E' una calda sera d'estate. L'afa non si sente sulle mura a strapiombo sul mare, ed è proprio lì che ti incontro.
Con il mio uomo e altri amici entro in un locale: gazebo bianchi aperti di fronte al parapetto di epoca romanica, grandi piante, pianoforte dal vivo; e tu sei lì, seduto con la tua donna in compagnia di altre persone. Un saluto veloce e mi siedo ad un tavolo vicino. Dopo qualche tempo ho bisogno della toilette. Nell'andare a sedermi nuovamente al mio tavolo, passo a fianco a quello dove sei seduto tu, al centro di un divanetto in banano intrecciato. All'improvviso, mentre torno a sedere, un brivido e un tuffo al cuore. Non mi giro per evitare scene sgradevoli ma mi sembra di vederli, i tuoi occhi di ghiaccio che si posano sul lembo di decolleté lasciato scoperto dalla collana di jais e dal sottile vestito nero tempestato di minuscole gerbere rosse, quello sguardo indugiare sul mio passo al ritmo di - Strangers in the night - strimpellato distrattamente al pianoforte. Mentre mi risiedo un ipnotico sogno ad occhi aperti sale a popolare la mia fantasia, come la pungente brezza marina si insinua tra le pieghe del vestitino leggero. Tutto sparisce attorno a noi, resta solo la musica. Ti raggiungo sul divanetto, puntello le mie ginocchia ai lati dei tuoi fianchi mentre ti bacio con passione nascondendo i nostri volti con le onde castane dei miei capelli. Sento le tue mani slacciare i fitti bottoncini del vestito, liberando i miei seni anche dal reggiseno in pizzo nero; avvicinando la mia schiena con le tue mani ti tuffi a baciarli entrambi, dopo che con un cauto dondolìo ho mandato i capelli indietro, e ti massaggio il sesso sopra i pantaloni. A questo punto le tue mani lasciano salire il vestito sulle mie cosce; mettendo da parte la dentella del perizoma mi violi con le dita. I nostri respiri si fanno affannosi quando ti slaccio la cintura con un piccolo schiaffo sul fianco, tirando fuori il tuo superbo uccello dai parigamba inizio a percorrerlo tutto con la mano, massaggiandone ogni tanto la punta con i polpastrelli. Continui a tormentarmi con le dita la figa e il culo, ormai bollenti e scivolosi, finchè, supplice e in preda all'eccitazione più selvaggia, ti chiedo con un filo di voce di finirmi affondandomi l'uccello tra le cosce. Quando, avida, me l'infilo tutto su per la figa, scorrendolo su e giù mi inciti ad andare più forte e mi tieni i fianchi con le mani. Ormai sono senza alcuna difesa, vengo con un urlo disperato, e tu per goderti le onde del mio orgasmo hai spinto tutto l'uccello dentro mantenendolo affondato fino all'attaccatura dei testicoli. Appena la carica del mio orgasmo si è esaurita in un'ultima, lunga e potente onda tiro fuori l'uccello fradicio e durissimo dalla mia figa e scendo fino ad inginocchiarmici di fronte. Sottomessa e vogliosa ti stacco un magnifico pompino ingoiando il tuo uccello fino alla base mentre do piccoli colpi con la lingua. Anche tu finalmente vieni liberandoti abbondantemente nella mia bocca, e io ingoio tutto...
Qualcuno chiede il conto al mio tavolo. Pagando e andando via ti rivolgo un altro veloce saluto: da quel sorriso capisco che sì, anche tu hai sognato la stessa cosa.
Divinecomedy