- Non chiedermi questo! -
Quelle parole erano uscite dalla bocca della mia ragazza in modo sdegnato e deciso.
- Sono disperato, se non pago il debito perderò tutto, anni di lavoro sfumato per colpa di questi tassi che sono aumentati a dismisura. Quel maledetto strozzino mi ha legato le mani; o pago o sono dolori, grossi dolori.
- Questo lo so, me l' hai già detto, ma non puoi chiedermi di andare a letto con lui per saldare gli interessi -
Patrizia mi guardava come si guarda l'ultimo dei deficienti e aveva ragione, ma la mia disperazione era giunta al massimo e il cervello era offuscato dalla paura di quell'uomo.
- Ti prego Patrizia, stammi vicina in questo momento, vedrai che ne esco fuori se mi aiuti -
- Aiutare un cazzo! Tu mi stai chiedendo di andarci a letto!! -
- Non te l' avrei mai chiesto se avessi potuto evitarlo, lo sai quanto sono geloso, ma quello mi ammazza -
Vedevo chiaramente che stava combattendo una guerra interna; voleva aiutarmi, ma quello che le chiedevo era un sacrificio che avrebbe potuto fare finire il nostro amore.
- Sei un bastardo, sai quanto ti amo. Dì a quello stronzo che domani sarò a casa sua, alle dieci di sera, come ha chiesto -
Manca un'ora alle dieci di questo giorno infame in cui la mia Patrizia, per aiutarmi, sarà costretta a soddisfare le voglie di un altro uomo.
Mio Dio, sono disperato mentre la guardo che si prepara vestendosi come lui ha chiesto. Ricordo il nostro primo incontro, la tenerezza di tutti gli altri, la prima volta e poi le volte a seguire sino a diventare un corpo unico; gli incontri furtivi all'insaputa dei nostri genitori, i suoi primi completi intimi comprati per me e la meraviglia del suo corpo sempre più pieno, sino a diventare una donna splendida e completa.
È veramente sensuale la mia Patrizia, tutti me la invidiano. Anche lo strozzino mi aveva detto che era bella e una volta, guardandomi negli occhi, aveva esternato il piacere di farsela.
- Lei non deve mai entrare nei nostri discorsi!-
L' avevo guardato con ferocia, con il coraggio della gelosia e lui, ridendo in modo sarcastico, mi aveva risposto:
- Era solo una battuta per farti i complimenti per la tua ragazza -
Così il giorno prima, quando lui aveva mandato due scagnozzi a prendermi, nel momento della disperazione l' avevo barattata per salvarmi da lui.
La guardavo mettersi le autoreggenti nere e il perizoma orlato che io tempo prima le avevo regalato e mi si stringeva il cuore; quando la camicetta bianca era sparita dentro la gonna nera, sarei voluto morire.
Il seno turgido e sodo spingeva sotto la camicia poiché la richiesta era che lei fosse senza reggiseno.
Guardavo i suoi capezzoli ancora inerti e vedevo la sofferenza nei suoi movimenti.
Era come un cerbiatto che si avventurava impaurito sapendo che dietro la porta c' era il lupo.
Non si era mai appesantita col trucco e quel rossetto la faceva sembrare una puttana; adesso era pronta per lui, mancavano solo quindici minuti all'appuntamento e lei aveva finito di prepararsi. La scatola con vestiti e accessori che le era stata portata era completamente vuota e il risultato era lì, davanti ai miei occhi.
Gli occhi lucidi mentre si girava verso di me furono un macigno lanciato contro il mio cuore; le andai incontro e con un dito le alzai il viso guardandola negli occhi, asciugandole le lacrime con i miei baci. Mi ritrovai a stringerla forte.
I baci scendevano copiosi sulla sua bocca, sul collo, poi sui capelli e poi dappertutto; le mie mani s'impossessarono dei suoi seni e presto i capezzoli presero a vivere di vita propria, spingendo prepotentemente contro la stoffa bianca.
Le gambe si dischiusero teneramente e mi dettero la possibilità di cercare il piacere estremo; sapevo dove toccarla e lei sapeva come soddisfarmi e farmi impazzire.
In poco tempo l'avevo spogliata di tutto ciò che in quel momento non era per me e, adesso, ritrovavo quello che era sempre stato solo mio.
Dimenticando tutti i miei problemi, cominciai a perdermi negli effluvi di Patrizia e ben presto ci trovammo ad amarci come se fosse l'ultima volta.
La passione e il desiderio di quel momento era aumentato dal pericolo che sapevamo di correre nel ritardare la sua uscita.
Il tempo passava e i nostri corpi erano sempre più uniti, tutto di noi era sensibilizzato all'estremo e il mio membro continuava ad entrare in quella tenera carne quasi a farla stancare, come a sfiancarla, nella speranza che non volesse più incontrare l'altro uomo, come se fosse stata una scelta sua.
Vedevo nei suoi occhi la tristezza di chi sa che il patibolo è sempre lì che aspetta. I miei fendenti dentro di lei erano di gelosia e il mio resistere era per evitare il distacco di quella notte.
Continuai ad amarla senza guardarmi indietro e non volli mai guardare l'orologio, forse sperando che il tempo si fermasse... ma il tempo non si ferma, non nella realtà.
Due ore dopo l'appuntamento il cellulare squillò riportandomi alla realtà e alla tragedia di quella notte; all'altro capo lo strozzino mi stava insultando e diceva le cose orribili che mi avrebbe fatto se nel volgere di pochi minuti non fossi andato ad un nuovo appuntamento.
Preso dal suo eccitamento mi aveva minacciato in tutti i modi e io ascoltavo silenzioso.
Finito lo sfogo del bastardo, presi il cellulare, mi avviai alla polizia e con la registrazione potei liberarmi da quel vincolo distruttivo che è lo strozzinaggio.
Tornato a casa andai in camera da letto, silenziosamente m'infilai sotto le lenzuola abbracciando il caldo corpo di Patrizia, sfinito dalla battaglia fatta, e la tenni stretta come il diamante più prezioso.
Mi addormentai pensando a lei che si era vestita per un altro pur di aiutarmi e avrebbe fatto tutto pur di salvarmi.
Il mattino al risveglio non la trovai.
Aspettai tutto il giorno una sua chiamata e il tempo mi distruggeva nella paura di averla perduta; poi finalmente, verso le nove di sera mi chiamò, chiedendomi di raggiungerla a casa sua.
In cinque minuti ero davanti alla sua porta che suonavo quel campanello con il cuore in gola.
Quando aprì la porta e la vidi vestita come la sera prima aspettai col cuore in tumulto di capire cosa volesse dire.
Lei aveva uno sguardo da felino e mi disse:
- Abbiamo rischiato di perderci per colpa di altri, abbiamo scoperto un modo nuovo di amarci che ci ha portato a conoscerci meglio e a godere di più: teniamoci il meglio e dimentichiamo il peggio.
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