Consistenza di seta. Profumo di cannella. Liscia, avvolgente, calda nella tua fluida essenza. E profumata. Si, profumata di vita e cucina, odorosa di frutti maturi e di vini preziosi. Nuda. Sporca di farina e risate. Danzante su tacchi affilati come coltelli. Armonica nei gesti. Dosa. Mescola. Frulla. Impasta. La trama sottile della pelle accesa dal calore del forno e del mio sguardo. Riflessi di rubino prezioso guizzanti tra i capelli. Silenziosa nel tuo affacendarti armonico sulle note di Cohen. Non posso pił ascoltarle. Ora non pił. Viva. Cangiante nell'umore mutevole degli sguardi. Felice, forse. Questo non mi verrą pił dato saperlo. Lo so. Sorridente, in un baluginare di denti bianchissimi, mentre mordi con fame sincera una mela.
Magica, nella sapiente arte delle tue mani che miscelano farina, zucchero e uova con antica sapienza di femmina. Femmina, gią. Nessuna pił di te. Nessuna come te. Dopo. Canticchiante su note basse, le tue preferite, quei versi struggenti: - And you want to travel with him, and you want to travel blind, snd you think maybe you'll trust him, For he's touched your perfect body with his mind - . Un po' Susanne. Anche tu. Poetica puttana. Madre e amica. Ritmico guizzare della braccia nello scorrere ipnotico del mattarello sulla sfoglia. Sottile velo ad accogliere mele caramellate e ricordi. Dita intrise di zucchero. Leccavo. Concentrato in quel gesto famigliare, fanciullesco. Piacere a scorrere come acqua sulla mia pelle. Attenta nel disporre nel nido caldo della sfoglia, in perfetta simmetria, quelle sottili fette di croccante mela zuccherosa. E poi il profumo. Ancora e ancora. Inebriante. Indimenticabile. Perfetto. Il rompersi di bastoncini nel mortaio, il tuo pestare allegro: quasi rumore di nacchere. E l'aroma a spandersi, avvolto intorno al tuo corpo di seta dorata, fuso con la fragranza speziata della tua pelle. Spargevi quella polvere rosseggiante con generosa abbondanza. Cromatico gioco della memoria. Non so pił ora se le tue labbra fossero dello stesso rosso. Chinata. Torri perfette le tue gambe, coronate da quel trofeo rotondo, morbido, lievitato come sfoglia burrosa. Un colpo del fianco e inizia il conto alla rovescia. Allora mi guardavi. Uno sguardo limpido, diretto ad avvolgere me. Il tuo carnefice.
Mayadesnuda