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Racconto n° 3007
Autore: Rossogeranio Altri racconti di Rossogeranio
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Perchè una Donna
Provo una strana insofferenza.
Le chiome dei platani dondolano lungo il viale al fluire sordo e stirato del vento.
Il caldo e i colori sono già vaghi, adombrati dalle corolle dei fiori.
Una marea di percezioni segrete, appostate ai lati del percorso, che osservano ancora un casto e rimembrato lucore.
La nuova avventura iniziata allo sbocco del pieno meriggio.
Il drink che mi è stato offerto.
La linfa amniotica che continua a parlarmi di sé, per mormorare l'invito a un convegno di rinata Passione.
Una compiuta sensazione al più alto grado di patinata conquista.
La consapevolezza di non poter fare a meno di bere.
Il Richiamo e l'Aspirazione.
Nebulose inafferrabili dai riflessi luminosi che il tramonto va in adagio, scemando.
Un vaso che si colma.
Mentre le tenebre, lentamente, si dichiarano agli angoli della stanza, sbiadendo al grigio bagliore gli ultimi atomi di luce.

Occhi di Lama
Lingua di Rospo
Ama!
Non ti fermare.
Tutto accadrà stanotte...

Passo dopo passo traspare dal distinto velo la certezza intima di quello che mi aspetta.
Questo mio posto.
Il nuovo luogo dove potrò sapere e possedere, impaziente e riservata.
Nell'impenetrabile palpebra occulta di lui, Mago nella camera oscura.
E l'alluso sconvolgimento cedevole di me Donna, dovizioso logogrifo al Mondo.
Femmina, nel suo rotondo.

Con un sesso come mezzo di trasporto, consumo e sventro la membrana squarciata, perpetuando all'interno del suo essere filamenti di discorsi e di silenzi.
Accennati con le labbra.
Verbo significante per sempre, la mia mano che si disfa del vestito.
Smuove e seduce lo specchio introiettato e sottile, assicurando la conservazione immortale.
Nella pelle liscia e appariscente, costretta in un trucco a tinte fosche e il sorriso smagliante e affettato, rintoccano le mucose, pendule e sanguigne, sagomate in una nuova veniale figurazione.

La trinità dei seni e del pube gioca sino alla follia in uno scambio senza parole, rorido a vedersi.
La fluidità che avverte di aggirarsi lungo tutta la cornice, nel riverbero dello sguardo nitido di vetro.

Il suo degno e solido bacio bagna, inonda e fa brillare lo scarto caloroso che attorciglia, penetra e sonda fino all'ultimo centro possibile.
Il colpo al cuore.

Nei giochi polimorfi di corruzione rimango posseduta dall'eterno struggimento.
Perché l'occhio indaghi il progetto del suo spettacolo e perché io Donna, possa entrare e uscire dai meandri sinuosi della scena.
Con i nascondigli, le sostanze, le impressioni raccolte in impronte isolate e carezze febbrili, commiste ad un'aspirazione fertile.
Dove il prezioso seme non andrà perduto.

Il contatto sublime eccede in Forma e Potenza fin quando la vertigine riavvolge il fodero del suo guanciale.
Emozione e Peccato.
Il dolce inganno che richiama la foglia opaca di un novello Adamo, prono e incantato sulla sua Eva eletta.

Sudando, gemendo, lottando per liberare le fauci dagli eminenti fianchi saldi e dagli abbracci stretti.
Il lamentoso grappolo di stille visibili nella caverna avvenente e golosa, tra le posture feticcie e le piccole e grandi labbra, in malizioso conciliabolo.

Stanza dopo stanza si ricostituisce il mistero.
Nella fissità del fuoco che brucia e riesplode dai corpi, si libera l'agonia emotiva della resistenza nella consumazione.

L'inverso e il rovescio prescrive un realismo all'orizzonte di un abbandono sempre più stratificato.
Il domani in cui tutto risulterà esperto e niente sarà più favorito.
Quella fenditura che non si schiude ed io sussurro, prendo e lecco ancora, dirigendo in cromie esclusive la casualità, nell'apoteosi amorevole dell'evento.
Destino e Volizione.

Ora e sempre nella commutazione pratica di un rapporto inorgoglito da un'erta scoscesa di stupore vero, di gusto puro.
La risalita prismatica e mimetica di un antro abile e goduto nel suo ritorno.
Gioia sconveniente, nel corridoio scaltro e disinvolto di gestualità incustodite.
Vegliate dal barlume tenue di un'asta diritta al neon.
Illustrato Delirio.

Forza dopo forza, si espandono le ombre tonde articolate in armoniosa rispondenza di vuoto e di pieno, il raggiunto recto verso, più grande di ogni umana e reciproca commozione.
La traiettoria di spasmo ascendente, porzione divina, modalità asimmetrica, cronica, incrociata a duplicare e sfinire, trafitta di benessere e privilegio.
Egemonia Venere, Opera fatta ed esplorata.

Il transfert proibito manuale lusinga ed ordina emozioni nuove, nella vicenda mutevole di carni e persone violentemente attratta dall'assegnamento, nell'ultimo groviglio d'Amore.
La macula sugosa dei Poteri equivalenti, l'Egemonia scandita in un plesso d'effusioni e delizie perpetue, abbassa le mire e abbatte le guardie.
L'aspirazione idolatrata di Ricchezza e Autorità nella primaria pulsione genitale che non concede requie né remissioni.
Dominio e Possessione.

L'affondo con le mani e con la testa nella nudità mistica di chi ha imparato a volare, nell'Universo paradisiaco di caldi e dolci altari di fili d'erba appena tagliati, dove nella Diade coniugata tutti i buchi d'assenza sfogano e consacrano, nel loro sommo fluire.
La dose irragionevole di malizia e ardore che ci rende latori di animali ululanti contro la Luna.

Impossibili repliche di tema e luce adoperate dai maghi, in situazione sofisticata.
Inscindibile prisma di fascinazioni conturbanti di fate, in astrazione peccaminosa.

L'imminenza sensoriale rimanda all'irriducibile saluto di un ciao in bocca, dall'esito liberale e misericordioso.
Schermo e supporto di riflessioni prodighe, per un'intimità patrizia, connaturata e autentica.

L'elisione di un bacio, una carezza, un abbraccio, un corpo caldo dove trovare rifugio.
Nella scenografia doppia e adultera di un desiderio.

Perché una Donna sa.
Di essere.
Potere.

Rossogeranio

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