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Racconto n° 3088
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Il diavolo veste sexy
Sono sempre stato un buon padre di famiglia.
Nei miei 20 anni di matrimonio scherzavo spesso su altre donne con i miei amici e anche con mia moglie, ma non pensavo che mi sarebbe successo quello che adesso sto per raccontare.
Prima di tutto mi presento: mi chiamo Antonio, 49 anni, alto 1,75, brizzolato, fisico longilineo e avvocato di successo.
Sono passati sei mesi da quando lei entrò nel mio ufficio; non avevo mai captato in vita mia tanta sensualità, il suo corpo emanava come una luce tutta sua e guardarla sembrava quasi difficoltoso, così come respirare l'aria per parlarle.
Lei si chiamava Silvia, 28anni, mora, alta 1,68, vagamente somigliante alla Ferilli, ma, se possibile, ancora più sensuale e quel giorno, con un tailleur blu che lasciava intravedere quanto ci fosse di buono sotto...
Non so se doveva succedere o se, come molti dicono, esiste il colpo di fulmine, so solo che da quando si sedette sulla sedia mettendosi a posto la gonna e facendo intravedere un paio di calze autoreggenti, io ho completamente dimenticato la mia famiglia.
Guardavo le sue gambe affusolate mentre mi parlava, le sue parole mi scivolavano sino sotto le mutande: era come se la sua voce accarezzasse il membro facendolo indurire; i miei occhi si spostavano incantati sui suoi seni e subito dopo sulle sue labbra così perfette, così piene e provocanti...
Non riuscivo a sentire altro che sensualità e voglia d'averla, una sensazione che non avevo mai provato, ma che volevo approfondire.
Con uno sforzo enorme cercavo di concentrarmi su quello che mi diceva, così venni a sapere che lei era una studentessa di giurisprudenza mandatami lì a fare esperienza da un mio caro collega, il quale, mi diceva che sotto le mie ali sua figlia sarebbe sbocciata diventando un ottimo avvocato.
ero incredulo, terrorizzato all'idea di perderla e non vederla più e invece in quel momento mi rendevo conto che ne potevo disporre a mio piacere per i mesi a venire.
Si presentava docilmente e con occhi sottomessi e questo mi eccitava ancora di più, la ascoltavo e nello stesso tempo pensavo a come sedurla; la feci finire di parlare e poi cominciai a pavoneggiarmi raccontandole i miei lati migliori, cercai di farle un'ottima impressione e alla fine le dissi che quella sera la portavo a cena per discutere del tutto.
Lei ovviamente accettò e con un sorriso ammaliatore uscì dalla mia vista lasciandomi con il cuore in tumulto.
Tornai a casa e, per tutto il tempo che mi divise da lei, non feci altro che fantasticare; misi i vestiti che più mi mettevano in risalto, feci il possibile per apparire giovanile e provocante ed uscii.
Il ristorante era il meglio che si poteva avere per discutere affabilmente ed essere nello stesso tempo intimi.
Ordinai i piatti più prelibati e presi una bottiglia di Brunello di Montalcino che ben si addiceva al menù ordinato.
Pasteggiammo deliziosamente e discutemmo delle sue nuove prospettive di lavoro, poi, con il passare del tempo, i nostri discorsi divennero più intimi, sino a diventare molto intimi, ma quello che più mi colpì fu che era proprio lei che, a mano a mano, rendeva tale il discorso, e per poco mi strozzai con quello che stavo mangiando, quando sentii la sua gamba accarezzare la mia.
Diavolo! Mi stava toccando la caviglia sotto il tavolo e non era per caso! Il suo perdurare creò un irrigidimento immediato del mio membro, la mia voce divenne roca, i miei occhi, dentro i suoi; parlai e le dissi che la volevo subito, non potevo più aspettare; lei mi sorrise sensuale e mi disse che doveva andare alla toilette a rifarsi il trucco, io la guardai sculettare sotto quella sua gonna stretta e, passandomi la lingua sulle labbra, pagai veloce il conto.
Uscimmo e cercai un albergo soddisfacente; nel frattempo lei aveva appoggiato la mano sulla mia coscia e piano era arrivata all'inizio del mio piacere. Quel momento era talmente sensuale che appositamente saltai alcuni hotel che conoscevo per farlo durare ancora. Lei mi guardò, gli occhi penetranti avevano una malizia che bruciava dentro, e con disinvoltura fece scendere la mia cerniera e si piegò sul mio cazzo libero. Credevo di svenire.
Con mia moglie non mi ero mai permesso di farlo in auto; anche se molte volte avrei voluto, sapevo che lei avrebbe rifiutato: troppo casta per fare certi atti sessuali che non fossero a letto e invece Silvia, dopo solo qualche ora, stava realizzando uno dei miei desideri proibiti.
Rallentai la velocità e cercai di rimanere concentrato sulla strada mentre sentivo la sua bocca avvolgere la cappella e stringere forte le mie vene pulsanti.
Quando cominciò a scendere e a salire sul mio membro, feci uno sforzo immane per non chiudere gli occhi.
Le mie mani scesero sulla sua testa seguendo i suoi movimenti e, quando sentii che non resistevo più, le dissi di smettere; lei, invece, si strinse forte attorno al mio desiderio e mi succhiò l'anima.
In pochi secondi il mio sperma era completamente nella sua bocca, lei ingoiò tutto e poi, con calma, lo lasciò libero e lo rimise sotto gli slip, chiuse la cerniera e salì a baciarmi per farmi sentire il mio sapore acre.
