Ero indecisa. Fino all'ultimo minuto. Ho optato, poi, per i collant portati a pelle. La microfibra non irrita come il nylon. Gonnellina al ginocchio, canotta e microcardigan viola, semi-slacciato. Stivali di camoscio anch'essi viola, tacco dieci naturalmente. Cappotto e via. Minuti contati. Cellulare lampeggiante e passo rapido. Sono persino stupita di essere riuscita a controllarmi il tempo di entrare in macchina e arrivare a casa tua. Sarà stata la divisa. In fondo sciupartela mi sarebbe spiaciuto. Almeno un pochino. Per un secondo diciamo, va.
E' che appena entrati in casa, invece di inserire il turbo ho inserito il rallenty. E il mio corpo si è modellato sul tuo. Curva dopo curva. E non se n'è più staccato. Ho guidato la tua mano nei miei collant. Tra le mie cosce. Non che avessi bisogno di sollecitazione alcuna, ma mi piace "guidarti". Lo sai bene. Il tuo cazzo ha risposto da bravo soldato all'istante.
Mi piacciono i soldatini obbedienti ma non troppo. Così mi offrono l'occasione di punirli. Oggi non c'era tempo. Così le tue mani sono scivolate comoda sella sul mio sesso bollente. E io ho ondeggiato finchè la voglia di cazzo non mi ha lasciata senza fiato. Pochi minuti. Il tuo fiato rotto mi accarezzava la pelle delicata del collo. Lì, appena sotto il lobo dell'orecchio. La mia mano artigliava il tuo culo. Torta all'indietro, ma decisa ad incidere tracce rossastre. Nonostante il dolore.
Mi sono offerta al tuo ritmo martellante. Il mio corpo sostenuto in geometrica angolazione solo dalla tua ossessione violenta. Cercavi il fondo. Quello della mia fica. Quello della tua voglia. L'hai trovato. L'esplosione repentina ci ha lasciato senza fiato. Il mio corpo ha bevuto avido il gusto mescolato delle nostre rabbiose volontà.
Dopo. Tempo rapido di chiacchiere e risate, nell'abbraccio della penombra creata ad arte, in una mattina di fine autunno.
Rimane una sola domanda. Non ti avevo esplicitamente chiesto di portarmi un bicchiere?
Mayadesnuda