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Racconto n° 3217
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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Complicità
- Tu lo incontrerai, ma io non saprò chi è lui - .
La guardava, mentre le parlava, aspettando da lei un cenno d'assenso. Dora sorrise, mentre un pensiero, come un lampo, le attraversava la mente.

- Mi dovrai raccontare tutto, tutto... - insistette Paolo, e intanto gli occhi si soffermavano sulla sua bocca, sul collo, sul seno che la generosa scollatura metteva in risalto, sulle mani curate che reggevano con eleganza la coppa di champagne.

Immagini fugaci delle sue labbra socchiuse e poi serrate sul suo membro... lo vedeva manipolato dalle dita di lei e stretto fra i seni che ondeggiavano su e giù, masturbandolo in una carezza feroce... si stava eccitando.

Poi il panorama mentale cambiò. La vedeva con un altro uomo compiere gli stessi gesti che aveva compiuto con lui, offrire la sua bocca, le sue mani, le sue tette all'altro con gli stessi giochi, mentre lui, seduto in un angolo buio della stanza, li guardava affascinato.

Un misto di eccitazione, morbosa curiosità e gelosia lo agitavano dentro e gli facevano crescere ed indurire il cazzo, mentre il respiro si faceva più frequente.
Ora era in piena erezione. Provava un desiderio pazzo di toccarsi, di prendere lei, tirarle su la gonna e penetrarla scostandole appena gli slip, selvaggiamente, subito.

Cosa impossibile. Tornò alla realtà, cercando di calmarsi, al suono della voce di lei: gli stava dicendo qualcosa.
- Spero che le mie parole siano abbastanza efficaci. -
Dunque era un sì, lei accettava la sua richiesta di estrema complicità. Meravigliosa.

- Domani pomeriggio vedrò un amico a casa mia - gli disse quando uscirono dal ristorante – telefonami verso mezzanotte, così ti racconterò del nostro incontro - e gli strizzò l'occhio.
Paolo si sentì rapito.
Meravigliosa, era una donna meravigliosa.

***

Era appena uscito dalla doccia e stava per accendere la TV, quando sentì squillare il telefono.
- Oh, meno male che ti ho trovato! So che è presto, sono solo le nove, ma lui se n'è appena andato e non resistevo ad aspettare fino a mezzanotte che tu mi chiamassi! -

- Comincia subito a raccontare! - le ordinò imperioso.
- Al telefono? - – la voce era esitante – perché non vieni qui? -
- D'accordo, sarò da te entro mezz'ora. -
Si vestì in un baleno e scese in garage. In soli venti minuti arrivò da lei.

Dora lo accolse con un sorriso malizioso e un bacio sulla bocca. Emanava un fresco profumo di albicocca quando gli si strinse addosso e lui cercò di avvinghiarla, ma lei gli sfuggì ridendo.
- Uh, che furia! – disse – non è ancora il momento! -

Portava una gonna nera al ginocchio, con un corto spacco laterale che metteva in risalto le gambe coperte da calze velatissime che non nascondevano l'abbronzatura.
La camicetta di seta era aperta su di un bustino senza spalline, dai ricami argentati, e un pendente d'oro bianco s'insinuava nell'incavo tra i seni.
La figura slanciata e i tacchi la facevano sembrare alta, sebbene non lo fosse: lui pensò che era un piacere guardarla.

Si erano appena accomodati sul divano del soggiorno, quando suonò il citofono.
Dora andò a rispondere e tornò subito indietro. - E' ancora lui! – gli disse concitata – ti prego, va' di là, che non ti veda! - E gli indicò la camera da letto.
Paolo si alzò e vi si diresse, mentre lei apriva la porta all'amico.

Dalla camera sentì esclamazioni e parole di saluto, lei che ringraziava per i fiori, lui che le faceva complimenti, lei che rideva di un riso interrotto da un bacio... prolungato pareva, intervallato da parole concitate e mugolii di piacere.

