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Aveva un buon odore, più del solito intendo.
E' stato il calore della doccia suppongo.
La pelle pulita si stava scaldando velocemente, prima ancora d'asciugarsi. Credo sia stato quel vapore sottile a farmi alzare la testa dal libro.
Un bacio lungo, ozioso, senza frenesia alcuna. Uno di quelli in cui stai lì ad assaporarti anche se conosci a memoria il gusto delle sue labbra, la forma della lingua quando si fa punta irruente, ad invadere interstizi bui.
Siamo rimasti lì, bocca su bocca, muovendo appena le mani, storditi dal caldo estivo e dalla stanchezza della giornata.
Ma è nella spossatezza che si cela il languore, e quando mi ha preso la mano mettendosela tra le gambe il desiderio aveva già contorni nitidi, lucidi.
"Andiamo a letto, vuoi?"
Mi piace la nostra camera, ha una finestra immensa che dà sulle colline e di notte, quando il vento si alza, le tende si gonfiano bianche ed arrivano a carezzarmi la schiena. Fare l'amore su quel letto fa sentire dentro la brezza, avvolti dall'aria notturna.
E' strana la calma con cui ci spogliamo. Non c'è irruenza, non c'è l'impeto della passione fulminea. Mi sfilo l'abito dalla testa, lo appendo con calma alla gruccia. Lui si toglie la maglietta, si sfila gli slip e si sdraia prono, obliquo sulle lenzuola, chiudendo gli occhi. Lascio cadere anch'io gli slip appena indossati, li recupero da terra e li appoggio sul comodino. Mi sdraio sulla sua schiena, senza dire una parola. Ascolto il vento risvegliare la pelle e poi cerco la sua bocca tiepida, morbida, rassicurante.
Lo percorro incollando il naso alla sua pelle, respirando quel suo odore così potente, levigo quei fianchi stretti con le labbra fino a baciargli il sesso. Mollemente mi sdraio con il capo sul suo ventre e guardo la mia mano scorrere sul suo sesso, accenderlo, irretirlo.
La sua voce mi arriva in un sussurro, la dolcezza del tono curiosamente in contrasto con la ferma richiesta. "Girati che ho voglia di leccarti - .
"Ma io mi diverto anche così - .
"Girati".
I nostri corpi s'incrociano lentamente, rimango sollevata sui gomiti prima di scendere completamente sul suo kazzo. A rovescio mi batte in fondo, dove il palato diventa molle gola, ma non m'infastidisce anzi, mi accorgo che quella leggera sensazione di soffocamento mi eccita da morire. La sua lingua guizza sul mio sesso, non capisco bene come, sento le dita che frugano, la sua saliva che cola e solletica. Aumenta vertiginosamente il ritmo e tutto cio' che era lentezza, e dolcezza, si tramuta in ossessione. Ora fatico a respirare, ma invece di sollevarmi deglutisco come ad inghiottirlo in un irrazionale desiderio di suicidio. L'orgasmo mi colpisce alla nuca con una violenza sconosciuta, lingue elettriche mi trapassano il corpo come se lui ne fosse il conduttore, governandone il percorso dal mio sesso alla mia lingua, e viceversa.
Mi sollevo sulle braccia tremanti, ma lui non si ferma ed io sono troppo dipendente da quel piacere per non cercarlo di nuovo, subito. Il secondo orgasmo è meno intenso, ma più largo, come se il pugno di prima sulla nuca si fosse sciolto su tutta la schiena e fosse colato lentamente, stentando ad esaurirsi.
Mentre mi slaccio dalla sua bocca e mi dedico sazia al suo orgasmo, mi accorgo di essere di nuovo calma, di aver ripreso a percepire ogni piega della sua pelle, ogni sfumatura del suo sapore, anche mentre vedo il suo ventre farsi convesso, anche quando mi scende in gola, getto dopo getto, spegnendosi lieve.
Il sonno ci prende inesorabile, senza lasciarmi nemmeno il tempo di dirgli, di spiegargli quanta energia mi ha regalato. E neppure sa quanto, ancora adesso, vorrei riaverlo a violarmi la gola, a rubarmi l'anima là dove nascono queste mie parole.

Madamesnob