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Racconto n° 3099
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Ti amo
Quelle parole gli risuonavano nella testa e gli sembravano un peso enorme.
Aveva iniziato per divertimento con lei, un semplice gioco, ma il tempo aveva consolidato quel rapporto, perlomeno da parte di Daniela, e lui si era trovato coinvolto in quella passione oltre quello che pensava e voleva.
Daniela aveva tutto per fare stare bene un ragazzo come lui: aveva voglia di vivere e lo trasmetteva in tutto quello che faceva, era bella, tutte le sue cose al posto giusto e aveva 24 anni, un'età veramente invidiabile dal suo punto di vista.
D'altronde lui ne aveva 38, affermato uomo d'azienda con diverse persone al suo seguito e nella vita sempre libero di scegliere e disfare a suo piacimento. Economicamente libero da tutto, con tante storie alle spalle e mai una cosa seria; tutto il suo passato era solo incentrato sul sesso, non aveva mai pensato di avere un rapporto duraturo e non ne sentiva l'esigenza.
Poi era arrivata lei a sconvolgerlo con i suoi ritmi.
Aveva portato caos e divertimento, poi aveva cominciato a giocare con lei, il tempo lo aveva e il lavoro gli permetteva di frequentarsi; lei lavorava per uno stilista suo amico, lui era sempre sul pc per lavoro e, scherzando, un giorno si erano scambiati le mail con la promessa di sentirsi.
Un gioco, solo uno stupido gioco, un passatempo che piano era diventata una esigenza e un poi un appuntamento irrinunciabile.
Allora aveva cominciato a guardarla anche come donna, si era accorto che era una bella ragazza ed, incredibilmente per lui, anche intelligente.
Teneva testa alle sue battute e lo faceva divertire. Aveva pensato che fosse l'inizio di una storia di sesso, fresca e simpatica, ma si era dovuto ricredere quando lei aveva detto che non cercava altro che simpatia.
Gli sembrava impossibile che non fosse interessata a lui come uomo e allora aveva cominciato a corteggiarla, era diventato il suo problema principale: voleva che lei gli dicesse che si era innamorata di lui.
- Ti amo. –
Quasi si strozzò quando lei, guardandolo negli occhi quella sera a cena, l'aveva detto.
Niente che lasciasse pensare a quelle parole, parole che lui da mesi voleva che dicesse, e adesso era terrorizzato: per la prima volta sentiva che era una frase sconvolgente, due semplici parole che gli avevano fatto sobbalzare il cuore.
Aveva pensato di portarla a quel punto per dimostrare a se stesso e a lei che lui ancora una volta era il più forte, ma quella frase aveva avuto un effetto devastante che lui non si aspettava. Per la prima volta in vita sua non aveva guardato il suo seno o il suo sedere, per la prima volta aveva fatto una cosa che non credeva possibile, aveva preso la sua mano e la stava accarezzando mentre sentiva gli occhi lucidi, cercando di resistere alle sue emozioni.
Solo adesso, dopo tanti mesi passati a corteggiarla, si rendeva conto di come fosse perso per quella ragazza e di come la volesse a tutti i costi.
La battaglia dei suoi sentimenti era una lotta disperata tra la sua libertà e la voglia di urlare al mondo che anche lui la amava.
Era veramente bella, con quei suoi capelli tirati su a coda di cavallo e quel ciuffo buttato sugli occhi.
Quegli occhi così intensi in quel momento e anch'essi leggermente umidi. Improvvisamente si accorse di quanti particolari gli erano sfuggiti; adesso che la guardava con uno sguardo diverso, si accorse dei suoi mille pregi e di nessun difetto.
Non voleva accettarlo, ma si era innamorato; pensare che era vestita in un modo sensuale altre volte l'avrebbe fatto subito eccitare, non che non lo fosse, ma era un'eccitazione diversa, voleva portarla a letto sì, ma per amarla, non per scoparla.
Quel suo tailleur grigio era la perdizione per la sua libido e voleva a tutti i costi averla, ma, improvvisamente, si era sentito un idiota senza parole: tutto gli moriva in gola, solo quella mano aveva avuto il coraggio di parlare nel silenzio.
