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Racconto n° 3196
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Cosa provo per te.
- Dimmi cosa provi per me... -
- Come posso spiegare quello che provo quando sto con te. Direi che tu riesci a farmi sentire un leone. -
La luce soffusa della piccola lampadina rossa rifletteva i suoi lineamenti stravolti da una notte d'amore.
Quella domanda mi aveva preso alla sprovvista, ma, adesso che era stata fatta, cominciava a farmi riflettere.
La risposta che le avevo dato era per prendere tempo. La guardavo con occhi affamati di desiderio: quel corpo splendido, ancora sudato, era la cosa più bella capitatomi nell'ultimo anno.
Ricordavo l'incontro a quella riunione noiosa: l'unico motivo per cui ero rimasto ad ascoltare era l'oratore: lei.
Sensualità pura.
Vedevo le mie stesse sensazioni nei visi d'altri uomini, percepivo i loro stessi desideri, quella bocca si apriva e chiudeva e io pensavo a cosa avrebbe potuto fare a letto se avesse avuto il mio membro tra le labbra.
Ero ipnotizzato dal suo corpo.
Sembrava che il suo seno danzasse, mi sembrava di percepire il suo respiro: la giacca blu che la copriva era un'offesa al mio desiderio. Il tavolo copriva le sue gambe, vedevo solo la fine di una gonna in sintonia con la giacca.
Era incredibile come, seppur fossimo circa cinquecento persone, io mi sentissi solo con lei.
Alla fine della conferenza mi portai verso di lei e mi presentai.
- Ah... lei è Marco, il famoso Marco direttore degli acquisti. -
L'aveva detto con un tono tra il serio e il faceto, e il sorriso si era fatto strada sgretolando tutti i miei dubbi; in quell'attimo il mio cuore, come colpito da un virus, aveva cominciato a battere all'impazzata.
La sua mano affusolata era una dolce carezza sulla mia pelle, il contatto fu un brivido che avrei imparato a conoscere.
Ricordo il primo invito a cena: per tutta la sera le feci una corte spietata e lei per tutta la sera fu divertita di subirla.
Si stava instaurando un feeling molto forte, sentivo che eravamo molto compatibili, sia come cervelli che com'erotismo: ogni volta che uno dei due parlava, sembrava che parlasse per l'altro.
Mi rendevo conto che i nostri comportamenti erano quelli di due ragazzini, ma era troppo bello vivere quella favola.
Il desiderio d'averla cresceva, quel corpo stupendo doveva essere mio!
Stasera - ceno - io.
- Voglio stare tranquillo con te e assaporare il nostro tempo. -
Avevo lasciato cadere la frase con malizia guardandola negli occhi, era chiaro quello che volevo da lei quella notte.
- Sarà un vero piacere vedere quanto sei bravo. -
Stessa malizia: come sempre era stata al mio gioco e aveva risposto all'altezza.
Vederla arrivare davanti alla mia porta con un vestito leggero che lasciava pregustare le sue forme fu un eccitamento incredibile.
L'atmosfera erotica che si era creata era palpabile, una cappa di sensualità era scesa su di noi, solo la cena divideva i nostri desideri, ma il rito doveva essere compiuto.
Le pietanze leggere che avevo preparato sparivano dai piatti: un buon sorso di vino, un dolce, un buon caffè, una musica in sottofondo a tenere alta la nostra tensione, l'invito ad un ballo, un inchino scherzoso e poi, finalmente, stretta tra le mie braccia.
La scusa più banale per potersi stringere, le mani che teneramente accarezzavano le sue spalle per poi scendere piano sulla schiena...
Accarezzare le natiche e nello stesso tempo baciarla per la prima volta, lo stupore del suo sapore nella mia bocca, i giochi di lingua, i gemiti di piacere, la mano che scivolava sull'orlo del vestito e senza fretta lo tirava su, le sue mani che seguivano il mio corpo e stringevano forte il mio petto nel momento in cui per la prima volta appoggiavo la mia mano sul suo slip leggermente bagnato.
Le sue gambe sembravano scrivere la musica di quel tango, le mie cosce erano accarezzate da quella donna ed io mi lasciavo travolgere da quel fiume in piena.
La musica seguiva i nostri desideri, il divano ci accolse come un morbido letto, i vestiti sparsi per terra furono il contorno alla nostra passione. Gli umori erano mischiati, succhiati avidamente, la ricerca del piacere nel piacere dell'altro corpo, lo scoprirsi passionalmente ed il perdersi nei nostri desideri era tutt'uno.
Il mio membro aveva trovato pane per i suoi denti, stavo urlando il mio piacere a quella donna.
Mi sentivo sconvolto dal piacere che stavo provando, le labbra strette attorno, la lingua, i movimenti secchi, decisi, partenze e fermate improvvise, cambi di ritmo studiati.
- Sei nata per fare sesso. -
In quel momento mi sembrava di averle fatto un grosso complimento.
- Sei nato per fare sesso. -
Aveva usato la mia stessa frase quando avevo ricambiato il piacere possedendo il suo fiore con la mia lingua.
Il suo monte di Venere, pronunciato come il suo clitoride, era sotto le carezze della mia lingua: la sentii tremare e poi esplodere.
La prima volta che entrai in lei ebbi la sensazione di entrare in un tempio riscaldato, i movimenti accompagnatori che eseguiva mentre la penetravo erano elettrizzanti: sentivo i muscoli vaginali avvinghiare il membro e la contrazione sulle vene furono paradisiache.
Solo uno scambio, la percezione di un diritto e il mio sperma era dentro di lei.
La prima volta di tante altre volte.
Adesso, ad un anno di distanza, sono a rispondere al mio cuore per trovare le parole più giuste per quella domanda;
- Cosa provo per te? Spero che tu abbia capito cosa voglio dire -
Mi guardo allo specchio, vedo il mio eccitamento, il tuo corpo ancora sudato pronto ad accogliermi ancora.
- Ti amo...-
Le sue braccia si protendono mentre le sue cosce si allargano ancora una volta.
Sento il calore che mi scalda, chiudo gli occhi e mi abbandono.
Il leone si sente libero nella sua foresta.
- Ti amo...-


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