- Voglio incontrarti. -
Ecco, era arrivato il momento che da settimane aspettavo, finalmente aveva voglia di vedermi.
Anche lei aveva aggiunto il limite di resistenza: quel limite che, una volta oltrepassato, ti porta alla perdizione dei sensi.
Io, prima di lei, avevo ceduto e le avevo chiesto di incontrarla; continuavo a dirle di quanto sarebbe stato bello respirare la stessa aria, dividere gli stessi momenti, dormire nello stesso letto, affrontare insieme le difficoltà della vita. Ed erano tante: tutti e due sposati, io senza figli, lei con due, eppure pronti ad amarci anche se per ora solo virtualmente.
Il coraggio di saltare il fosso da parte mia era chiaro: il mio matrimonio ormai era naufragato sotto una cappa di silenzi e incomprensioni, il suo resisteva per via dei figli, ma la resistenza era sempre più sottile; adesso si era rotta dopo l'ennesima litigata furibonda che lei aveva fatto la sera prima.
- Basta! Non ne posso più, voglio incontrarti. -
- Ti aspetto stasera, ti vengo a prendere alla stazione o dove vuoi tu, l'importante è che tu venga. -
Avevo detto quella frase tutta d'un fiato, ma ero sicuro di quello che dicevo.
I suoi singhiozzi al telefono erano come una pugnalata al cuore, sarei voluto partire per picchiare quell'idiota che non sapeva apprezzarla, fargli capire cosa stava perdendo.
E così, alla fermata del bus, verso le nove di sera, ero lì, tremante come un gattino bagnato e lasciato solo, con la paura che lei non scendesse da quel pullman, paura che ci avesse ripensato e che ancora una volta avesse deciso di sopportare quella situazione assurda. Aspettavo di vederla scendere le scale e guardare il suo viso sorridere al suo nuovo destino.
Era bellissima e sensuale nelle foto che ci eravamo scambiati e anche la sua voce era all'altezza. Chissà se dal vero sarebbe stata uguale; perdevo tempo sperando di vedere le sue gambe varcare la soglia di quel bus e farmi felice, ma lei non scese.
Pensavo a mille motivi per cui lei non era salita sul pullman, aveva fatto tardi sicuramente. Sul prossimo l'avrei trovata. E così, mentre aspettavo il bus che sarebbe arrivato un'ora dopo, tornai a pensare a quelle stupende settimane di vita virtuale vissuta con lei.
Quando avevamo capito che vi era di più che una semplice amicizia, quando le nostre parole scritte avevano oltrepassato la decenza, andando a giocare con i nostri corpi, tutto era diventato stupendo.
Per un periodo infinito eravamo diventati un'unica cosa. Sembrava che ci vedessimo o sentissimo; le sensazioni erano quelle di due persone che sono unite da sempre e così divenne naturale che facessimo l'amore virtualmente.
Incredibile ma vero.
Gli stimoli erano fortissimi e le parole erano quelle giuste per far stare bene l'altra persona; diventammo amanti come in tanti racconti letti...
Ma il desiderio di sentirla diventava sempre più forte e cominciai a dirle che volevo stare con lei, vivere una vita seria, provare a stare insieme.
Tutto era diventato vero, perciò non era possibile che lei non fosse su quel bus, sicuramente c'era una spiegazione.
Mentre i minuti passavano tornai a pensare a quante volte ero venuto con lei, a com'era riuscita a sconvolgere la mia vita in poco tempo: tutti i miei sogni più nascosti, i miei desideri proibiti, erano esplosi con lei.
Sembrava che qualcuno me l'avesse mandata appositamente, che qualcuno avesse deciso che era ora che io soddisfacessi tutto quello che tenevo dentro.
Quando aveva spogliato la mia anima e mi aveva fatto sentire in paradiso, avevo capito che non volevo perderla.
Mi portava per mano nei miei sogni e liberava la sessualità repressa da sempre, con lei potevo essere uomo come da sempre volevo, senza limitazioni, mi seguiva e mi lasciava fantasticare e poi la sentivo morire sotto le mie passioni, sentivo la sua voce trasformarsi al telefono e godere di quello che le avrei fatto se ci fossimo incontrati.
Non potevo essermi sbagliato, quelle grida smorzate, quei sospiri, quei gemiti strozzati nel momento dell'orgasmo. Non potevo essermeli inventati.
Se ancora non era lì, davanti a me, era perché era stata obbligata a ritardare, qualcuno aveva trovato il modo di fermarla, costringendola a non partire, oppure semplicemente aveva perso il bus per qualche motivo e quando sarebbe stata lì, avremmo sorriso e scherzato di quel ritardo.
Mancavano solo dieci minuti all'arrivo del nuovo bus e di nuovo mi misi a pensare di come quella donna fosse riuscita a farmi godere al telefono. Mi raccontava di come avrebbe posseduto il mio membro e cosa avrebbe fatto, di cosa avrebbe voluto le facessi e di come dovevo farlo; io rimanevo eccitato ad ascoltarla e poi furtivamente la mia mano scendeva ad accarezzare il membro e, chiudendo gli occhi, ricambiavo le situazioni, partecipando ai nostri giochi amorosi.
- Quando sarai qui ti farò morire, ho talmente voglia di te che ti porterò in una camera e butterò via la chiave. -
E adesso mancavano pochi minuti al suo arrivo.
Mi aveva fatto venire decine di volte dicendomi come si sarebbe preparata per me, come si sarebbe allargata per me, come mi avrebbe fatto fare di tutto e già ero eccitato al pensiero d'averla, sentivo i miei calzoni gonfi nell'attesa di quella porta che si aprisse.
Cominciai a vedere il bus che svoltava l'ultima curva e felice mi accarezzai sui pantaloni, tutto era perfetto, ero pronto per lei, la nostra vita sarebbe cominciata dalla fine, ossia, prima avremmo fatto l'amore e poi saremmo andati a vivere insieme, uno scambio di tempi che avrebbe funzionato, perché noi eravamo troppo uniti per non riuscire.
Quando il bus aprì le sue porte lasciando scendere facce anonime, cominciai a cercare mille scusanti, poi ricevetti un sms, un semplice sms: - Mi dispiace, non me la sento, voglio provare a ricostruire la mia vita con mio marito, perdonami e dimenticami. -
Il mondo mi crollò addosso e mi resi conto che tutto quello che avevo costruito in quel tempo era solo un castello di sabbia, uno splendido castello di sabbia a cui mancavano le fondamenta; mi resi conto che le favole erano solo favole e che le principesse rimanevano un desiderio irraggiungibile per i semplici mortali, come il mio sogno infranto.
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