Prese fiato e rispose:
- Ti amo anch'io –
Ecco, lo aveva detto, e lo aveva detto mentre la mano tremava. Si rendeva conto di quello che aveva risposto, ma era la pura verità di quella sera e, spostandosi verso il tavolo, le diede un bacio che era molto più di un bacio: era un pegno d'amore.
Mentre pagava il conto la sua mano era sui suoi fianchi.
Era felice che tutti potessero vedere che quella ragazza era con lui. Anche quella sensazione era nuova, di solito lui pensava a se stesso, non alla donna che lo accompagnava, e ancora una volta dovette ammettere che aveva perso la testa per Daniela.
Adesso doveva scaricare tutta la sua tensione e l'unico modo era poterla amare. Non gli aveva detto niente mentre pagava e la faceva salire sulla sua bmw, ma tutto era implicito: quel silenzio era un urlo fortissimo per i loro corpi, e la tensione erotica era palpabile; si sarebbe potuta tagliare con il coltello tanto era forte.
La mano di lui sulle cosce di lei era una leggera carezza, un battito di ali sulla sua fresca carne protetta dalle calze leggere; il tocco era impercettibile eppure sembrava fosse dentro di lei talmente era erotico.
Lei respirava a fatica, la sua eccitazione alla sua risposta d'amore era stata quella desiderata e non vedeva l'ora di essere amata, sentiva quella mano sulla coscia e sperava non si fermasse, il suo corpo era pronto a riceverlo e tra le sue gambe vi era la prova di quello che diceva: sentiva la stoffa dello slip completamente immerso nei suoi umori e in silenzio pregò che lui non si fermasse.
Lui era sempre stato un uomo deciso e sapeva sempre come portare una donna a letto, invece, in quel momento, tutto gli sembrava strano e sbagliato; aveva paura di fare cose che potessero offenderla, paura che lei lo fermasse. Combatteva con l'eccitazione che gli esplodeva sotto i calzoni cercando di stare calmo e non voleva affrettare i tempi, ma, onestamente, era al limite della sopportazione erotica, e pregò di arrivare in fretta a casa sua mentre piano spostava la mano sotto la gonna.
Quando arrivò alla fine delle calze autoreggenti il contatto diretto della sua pelle così vicino alle sue intimità, gli provocò quasi un orgasmo; solo la sua esperienza e il cambiare pensiero lo salvò dal venire come un ragazzino.
Lei, sentendo la mano salire, istintivamente divaricò un poco le cosce... non voleva fermarlo, ma era terrorizzata che lui potesse farsi una opinione sbagliata, non sapeva se lasciarsi andare e saltargli addosso o fare la brava ragazza. Alla fine decise di seguire il suo istinto, aprì le cosce e con la mano raggiunse quella di Fabrizio portandola sulla sua vulva calda.
Quando lei prese la sua mano e la portò più in su sino alle sue intimità più nascoste, ebbe solo paura di chiudere gli occhi e lasciarsi andare, rischiando di andare a sbattere contro qualche ostacolo imprevisto; la frenata decisa davanti al cancello della villa fu la sua salvezza, tolse la mano a fatica da dov'era e scese.
Quel distacco improvviso da sotto la sua gonna fu mentalmente doloroso, ma sapeva che era il preludio a qualcosa di ben più intimo. Scese a seguire il suo uomo e, mentre lo faceva, sentì che il cuore era fuori giri, prese fiato e corse alla porta che lui aveva aperto e, senza un attimo di esitazione, oltrepassò quello che sarebbe potuto essere il rifugio del suo domani.
Non poteva aspettare oltre.
- Ti voglio. –
Le uniche parole che era riuscito a dire mentre l'appoggiava al muro dell'entrata e come un pazzo toccava il suo corpo cominciando a spogliarla. Il suo desiderio era talmente alto che invece di fare le cose più velocemente, sbagliava tutto, tremava troppo, i bottoni sembravano piccoli e non riusciva a slacciarli, cominciò a ridere come un isterico e disse:
- Peggio di un ragazzino, non riesco neanche a spogliarti.
Lei aveva capito il suo nervosismo e dentro aveva sorriso pensando che doveva essere lei quella nervosa.
