Si dice solitamente, che il mondo sia del colore con cui tu lo guardi... ecco, io il mondo l'ho visto attraverso i tuoi occhi e ciò che ricordo lo porterò con me per sempre.
Chiudo gli occhi e ciò che vedo sono le alte scogliere coperte di macchia mediterranea che ripide si tuffano nel mare, o forse, s'innalzano al cielo... Su quelle scogliere, di notte, mi hai detto che il mare è quanto di più vicino a Dio possa esistere; forse hai ragione, ma io credo che ciò che Dio vuole più simile a lui sia l'amore...
Ricordi...?
Tante chiacchiere al telefono, mille progetti, sogni realizzati e sogni rubati ai cassetti altrui nell'attesa spasmodica che l'infinita distanza che ci separava all'improvviso diventasse un muro di carta velina sottile, a tal punto, da essere strappata dai nostri semplici sospiri.
Ti ho sentito ogni giorno più vicino, a dispetto degli oceani che separavano i nostri corpi, ed ho voluto sentire vicino anche il tuo cuore... sì, forse l'ho voluto sentire solo io.
Così ti ho raggiunto e, come due linee parallele, abbiamo vissuto per alcune ore vicini a pochi km l'uno dall'altra senza poterci vedere, aspettando solo l'ora del nostro primo, vero, incontro.
Aspettando... perché per me è stata un'attesa; di quelle attese da toglierti il fiato, che bloccano il tempo, che, impietose, ti fanno pensare che non sarai mai alla sua altezza.
Cosa sia stato per te non lo saprò mai, perché è giusto che ognuno celi nel proprio cuore ciò che non vuole far conoscere all'altro.
Poi di sera, in una piazza coperta di nebbia, irreale, morbida, ovattata ti ho toccato. Un solo piccolo bacio dato sulle guance ed il tuo profumo lieve che accarezzava il mio corpo. Abbiamo passeggiato come due ragazzi normali e non hai sentito la tensione nel mio corpo, la paura di sfiorarti senza che tu lo volessi, il ritmo del mio respiro che avrebbe voluto sentirti ancora più vicino.
Troppe chiacchiere, troppe cose da raccontarsi, troppe risate da far risuonare tra noi mentre il mare ci osservava scuro ed immobile in una notte troppo umida per essere estiva. Abbiamo bevuto, ubriachi non di gioia, ma di tensione, come equilibristi che cerchino di non cadere sapendo che poi non si rialzeranno più.
Mi hai portato a vedere il mare su una scogliera a strapiombo: io che odio le altezze, io che ho paura di cascare in abissi troppo profondi, io che ora non so più come sradicarti dal mio cuore...
E lì mi hai baciato, in un bacio dolce, tenero, lungo, iniziato per tapparmi la bocca. Ho sentito le tue labbra morbide cercare le mie, trovarle e morderle leggermente. Le ho dischiuse, ho lasciato che la mia lingua cercasse la tua ed insieme iniziassero una danza, un'intima sintonia da cui il mondo era escluso. Ma ti sei fermato, mi hai guardato ed un sorriso triste ha illuminato i tuoi occhi. Neppure gli occhiali che indossi hanno potuto mascherare quello che solo io non ho voluto vedere.
Sono tornata in albergo confusa ma felice per una notte romantica, appena accennata, che desideravo vivere dal primo giorno in cui la tua vita ha incrociato la mia. Ho dormito pochissimo e il primo pensiero sei stato tu, in mare con la tua barca, solo con le onde che la sera prima ci accarezzavano ed adesso appaiono così lontane... Per questo ti ho scritto quell'sms strano: "Ultima notte folle e volevo passarla con te e tu hai accettato. Il solo pensiero di rivederti ha reso la giornata più allegra e tutto ciò che ho visto non aveva solo i colori della natura, ma tutte le sfumature che mi avevi trasmesso parlando con me..."
Scegliere l'abito non è stato facile, cercare d'essere bellissima ai tuoi occhi e a quelli del mondo che ci avrebbe guardato curioso; l'abito nero semplice ma talmente sexy da farmi sentire unica, i capelli lunghi e neri sciolti sul viso e le rose nere che scendevano lungo il collo in un filo sottile. L'appuntamento era sulla stessa piazza: io che ti aspettavo guardandomi intorno e tu in ritardo, come al solito, col semplice pretesto di parcheggiare l'auto. Non abbiamo visitato a lungo la città: il mare scuro ci attendeva... il molo con i suoi frangiflutti e le barche ancorate nonostante il mare sembrasse non voler cullare nessuno.
Ci sono stati i nostri sguardi e poi di nuovo le nostre bocche si sono incontrate. Un bacio immobile, fatto d'ansimi appena accennati e di labbra indecise... Ma questa volta ho voluto di più e così le mie mani dolcemente hanno sciolto i tuoi bottoni ed ho sentito la tua pelle calda sotto le mani. La tua bocca esplorava il mio corpo, lentamente mi hai preso il seno riempiendolo di piccoli baci come se fosse vetro delicato, ed ho sentito il tuo respiro farsi più forte.
Ti ho morso la schiena, poi lentamente più giù a giocare con i tuoi capezzoli, ad assaporare il tuo corpo affinché la mia pelle ne conservasse il profumo. Sapevi di caldo, di dolce, del ragazzino più giovane che in fondo sei... il ragazzo che ansimava stringendomi a sé, mentre io con una mano esploravo il tuo desiderio. L'ho sentito crescere, ho sentito il tuo corpo volermi e la tua voce dirmi:
- Forse è meglio se ci fermiamo...-
Mi hai fermato il cuore con questa frase e con tutte le inutili giustificazioni di chi non ha il coraggio di affrontare ciò che la vita, dispettosa, propone.
Abbiamo visto l'alba su quel molo come vecchi amici che vorrebbero parlare ma che d'improvviso non hanno più molto da dirsi...
Sono tornata sul quel molo stamani per vederlo alla luce del sole, affollato di turisti in costume, per esorcizzare la forza di questa notte che non avrebbe dovuto essere e non sarà mai più... perché adesso tornerò alla mia vita dopo aver volato, anche solo per una notte, su una ripida scogliera.
RoxyB