Udì distintamente le parole: - E' tutto il giorno che aspetto questo momento. -
Ma che significavano? Non se n'era appena andato?
Poi sentì i loro passi avvicinarsi alla stanza in cui si trovava e, guardandosi attorno rapidamente in cerca di un rifugio, si nascose dietro i pesanti tendaggi di stoffa damascata che addobbavano la finestra.

Loro due erano entrati allacciati, avviluppati l'una all'altro mentre si divoravano di baci con le bocche incollate e ansimanti; le tende non erano sovrapposte, ma solo accostate e una sottilissima fessura centrale permetteva a Paolo di guardare: sentì l'adrenalina scorrergli nel sangue mentre la sua donna con gesti misurati toglieva gli abiti all'uomo, interrompendosi per baciare e carezzare.

Prima con lentezza gli sbottonò la camicia. Introduceva la mano sotto la stoffa a carezzare il petto, sentì che gli chiedeva se gli piacesse che lei gli stuzzicasse i capezzoli.

Quando lui fu a torso nudo, Dora cominciò a passare la lingua sul suo petto e intanto si divincolava, ondeggiando col bacino come una danzatrice, mentre lavorava con le mani ad aprire i calzoni, a comprimergli il cazzo, a slacciargli la cintura. L'uomo intanto le carezzava i capelli, il viso, le diceva: - Sì, brava, così, mi piaci, sei stupenda - .

Quando fu completamente nudo, volle a sua volta spogliare lei, ma lei si scostò, e lo fece sedere sul bordo del letto. Poi, ponendosi al centro della camera, cominciò una danza lenta e sensuale.
La camicetta cadde a terra e così la gonna.

Ora il bustino la fasciava fino all'ombelico e il perizoma le lasciava scoperte le natiche tornite e le copriva a stento il monte di Venere, mentre le gambe svettavano sui tacchi, sottolineate dal reggicalze attaccato al bustino.

Lei si muoveva seguendo una musica interiore, ruotando i fianchi, facendo in modo che lo specchio sulla parete a fianco del letto la riflettesse interamente. Fece uscire i seni dal bustino e dondolando si sfilò il perizoma.
Paolo si sentì morire mentre la guardava, soprattutto quando vide l'erezione dell'uomo seduto sul letto.

Avrebbe voluto uscire da lì e palesarsi, ma qualcosa lo tratteneva e se ne stette immobile con gli occhi incollati allo spettacolo di lei che si offriva così impudica alla vista...
L'uomo cominciò a masturbarsi.

Paolo sentiva che il sesso gli scoppiava, soffocato nei jeans, e si premette le mani sopra.
Intanto Dora si era avvicinata all'uomo che, alzandosi, le pose le mani sotto il culo e la sollevò impalandola sul suo cazzo, mentre le succhiava e mordeva i capezzoli, facendo colare la saliva sui seni.

Lo specchio rimandava l'immagine di loro due uniti come nelle raffigurazioni degli antichi templi indiani: lui la portava in giro per la stanza mugolando, alzandola un poco per farla cadere sul suo membro mentre lei gemeva, cingendogli i fianchi con le cosce.

A Paolo girava la testa, sentiva nello stomaco una morsa feroce, e nel sesso gonfio di desiderio un piacere mai provato prima. Respirava a fatica per lo sforzo di trattenere gli ansiti che quella vista gli procurava.

Poi il coito finì in una profusione di sperma che colava giù per le gambe di Dora, bagnandole le calze. I due ora erano sul letto, a rotolarsi oscenamente, si leccavano reciprocamente in un 69 selvaggio, parole sconnesse, gemiti...

Paolo si sentì venir meno mentre eiaculava con spinte feroci, con gettiti continui che gli inondarono slip e calzoni e si sentì tutto bagnato e tremante.
La vista gli si annebbiò e subito dopo le lacrime sgorgarono copiose a scorrere sul suo volto.

Fu in quel momento che Dora sollevò la testa e guardò nella sua direzione e i loro sguardi si incontrarono incatenandosi.

Nut

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