Il tramonto rosso fuoco bagna di sé la vallata, accendendo i pampani dorati del sangiovese.
I filari delle viti schierati a formare un esercito: tutti alla stessa rigorosa distanza, ma ogni pianta diversa, unica.
La vita che rinasce senza spiegazioni, istintivamente, seguendo il ritmo segreto della natura. Rami che si intrecciano sensuali, voluttuosi, con le foglie rivolte verso il cielo, a voler carpire gli ultimi raggi di quel sole d'autunno.
Rebecca ama perdersi nei dettagli: il magro stelo di un fiore, una crepa sulla foglia, gli occhi gialli a mandorla del gatto, pupille strette come due tagli verticali.
Ama parlare con la natura, perdersi per poi ritrovarsi, come l'anima che ha bisogno di smuovere la brace del camino per riacquistare vigore.
Rose selvatiche si intrecciano ai piedi dei tronchi di vite, rose forti, dai colori sgargianti: rosso porpora, rubino concentrato, con note aranciate, vellutate, dai petali spessi, carnosi come labbra vogliose.
Un lampo fugace, un apparizione fluttuante, una giovane donna sta camminando tra i filari. Rebecca vede la pelle diafana, gli scuri capelli danzanti, gli occhi lucenti e maliziosi, i capezzoli di lampone che premono contro la maglia color avorio.
E' bella, di quella bellezza cruda e trascinante della giovinezza, come il vino in questo periodo, dopo la svinatura.
Le si avvicina. Rebecca è investita da un odore di fiori bianchi, di biancospino, di camomilla, di fiori di campo. E' un profumo selvaggio, insistente.
La bacia, premendo dolcemente le sue labbra su quelle di lei.
E' spigolosa, con i tannini di gioventù ancora duri. Le sfiora il sesso di seta, le accarezza una spalla, scende verso il seno piccolo e sodo. Le sfiora i capezzoli, che si induriscono al passaggio della sua mano, una mano forte, calda, corposa, da vino rosso maturato in legno di rovere.
Si guardano negli occhi, le due donne, e in silenzio si prendono per mano e iniziano a camminare lungo il sentiero, sfiorando gli olivi antichi e nodosi, verso la villa.
La più giovane incerta, Rebecca sicura di sé, sorridente.
Entrano nel salone dell'antica dimora medicea. Ad attenderli l'anziano marito della contessa Rebecca, seduto di fronte al camino.
Le accoglie con un sorriso sardonico.
Benvenute, Menadi danzanti, Baccanti, oggi voglio scoprire con voi la natura di questo vino sacro. Così dicendo versa loro del Vinsanto. Il nobile liquido scende lentamente lungo le pareti di cristallo, denso, dolce, morbido.
La giovane donna si inebria quando sente quell'intenso profumo di vaniglia, mandorle, nocciole e miele, miele caldo e liquido. Assaggia il vino e sente di essere accarezzata da mani morbide, avvolgenti, speziate, dolci.
Le parole del conte la penetrano, le provocano uno stato ipnotico, la cullano in una dimensione onirica.
- Hai la sensazione di ascoltare una piacevole sinfonia, vero piccola?
Mani vellutate ti cingono, mentre questo nettare ti scende in gola come miele denso...le senti le dita della contessa, la senti la sua lingua lasciva che scivola in profondità, che entra in ogni tuo orifizio insieme a quel liquido dolce...
Ti vedo ora, nuda, invasata, ebbra di desiderio, i riccioli neri sconvolti, in preda alla furia dell'estasi...ti vedo e mi sembri Rebecca, quando la conobbi. -
Amelia