Ero stravolto dal piacere provato e da tanta audacia.
Vidi un hotel carino, parcheggiai, entrai, presi la camera più bella e costosa e salii le scale facendo due gradini alla volta: mi sentivo un ragazzino e la sua bocca non mi aveva distrutto, il mio membro era ancora pronto a combattere e di questo ne ero orgoglioso.
Entrai, chiusi la porta e subito la sbattei contro il muro, alzai la gonna e con piacere vidi che indossava un piccolo perizoma e un paio di calze autoreggenti.
Era incredibilmente sexy. Le sbottonai la camicia liberando i seni che presto furono nelle mie mani e mi resi conto che portava una seconda scarsa. Un piccolo seno su un corpo famelico. Le sue mani mi avevano spogliato mentre io le facevo scivolare il perizoma e, senza neanche sentire i suoi umori, le alzai le gambe e mi spinsi dentro.
Il suo gemito alla mia intrusione fu l'unica resistenza che trovai, il mio piacere scivolò nella sua carne senza difficoltà e allora cominciai a scoparla come se fosse l'ultima volta, sbattendo lo scroto contro la sua tenera carne mentre con le mani le stringevo il sedere.
La presi in quella posizione per dieci minuti, il fatto che ero già venuto mi permise di resistere maggiormente e così assaporai meglio quello che stava succedendo.
Lei era veramente brava, mi toccava in un modo esagerato, o forse ero io che lo credevo; continuavo a fare confronti con mia moglie, che era sempre stata passiva, e mi rendevo conto che per la prima volta non ero io a scopare, era lei che gestiva tutto e che decideva. Questo pensiero, legato al suo primo godere, mi fece arrivare al mio secondo orgasmo.
Anche questa volta lei mi riceveva tranquillamente e accettava il mio sperma, poi stringendo i muscoli vaginali, fece sì che potessi impazzire in lei.
La presi, la portai sul letto, le gambe mi cedevano da tanto piacere, e la spogliai selvaggiamente. Finalmente era nuda davanti a me. Lei mi prese una mano, mi fece avvicinare e poi mi fece inginocchiare davanti a lei e volgarmente, aprendo le cosce, mi disse: - Succhiamela tutta, fammi vedere cosa sai fare - .
Io non aspettavo altro: m'immersi nella sua vagina fradicia di umori e cominciai a bere tutto, poi andai a cercare la sua clitoride e con la lingua cercai di scoparla; lei apprezzava i miei movimenti, con le mani mi obbligava a starle dentro al massimo, quasi mi soffocò quando mi strinse con le cosce nel momento del piacere estremo: i suoi brividi di godimento erano per me una delizia e, quando le sue urla mi riempirono il cervello, feci sì che la mia lingua le rimanesse ben impressa.
I secondi che seguirono furono tutto un tremore corporeo e il nostro amplesso si fermò solo quando mi allontanò.
Mi guardava in modo animalesco, mi fece stendere sul letto e mi disse: - Voglio il tuo cazzo! -
Così dicendo, cominciò a mordermi il collo e a scendere, sempre mordicchiandomi, arrivò ai capezzoli e mi morse forte facendomi male, io urlai e lei soddisfatta scese ancora sino a tornare sul mio nerbo, lo riprese in bocca e ricominciò e farmi morire come in macchina. Io aspettavo di sentire gli effetti di quel pompino e nel frattempo le mettevo un dito nel sedere dicendole: - Voglio il tuo culo - .
Lei a quelle parole emise un gemito sul mio membro e cominciò ad aumentare il ritmo, mi fece capire in quel modo che le piaceva la mia idea e quando con la sua bocca riuscì a farmelo di nuovo indurire, uscì veloce, si mise a carponi e mi disse: - Accomodati! -
Solo una parola, niente fronzoli o finte resistenze, mi sculettava davanti al viso mentre mi mettevo dietro di lei e lo dimenava ancora mentre le appoggiavo il glande. Quando le entrai dentro, trovai solo una piccola resistenza legata ad un sospiro intenso che mi lasciò capire di come ero entrato profondamente in lei, un attimo di adeguamento a quella nuova penetrazione e poi ancora una volta lei mi stupì: senza aspettare che io cominciassi a scoparla cominciò a spingere il sedere verso il mio membro sodomizzandosi da sola, mi disse di stare fermo e lasciare fare a lei e io passivo mi fermai e la lasciai dominare quella situazione.
Per cinque minuti fui solo un pezzo di carne che le serviva a godere, la sua mano era sulla sua clitoride e da sola si procurava il suo piacere- La guardavo affascinato e come un robot eseguivo i suoi voleri; quando, urlando, venne come un'ossessa, pensai a mia moglie che non aveva mai voluto farlo e ancora una volta sparsi il poco sperma rimasto in quel corpo demoniaco.
Ero distrutto e appagato come mai mi era successo, la stavo accarezzando e giocavo con le sue forme, lei stava dormendo e il suo viso, rilassato, sembrava quasi un sogghigno.
Pensavo a come la mia vita era stata stravolta in un giorno e a quanto piacere avevo provato con quella ragazza, e cominciavo a fantasticare sul mio futuro, dimenticando ancora una volta 20 anni di matrimonio.
Mi rendevo conto che quel diavolo di ragazza era come un elisir del sesso e che non volevo perderla, allora chiusi gli occhi cercando di addormentarmi sui suoi seni, dimenticando tutto quello che è il mondo reale.





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