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Racconto n° 3287
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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L'isola di Santorini
Il viaggio si annunciava deliziosamente bello: organizzato alla perfezione, amici giusti, voglia di spensieratezza come sempre accade quando vai in un posto dove non c'è nessuno a cui rendere conto.
Anche la mia ragazza era entusiasta quanto me, cosa abbastanza normale visto che erano ormai otto mesi che non andavamo via insieme.
Le isole greche furono la nostra scelta finale, il film con Muccino ci aveva fatto scegliere Santorini e tutto sembrava perfetto, ma il destino voleva partecipare e, come sempre, fu lui a fare la parte del leone.
Il giorno della partenza, la mia ragazza mi chiamò dicendomi che si era rotta una gamba in un incidente col suo motorino e io vidi crollare tutti i miei sogni.
Dopo diverse telefonate e visite mediche si decise che lei non poteva partire mentre io dovevo andare lo stesso.
A malincuore, avendo già versato i soldi per le ferie, accettai la triste realtà e presi quel volo che mi avrebbe portato a stravolgere completamente il mio futuro.
Pur cercando d'essere allegro sentivo il peso del vuoto che mi aveva lasciato Tatiana, la mia ragazza.
Un piccolo hotel a dirupo sul mare, con una vista da brivido, mi consolò, ma quando arrivò la sera, il primo tramonto senza la mia ragazza m'incupì nuovamente.
Decisi di andare in giro per il paese evitando la compagnia degli amici, loro erano spensierati, non volevo rovinare il loro primo giorno, poi, sicuramente, mi sarebbe passato.
Così, girovagavo per le stradine scoscese di questo stupendo paesino, in un altalenarsi di salite e discese e, finalmente, la mia tristezza cominciava ad allontanarsi.
Arrivai in un piccolo locale dove, entrato per curiosare, trovai una ragazza veramente bella, avrà avuto circa venti anni e aveva un sorriso che ti riempiva il cuore, emanava voglia di vivere da tutti i pori e io mi lasciai contagiare da quell'atmosfera paradisiaca.
La guardavo e facevo a fatica a capire i suoi lineamenti estremamente coperti dai suoi vestiti casti che niente concedevano alla sensualità, eppure, io provai un eccitamento fuori del normale quando lei mi sfiorò un braccio nel tentativo di salire su una scala che le permettesse di prendere un oggetto che mi aveva attratto.
Era un macinino da caffè dei primi del novecento, molto carino e ben tenuto, ma mai carino quanto quella ragazza.
La guardai e cercai di condurre una trattativa, le mie speranze che lei capisse la mia lingua si sbriciolarono dopo pochi secondi, portammo avanti la discussione a cenni e io feci di tutto perché durasse il più possibile.
Con scuse varie, riuscii a sfiorarla altre volte e mi resi conto che quello che stavo provando era una sensualità nuova, che esulava dal puro sesso.
I nostri occhi s'incontrarono molte volte, sembrava ci conosciamo da sempre, percepivo chiaramente in quel locale bianco, come tutte le case del posto che qualcosa ci attraeva.
Mi veniva da pensare al classico colpo di fulmine, non seppi darmi altre spiegazioni mentre cercavo di invitarla a cena quella sera.
Alla fine, parlando un mezzo francese misto ad inglese, italiano e gesti, lei accettò e fissammo l'appuntamento in un ristorante che lei conosceva.
Tornando al mio hotel avevo il cuore che batteva forte, mi domandavo se eano i sali e scendi che stavo facendo o se, anche quello, fosse un effetto di quella ragazza.
Mi vestii sportivo, colore nero per contrastare tutto quel bianco che mi circondava e, dopo essermi visto allo specchio e avere deciso che ero passabile, mi avviai.
Arrivai un poco prima di lei, volevo essere galante e metterla a suo agio, quando la vidi entrare per poco mi viene un infarto, tanto era bella.
Non aveva messo niente di speciale, semplici jeans con sopra una t-shirt, ma a me sembrava la dea del mare e con quel pensiero la invitai a sedere.
La sera scivolò via leggera come la cena e presto ci trovammo a camminare per i viottoli stretti di Santorini.
Ovunque mi girassi, quel paese mi sembrava una favola dei fumetti tanto era suggestivo.
Lei mi portò davanti ad uno strapiombo sul mare, la poca luce delle case permetteva di vedere le stelle e la luce riflessa sul mare di quella luna piena.
Tutto perfetto, in poche ore avevo dimenticato tutti i miei dispiaceri e la mia ragazza con una gamba rotta, mi odiai solo per una frazione di secondo, giusto il tempo di abbracciare la ragazza e baciarla con un bacio mozza fiato.
Aveva dischiuso le labbra e accettato il mio sapore, gli occhi chiusi e i capelli fluenti che cadevano di lato mi fecero - Via col vento - .
Le mie mani scesero ad accarezzare il suo corpo e dolcemente si fermarono sui suoi seni freschi e duri, il suo piccolo sospiro a quel contatto fu un lasciapassare per mio desiderio crescente.
Mi prese per mano e cominciò a farmi scendere un piccolo viottolo formato da gradini che neanche avevo visto.
Arrivammo su una scogliera dove le onde s'infrangeva, tutti i rumori erano accentuati dal silenzio di quel luogo quasi sacrale, sentivo gli uccelli e il rumore del mare crescere e, poi, sentii il mio cuore battere all'impazzata quando vidi lei che, piano, si spogliava.
Non sorrideva più, anche lei, come me aveva accettato che il fato avesse favorito quel nostro incontro, anche lei, come me, aveva riconosciuto il colpo di fulmine.
L' aiutai a spogliarsi, guardavo quanto fosse perfetta mentre mi slacciavo i calzoni, lei si era distesa su una roccia liscia, aveva messo i suoi vestiti a protezione dei nostri corpi e allungava le braccia verso di me facendomi capire che mi voleva lì, subito: in quel posto sperduto in mezzo ad un isola che non conoscevo stavo per provare l'essenza del mio desiderio.
La coprii col mio corpo e piano cominciai a baciarla, resistetti due o tre minuti con quel gioco del desiderio, poi, il calore che sento tra le sue gambe diventò troppo forte e allora mi lasciai trasportare dal mio istinto; capivo dai suoi gemiti e dai suoi movimenti che era ora di riempire il suo corpo e con dolcezza, mentre la guardavo negli occhi, entrai in lei.
Gemeva piano e ed io vedevo il suo viso contrarsi nel momento della mia penetrazione, capii subito che per lei non era un' abitudine e quando vidi un rigagnolo di sangue scorrere sulle sue gambe mi resi conto che ero stato il suo primo uomo; questo pensiero mi rese un amante dolce e tenero, non so per quale motivo lei avesse deciso in una sera d'essere mia ed io, mentre uscivo ed entro in lei, volevo che fosse felice oltre ogni aspettativa.
Capivo solo che quella ragazza era al centro del mio mondo e che per nessun motivo volevo perderla.
Sono passati dodici anni e io mi sono sistemato a Santorini, ho lasciato tutto e sono venuto a fare il pescatore in quest'incredibile isola, ho due figli stupendi e una donna che, quando mi guarda, ancora mi fa tremare come quella notte su una scogliera...





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