La notte è arrivata, ha avvolto il paesaggio con le sue dita scure e liberato le brezze. Ne ascolto la carezza fresca sulla pelle ancora calda di giorno mentre accendo la prima sigaretta. La brace crepita, incendia di rame il buio trasparente e poi rimane in attesa, silente, del mio respiro.
Mi piace guardare il mondo da qui: la terrazza è alta e offre un'ampia prospettiva sulle colline attorno. Amo il verde scuro della vegetazione, i suoi bisbigli, quei sussurri di messaggi lontani.
Appoggio i gomiti sul balcone e lascio che la sigaretta scivoli tra indice e medio, alla radice delle dita, dove la pelle è più morbida e sensibile. Il contatto con il filtro tiepido slega i ricordi e le immagini iniziano a danzare al ritmo delle boccate.
Eri dannatamente bella con quel completo da uomo. Dannatamente.
Mi maledico per non averTelo detto, o forse l'ho fatto poi, non ricordo, ma non subito comunque. La stoffa scura della giacca disegnava il Tuo corpo stringendolo appena in vita, la camicia illuminava il viso regalandogli un bagliore irreale che faceva da sfondo ai lunghi fili scuri dei Tuoi capelli in fuga. Quando hai sorriso, sdrammatizzando quieta la mia frenesia, ho desiderato infilarTi le dita tra le labbra, lisciarTi i denti coi polpastrelli, godere immediatamente nella Tua bocca.
Spengo il mozzicone nel bicchiere umido e rientro in casa. Il vento della notte gonfia le tende e le tramuta in fragili vesti femminili. Ho voglia di bere. Gin ovviamente. Tolgo il sigillo alla bottiglia di Gordon's; l'ho comprata qualche giorno fa, in attesa di questa serata da sola. Mi serve per ricordare, per rievocare il Tuo sapore. Prendo un tumbler dalla credenza e me ne verso due dita, afferro la bottiglia per il collo e cammino scalza verso il letto mentre il suo vetro freddo mi sbatte sulle ginocchia.
Sì, le gambe mi si sono piegate. Lo so che non Te ne sei accorta, ero troppo trafelata. Odio essere in ritardo, non avere il tempo di fare le cose con calma, di preparami. Ero infastidita, perché avrei voluto essere perfetta: vestita, truccata, pettinata e con lo smalto rosso che ci piace tanto. Avevo passato la giornata a rivedere mentalmente la mise e invece decine di contrattempi mi avevano rubato almeno due ore, così mi son ritrovata ad infilare il vestito quando hai suonato il campanello.
Dovevo essere un disastro quando mi hai visto, eppure hai sorriso.
Quei denti.
Mi sdraio supina sul letto, trasversalmente come piace a me, e pesco la seconda sigaretta dal pacchetto. Il gin mi brucia in gola ed invade con il suo aroma tutta la bocca. La prima boccata mi fa chiudere gli occhi, aspiro a fondo, col desiderio di annerire ogni alveolo. Voglio divenire notte. Quella notte. Ancora una volta.
Quando, seduta sul bracciolo, mi hai attirato a Te e ho sentito le Tue braccia attorno ai fianchi credevo di cadere. Ed è forse per questo che ho l'impressione di averTi baciato frettolosamente. Mi hai detto che non è così, ma io ho questo ricordo. E' stato soltanto in seguito, quando l'amore ci aveva ormai impregnato le ossa, che ho soffiato la mia anima nella Tua. Le mani mi vibravano per la brama d'averTi, sentivo l'onda del desiderio spingermi sulla nuca e non riuscivo a resisterle.
Proprio come ora, che oscillo nuda sul lenzuolo sfatto e prego che questa sigaretta non finisca mai, che mi annebbi ancora, che si mescoli al gin e mi riporti nella Tua bocca. Voglio ardere ancora, scivolare liquida nella Tua carne e poi berTi, mangiarTi, assimilarTi. Voglio stringere fino a sentirTi sgusciare tra le dita, fino a fingere di non sentire le Tue urla.
Il cuore mi batte all'impazzata, ma non voglio toccarmi. Le dita non vogliono la mia fica, vogliono la Tua, e non c'è rimedio. Le stringo colleriche sulle lenzuola mentre la brace - dolce - mi brucia le labbra.
Madamesnob