- Credevi,tu, che il gioco si sarebbe protratto all'infinito e il frugare nel passato fosse solo un modo per giustificare il desiderio di scoprire-scoprirsi degli amanti che si raccontano storie per creare una storia comune. -
- Credevi, tu, che io dicessi il vero quando balbettavo, china sul tuo petto, parole d'amore in paragrafi di ore e di giorni estrapolati dal tempo della nostra vita quotidiana, normale, trascinata. -
- Credevo, io, al tuo groviglio di emozioni, mentre cercavo qualcosa che avesse un senso, se attraverso le tue parole mi giungeva qualcosa di te, il profumo acre della vita, della tua vita spesa nelle esperienze che ti avevano marchiato con indelebili cicatrici. -
- Credevo, io, al sorgere del sole quando mi cingevi con un braccio le spalle mentre lo guardavamo insieme tingere di rosato l'orizzonte delle nostre dune e le invocazioni delle nostre bocche perdute nei baci. -
- Credevamo, noi, che la felicità si potesse comperare con poche monete nella bottega all'angolo della Vita, dove un rigattiere disattento ammassa immagini, visioni e sogni acquistati a poco prezzo da gente comune che non può più permetterseli o li giudica inutili cianfrusaglie. -
- E forse lo sono ... -
Qui mi interrompo. Dalla via salgono rumori e voci, suoni di clacson, brusìo di gente che passeggia.
Mi alzo, mi avvicino alla finestra. Guardo scorrere la vita, mentre penso che questo è l'ultimo giorno, domani me ne andrò e cancellerò questi giorni dalla mia testa, dalla mia carne, dal mio sesso.
Non occorrono parole per gli addii, ci siamo già detti addio con gli occhi, con il tremore delle mani, con l' esitazione del nostro prenderci, col nodo in gola che impedisce anche i gemiti.
Scorre, la vita scorre e ci perde. Ci perdiamo nel flusso ininterrotto di eventi senza orme, di tracce che scompaiono, di fantasmi d'amore senza volto, di desideri senza appagamento.
Le dita si serrano sul davanzale della finestra, la schiena è sfiorata da un brivido, una carezza leggera.
Come una brezza dietro di me, mi sussurri all'orecchio. Umore di pioggia la tua lingua che lambisce la nuca, che s' insinua. Mi sollevi la gonna.
- Dio, la fame di te! -
Le tue mani mi percorrono i fianchi, mi aprono i glutei, scorrono sul ventre, suscitano fiamme nel sangue.
- Come potrò resistere? -
Ora scendono dalle cosce ai polpacci, alle caviglie e avverto il calore del tuo capo sulle gambe.
Le stai baciando, risali con la lingua , le dita che precedono la bocca.
- Il fuoco dilaga nel ventre. Resto immobile. -
Mi allarghi le gambe. Risali ancora e ora la tua testa è fra le mie cosce. Ti sento mugolare mentre mi slingui il sesso e picchietti il clitoride con la punta della lingua.
- Un fiotto di umore. Colare nella tua bocca. -
Ora avvolgi le labbra con la lingua, le prendi tutte dentro la tua bocca e succhi. Mi stai bevendo con voluttà, facendo rumore, eccitandoti.
- Spinte violente dall'utero, spasmi intensi nella vagina. -
Il tuo dito nell'ano, mentre la lingua sgorga saliva e mi penetra. Mi ruota dentro, mi prende fino in fondo, entra ed esce, lecca, flagella, va a tempo col dito.
- Stordimento, perdita di coscienza. Mi appoggio al davanzale. Ancora, ancora. . . -
Stai impazzendo nella mia fica, emetti quasi un muggito di piacere.
Mi afferri per la vita, mi sbatti a terra, sei dentro di me, sei fuori di me, sei ancora dentro, mi rovisti, mi prendi, mi ruoti dentro, spingi e tra i fremiti mi inondi tutta marchiandomi col tuo sperma.
- Spinte spasmodiche mi squassano il ventre, si propagano in successive ondate di piacere dalla fica alle cosce, ai fianchi, al seno e poi ridiscendono giù in grappoli di delizie voluttuose ondeggianti sul clitoride per concentrarsi al centro e all'interno, fino all'utero, fino al cervello, dove esplodono annientandomi. -
Il tuo cazzo pulsa dentro di me. Mi gridi: - Non puoi lasciarmi! -
- Non posso lasciarti. -
Nut