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Racconto n° 3142
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Un corpo sotto la luce della luna
Stupenda visione: è un'incredibile fortuna poterla guardare.
Sono avvolto dal mistero di quella donna: era destino che io dovessi ammirarla, di nascosto, dal terrazzo della mia camera con vista sul lago ed è una fortuna che lei abbia una stanza leggermente più avanti della mia e che, con quella luna piena, io possa ammirare le sue forme sotto quella vestaglia leggera; sono come ipnotizzato, sono in quell'albergo da due notti e per due notti non ho dormito.
Affacciandomi sul terrazzo per ammirare il lago, mi sono perso sul suo corpo e, adesso, l'unica mia speranza è che questa notte sia ancora bella e lei esca ancora.
Riesco a sbirciare nella sua camera e la vedo spogliarsi per il suo uomo e lasciarsi trasportare dai suoi sentimenti: per la prima volta in vita mia sono geloso di un niente, nessuna pretesa per averla, neanche so se è italiana; eppure è due notti che non dormo sperando che lei appaia.
Mentre nervoso la vedo fare l'amore, mi accorgo che ogni suo movimento è un colpo al mio dolore: un attimo, un incrocio di occhi in quella sala immensa e mi sono perso.
Non ho mai creduto ai colpi di fulmine, ma il mio cuore mi dice che devo ricredermi, così aspetto che lei faccia il suo dovere di donna e aspetto come un beota che torni ad assaporare il vento frizzante del lago.
Tutto come da copione, come tutte le sere: il suo viso rilassato dal piacere avuto è rivolto a guardare le stelle, poi il lago, poi, come se sentisse il battito del mio cuore, per la prima volta si gira e incrocia il mio sguardo.
Cerco di essere sereno mentre ci scopriamo, vedo in trasparenza i suoi seni, ammiro le forme adesso più delineate e, ancora una volta, mi sento geloso del suo uomo che può assaporare il tutto.
Un sorriso disarmante mi incenerisce il cuore, vorrei dirle che da due notti non dormo pensando a lei, invece, l'unica cosa che riesco a fare è scendere con lo sguardo sul suo inguine: vedo una leggera peluria nera a difesa del mio desiderio e subito sento al mio basso ventre una fitta che ben conosco; siamo a circa dieci metri di distanza, spero non si accorga della mia eccitazione e, nello stesso tempo, vorrei che se ne accorgesse per farle sapere quanto la desidero.
Rimane a guardarmi senza parlare, i suoi occhi sono pieni di passione, forse perché ogni sera scarica il suo desiderio con il partner; comincio a non essere più razionale, mi sto perdendo nelle mie fantasie.
"Non vedi quanto ti desidero? Non senti quanto sono eccitato?"
"Dimmi qualcosa".
"Ti prego, dimmi qualcosa".
Mi rendo conto che sto parlando da solo e mi rispondo da solo.
Bisogna che smetta di uscire su quel terrazzo la sera sperando di vederla.
"Buonasera, splendida serata, vedo che anche lei esce tutte le sere ad apprezzare questa vista magnifica".
Dio mio, sta parlando a me, scuotiti, rispondi, cogli l'attimo fuggente.
La guardo mentre con un mezzo sorriso falso rispondo: "E' lei che illumina il lago, e la serata".
Adesso esce il suo uomo e mi uccide, oppure mi dà dello stupido e sparisce per sempre dalla mia vista.
"Allora esistono ancora gli uomini galanti".
Il sorriso che mi rimanda si scolpisce nel mio cuore, come quel vestito trasparente nei miei occhi.
"Devo andare, spero di rivederla, mio galante signore".
"Sarò qui alla stessa ora e con lo stesso piacere".
Sono sicuro che ha capito cosa intendo con quella frase, non può non sapere delle sensazioni che provoca uscendo in quel modo, è troppo intelligente, almeno lo spero, sarebbe una delusione cocente se, legato a quel corpo stupendo, non vi fosse anche un cervello.
