Osservava il corpo di lei adagiato sulla pietra ad assorbire l'oro del sole: sinuoso sembrava rispondere ad ogni avvallamento della roccia con le sue curve, ad ogni sporgenza con le sue concavità, quasi per una magica simbiosi che ne faceva non più un oggetto estraneo, contaminazione del paesaggio, ma l'essenza stessa della sua natura, rappresentazione di sacrale bellezza.
Si deliziava di questa visione con un godimento estetico che gli faceva assaggiare un gusto di profonda beatitudine, simile a quello che provava quando faceva l'amore con lei e l'abbandono sospendeva e annullava il tempo nel piacere.
E tuttavia, anche in quella occasione, il corpo di lei non apparteneva a lui, ma diventava risonanza, comprensione di lei, in un incontro sconvolgente nel quale i corpi si facevano veicoli di trascendenza.
La sua pelle dorata dal sole, i capelli sciolti ad avvilupparsi con serpentine movenze alle cosce di lui, le mani avide sui corpi, le dita e le lingue che penetravano ogni orifizio, il nome di lei pronunciato nel desiderio: era lì che tutto era cominciato e sempre cominciava, con il desiderio che nutriva il sesso anzi, con l' intelligenza del desiderio, che si serviva di mille mezzi, difese, filtri, menzogne, giuramenti, slanci, tradimenti per avere quel corpo.
Ma quel corpo non era mai veramente posseduto: dava l'oblìo, faceva provare desiderio, piacere, dolore, fame, eccitazione, ma la smania di possederlo andava sempre delusa.
I baci divoranti su quel sesso, la cui contemplazione gli procurava un estenuante delirio erotico, le carezze che volevano raccogliere nelle mani i tratti di quel volto, di quella pelle, di quella carne, il coito, in tutte le sue varianti, che esasperavano al massimo la tensione del possesso e della dominazione ... era tutto inutile.
Quel corpo era il paesaggio in cui lui si muoveva, era acqua primigenia, madre terra, cielo stellato e universo; era il mondo intero e insieme il suo collasso.
Egli non poteva pensarlo, comprenderlo, dominarlo, analizzarlo, anche se mescolava la pelle, le gambe, le braccia negli abbracci, anche se mescolava le lingue e le salive nei baci, anche se mescolava gli umori, il sudore, le secrezioni di lei, il suo sperma, i sessi, anche se mescolava le parole e la loro conturbante oscenità.
Quelle parole non erano pronunciate con l' intenzione di umiliarla – lei era e rimaneva su un piedistallo – ma con quella di aprire un varco nella sua sostanziale alterità, aggredendo la sua inviolabilità, nel tentativo dell' appropriazione; ma sebbene raggiunta attraverso il sesso, lei sembrava sfuggirgli sempre ...
Leccare, mordere, succhiare, carezzare, premere, palpare, percuotere, penetrare, divorare, introiettare quel corpo amato, desiderato, che era tutto il sesso, il godimento, la gioia, la pienezza e passare - oltre - , - trascendere - nell' estasi.
Ecco ciò che provava: bisogno, dipendenza e sofferenza che l'immagine di lei, splendida e lasciva, alimentava.
Nut