Lo aiutò quindi ad aprire quei bottoni e ad un certo punto disse:
- Allora straccia la camicia, rompi tutto quello che vuoi... ma prendimi, non ne posso più di aspettare. -
I suoi dubbi scomparirono a quella richiesta, i bottoni della camicetta saltarono come impauriti da tutte le parti e finalmente il suo seno trovò la libertà che cercava e subito fu nella bocca di lui; le mani avevano alzato la gonna senza toglierla e adesso la sua mano era sotto il perizoma e scivolava dentro di lei scoprendo quanto fosse pronta a riceverlo.
Lei gli fece scivolare i calzoni ed ebbe un brivido di piacere quando per la prima volta sentì quanto fosse dotato, pensò che era anche più grosso di quello che aveva pensato e il brivido arrivò tra le sue gambe adesso aperte.
Mentre le teneva le cosce attorno alla vita e con le mani le teneva il sedere, pregò Dio di non venire subito... poi salì con la bocca e la baciò proprio mentre il suo membro assaporava per la prima volta la tenera carne di Daniela.
Sentiva che era stretta e questo gli faceva molto piacere, voleva dire che pochi prima di lui avevano oltrepassato quella dolce barriera; poi si dimenticò di tutto e cominciò ad entrare ed uscire in lei come l'amante più focoso.
Il gemito che lui le aveva provocato quando l'aveva penetrata era stato di piacere, sentiva bene quanto fosse passionale, ma la sua vagina era come burro al sole, senza nessuna fatica che non fosse quella di essere presa contro quel muro, si era adattata e, adesso che lui aveva aumentato il ritmo, chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Si urlavano tra i baci tutto quello che stavano provando e quando l'orgasmo li travolse, staccandosi, dissero in sintonia solo due parole:
- Ti amo -
Risero insieme mentre lui, sudato, la portava sul letto per spogliarla. Adesso era calmo, sicuro di sè, la guardava nuda in tutto il suo splendore e subito il suo membro ebbe la reazione che sperava. Non aveva fretta quindi, allargandole le cosce, si mise in ginocchio e, portandola sul bordo del letto, cominciò a far capire a Daniela cosa le avrebbe fatto nei dieci minuti che dovevano venire.
Quando lui entrò con la lingua dentro la sua vagina lei pensò di impazzire dal piacere; era estremamente bravo e si sentiva che lo faceva con passione. Quando poi la lingua cominciò a giocare con la clitoride, lei ebbe due orgasmi che la lasciarono letteralmente spossata.
Era stato divino, un amante fantastico e premuroso, e adesso, mentre lui si alzava in piedi e faceva per sdraiarsi sul letto, ebbe il desiderio di ricambiare il piacere provato.
Rimase sorpresa di quella sua voglia, non aveva mai amato farlo con altri.
Mentre scendeva con la bocca sul suo nerbo, provò il terrore che lui non fosse pulito igienicamente, ma scacciò subito quella sua remora allargando le labbra e assaporando il suo glande.
Le piaceva come lui reagiva e stimolata ancora di più dai complimenti che le faceva, si lasciò andare e prese a fare cose tali che non si riconosceva più: stava usando la lingua e le labbra come mai aveva fatto e sembrava che lui fosse al settimo cielo per questo. L'importante era che lui fosse contento, voleva sentirlo venire in lei come mai nessuno aveva fatto, sentire il suo sperma per vedere se era così salato come le avevano raccontato le amiche e lo avrebbe anche ingoiato se questo non le avrebbe creato problemi.
Lo schizzo violento le riempì la bocca proprio mentre pensava a tutto questo ed istintivamente cercò di farlo uscire, poi però con calma accetto il suo liquido vischioso e facendo un gran casino cerco di ingurgitarlo.
Si trovò a tossire e alla fine decise che per quel giorno era stata già abbastanza brava.
- Che ragazza magnifica... - pensava, non aveva neanche avuto bisogno di chiederglielo o di appoggiarle le mani sulla nuca per darle un ritmo, sembrava nata per fare sesso orale, si era subito immedesimata ed era diventata tutt'uno con il suo membro, facendolo godere in un modo indicibile.
Adesso, appagato, le carezzava le curve del sedere ammirandole e golosamente pregustandole. Chissà se l'ha mai fatto...
Lei sentiva la pelle d'oca mentre lui le accarezzava tutto il corpo e poi maliziosamente giocava col suo sedere. Guardandolo aveva capito cosa stesse pensando e si ritrovò a dire a se stessa: sì amore, con te farei anche questo.

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