Torno nel mio letto con un senso di vuoto, sento la mancanza di quella visione, quasi eterea se non fosse per l'eccitazione che sento sotto i calzoni.
Cerco di dormire, ma quella sensazione di vuoto mi perseguita, la notte passa insonne e il mio desiderio cresce con i miei pensieri più intimi, penso di averla per me in ogni modo e sfogo il mio desiderio accarezzandomi.
Aspetto la sera con trepidazione e, soffrendo, la vedo concedersi al suo uomo; la luce soffusa e le tendine leggere mi nascondono l'amplesso nel suo insieme, ma i movimenti bastano a farmi soffrire.
Eccola che esce a cercare la sua quiete, bella come sempre, un veloce sguardo al lago e al cielo e poi, di nuovo, girandosi, mi dice a bassa voce:
"Puntuale e anche di parola, un uomo pieno di pregi".
Il suo sguardo, come la sera prima, è pieno di passione.
"Ti voglio, ti voglio più di ogni altra cosa".
Ma le parole non escono, rimangono soffocate dalle mie emozioni, spero che il mio sguardo parli per me, le faccia capire quello che provo, ma mi rendo conto che sono solo illusioni, d'altronde, cosa posso sperare: ogni notte viene soddisfatta dal suo uomo, neanche su questo posso contare.
Eppure è lì che mi guarda e io, nel mio piccolo, so riconoscere uno sguardo, così prendo coraggio e urlo alle mie parole di uscire mentre ancora mi perdo in quel corpo.
"La sera non le rende giustizia, la notte, seppure illuminata dalla luce della luna, nasconde le sfumature del suo viso. Mi farebbe piacere poterla conoscere meglio".
"E' un'idea affascinante, che ne dice di vederci in piscina domani, verso le 14? Sono sola tutto il pomeriggio".
Troppo bello per essere vero.
"Ci sarò".
Un sorriso e un saluto con la mano mi lasciano ancora solo per quella sera, in attesa di un'altra notte inquieta.
Il giorno successivo sono in piscina e la vedo arrivare; da vicino posso finalmente ammirare le sfumature del suo corpo, ma tutto è perfetto, vedo solo cose belle, non trovo difetti, non ne voglio trovare.
"Da vicino è ancora più bella, anche se devo dire che quel vestito leggero che mette la sera è veramente notevole sul suo corpo".
Per la prima volta la vedo arrossire, ha capito cosa voglio dire e cosa mi piace di quel vestito serale.
"Molto gentile, che ne dici di darci del tu, io sono Patrizia".
"E io Marco, quello che ti tiene compagnia la sera prima di dormire".
Anche questa volta lo dico con un tono che fa capire il doppio senso della mia frase; questo pensiero stimola la mia erezione e, questa volta, voglio che lei sia consapevole del mio desiderio.
Guardo quel piccolo costume che castiga il suo corpo e vedo i suoi capezzoli ergersi prepotenti; evidentemente anche lei ha fatto pensieri intimi sulla mia ultima frase, le prendo una mano e le dico di seguirmi; lei, come un cerbiatto smarrito, mi segue.
Apro la porta di una cabina e la faccio entrare, richiudo la porta e, appoggiandola alla parete ruvida, la bacio; lei dischiude le labbra e mette le mani sui miei capelli mentre io accarezzo tutto il suo corpo.
Vorrei avere cento mani per toccarla in ogni modo; per la prima volta posso sentire un suo sospiro; quando la mia mano si appoggia sul suo pube, sposto quel piccolo pezzo di stoffa e cerco il suo fiore; l'umore che sento sulle mie dita sono il preludio al mio piacere.
Le sue gambe abbronzate fanno spazio al mio corpo; quello che succede dopo rimane scolpito nelle mie esperienze di uomo e io, da persona galante, lo tengo per me.


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