La testa tra le mani, il sordo rancore a batterle nel petto stille venefiche d'odio, il tramestìo delle mani asfissianti l'aria rimasta nei pugni, il susseguirsi incessante di immagini e parole che avrebbe voluto dimenticare: questa la nuda essenza del presente. Davanti agli occhi la sua ossessione: Lei, la sua donna, ferma al capolinea della loro storia, gli occhi di ghiaccio a non lasciare spifferi al domani.
Così si sentiva, da un tempo indefinibile e cattivo, un pacco alla deriva colmo d'odio, un detonatore pronto a esplodere in mille direzioni, pronto a colpire, a farsi saltare in aria.
Meditò lucida la sua vendetta.
La vide bellissima come ogni notte, fasciata di veemente lussuria, vomitarle addosso lingue biforcute di ordini d'amore.
Vide il viso diafano di lei incorniciarsi delle sue dita maldestre a tentarle la tenerezza di un - Ti amo - ; la vide contrarsi sotto l'amore spinto di ogni incontro, la volle, per una volta almeno, puttana tra le mani, le sue... le sue soltanto.
- Inginocchiati! - - la voce sibilò imperiosa, rimbombando cupa come di tempesta in arrivo tra le pareti della stanza - - solo un dito a farti pressione leggera sulle spalle, solo uno... inginocchiati! - . Il pensiero di lei prostrata la fece bagnare in un istante, come il pensiero di una posa oscena al limitare del senno, come la seta rossa a trattenerle le ciglia dietro gli spasmi di una cecità abbagliante di desiderio nascosto agli occhi.
Con studiata lentezza la percorse. Non aveva messo in conto l'eccitazione, la sua, maledetta e improvvisa.
Sentì forte la voglia di scoparla.
Maledetta lei e la sua ira.
Maledetta lei, la sua seta rossa sugli occhi, la carne bianca offerta, il ruolo imposto, la vendetta, tutto.
In un attimo inghiottì rabbia e livido rancore. In un attimo le fu sopra, carnale e finalmente libera.
Affondò il piacere, di piacere, con piacere tra le sue cosce e finalmente si sentì viva. Di lei, con lei, della sua bocca capace di dualità perverse, del roco puntellare di ogni orgasmo, di quella luna arrogante dietro i vetri, del suo venire forte e prepotente dentro la sua anima. Vicendevolmente arrese. Senza scampo.
La testa faceva ancora male. Forse per colpa di quel rosso fermo che galleggiava ancora solitario, per due dita, nel bicchiere.
Sì, sarà stato quello.
Poi si voltò, quasi per istinto... piegò la testa, strizzò piano gli occhi... sulle lenzuola bianche, illuminate da una falce ammiccante e crudele di luna, una sottile striscia di seta rossa. Abbandonata lì, così, per caso...
- Ti odio perché non posso amarti
Vicolo cieco emerso dietro la curva d'angolo
Per quelle pieghe affini della mente
Per il mio codice inibito
Per la perversa lussazione della mente
Per il crudo asse sincrono d'imperfetta sintesi
In onirico spasmo
In osmotico piacere
Di riflessa carne. -
Erato
Erato