la nascondeva dalla vita in giù, lei era nuda! Senza che lui se ne accorgesse, mentre mangiava con tanto gusto, si era liberata della gonna che giaceva a terra. Le sue gambe, coperte da autoreggenti velatissime, issate sui tacchi solidamente piantati a terra, erano scostate, e tra le cosce tornite la fica depilata, gonfia e piena come una prugna matura sprigionava profumo e voglia.
Scivolò completamente sotto la tavola, immerso in una contemplazione estatica, mentre gli giungeva la voce di lei: - Tesoro, è ora di gustare il dessert! -
Sollevò il lembo della tovaglia e gli allungò il vassoietto delle fragole.
- Le hai mai mangiate col miele di mia produzione? -
Ne prese una e la mise tra i denti, ridendo.
Lui prese a sua volta una fragola, eccitato, e la accostò alla fessura rosea e umida davanti al suo viso.
A quello sfioramento, il clitoride si gonfiò un poco ed ebbe un fremito. Allora lui, sentendosi in piena erezione, spinse la fragola finchè non scomparve, poi si liberò dei vestiti e rimase completamente nudo, mentre guardava la scia di succo roseo che colava lungo le cosce di lei e
gli giungeva la sua risata sommessa: - La mia amica ha ancora fame... ne vuole un'altra! -
Lui si sentì sferzato: con la destra spingeva le fragole dentro la sua fica, le spremeva sulle labbra, le massaggiava sul clitoride, con la sinistra, stretta a pugno intorno al cazzo, si masturbava, la testa che gli girava, finché un'eccitazione selvaggia non lo spinse a leccare il sugo rosso sulle cosce, sulle labbra, ad addentare la polpa rossa intrisa di aromi naturali, a succhiare, introducendo la lingua alla ricerca della polpa di fragole là dove le aveva cacciate, e poi spinse la sedia lontano dalla tavola e alzandosi, fece alzare anche lei sollevandola per la vita, la spinse contro la parete e un attimo prima di giungere all'orgasmo la penetrò inondandola di sperma mentre lei mugolava perduta.
Il suo cazzo grondava un succo rosato, lo stesso che mollemente scivolava dalla fica di lei.
Lei prese due calici di cristallo dalla tavola, se ne mise uno tra le cosce a raccogliere le gocce, diede l'altro a lui ordinandogli di fare altrettanto, poi li appoggiò entrambi sul tavolo. Mentre lui la guardava estasiato, si voltò e piegandosi in avanti, gli mostrò le terga scostando le natiche con le mani, ma lui non fece in tempo ad afferrarla, perché lei si lasciò scivolare a terra davanti a lui e gli abbracciò le natiche mentre gli alitava sul cazzo e poi, carezzandogli lentamente i fianchi, le cosce, i testicoli, cominciò a leccarglielo.
Lo leccava dalla base fino al glande, con la lingua morbida e piatta, come si lecca un gelato, lentamente, e sentiva il sapore delle fragole misto a quello del suo sperma e del proprio succo, inebriandosi dei profumi e dei sapori, e continuò finché il cazzo non fu di nuovo rigido come marmo e non lo sentì vibrare contro le sue labbra. Allora le socchiuse e inondando di saliva il glande lo lavorò con colpetti dati con la punta della lingua, picchiettando il frenulo, mentre le dita titillavano il perineo.
Quando egli emise un gemito, lei si staccò e lo fece sedere sulla sedia. Poi sedette per terra davanti a lui e guardando la sua trionfante virilità cominciò a masturbarsi lentamente mentre si passava la lingua sulle labbra.
Le dita di lei giocavano sfiorando e picchiettando come quelle di una pianista sui tasti del suo strumento, traendone effetti straordinari e presto il respiro si fece ansimante, per lei che godeva e si bagnava di umori, per lui che desiderava prenderla di nuovo.
Lei si contorceva, piroettò su sé stessa, si alzò un attimo, afferrò una delle coppe che aveva posato sul tavolo, gliela mise in mano ordinando: - Fammi colare il succo dentro - e si mise a quattro zampe davanti a lui, mentre gli mostrava il culo allargando il solco con le mani.
Questo lo fece impazzire di desiderio e mentre perdutamente la possedeva in tutti i modi si chiedeva quale donna mai fosse dotata di tanta fantasia e sapesse eccitare un uomo a tal punto come sapeva fare lei, meravigliosa amante, calda, appassionata, capace di applicare all'eros una splendida, disinibita creatività.
Quando stremato si abbattè su di lei, con un grido di abbandono, lei sentì la sua bocca nell'incavo del collo, il suo petto tremante contro la sua schiena e rise dolcemente: - Non hai sete? -
- Sì, molta - rispose lui e lei replicò: - Dobbiamo ancora stappare lo champagne - .
Lui prese la bottiglia e dopo avere liberato il tappo dalla gabbietta metallica, prese a fare pressione su di esso col pollice, mentre lei si avvicinava, tenendo tra le mani l'altra delle due coppe che aveva posato sul tavolo.
Quando il tappo saltò, lui versò lì dentro un sorso di champagne, ma non potè fare altro, ché lei gli prese dalla mano la bottiglia e se ne immerse il collo nella fica.
La bottiglia agitata fece salire il suo spumeggiante contenuto fin nell' utero e a lui che sbalordito la guardava, lei dolcemente ordinò: - Vieni a bere, dunque - .
Lei che era in piedi, allargò le gambe, mentre lui si accoccolò ai suoi piedi, con la testa vicina alle sue cosce, cosicché quando lei allontanò la bottiglia dalla fica, lui potè mettere la bocca sotto il getto di champagne che ne sgorgò come da una sorgente. Uscivano spuma, succhi naturali, bollicine... lui fu tutto inondato, sui capelli, sul viso, sulle spalle...
Ridevano spensierati, in preda ad un'ebbrezza infinita.
- Ecco come si beve alla fonte dell'amore! - disse lei – ma ancora dobbiamo bere un filtro magico - .
Lui era estasiato. Non si era mai sentito così spensieratamente felice facendo l'amore con una donna. - Quale filtro? - domandò.
- Questo! E' un cocktail speciale, preparato da noi due con ingredienti segreti - e così dicendo, prese in mano la seconda coppa che stava sul tavolo e la alzò.
- Brindo a noi! Un sorso per uno! -
- All'eros! - disse lui.
- Al piacere! - replicò lei.
- Alla lussuria! -
- Alla gioia! -
- Ai nostri giochi! -
- Al nostro incontro! -
Poi lei gli chiese: - Che ne dici? Ti è piaciuto il mio dessert? -

Nut

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