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Racconto n° 3301
Autore: Mayadesnuda & Heatcliff Altri racconti di Mayadesnuda & Heatcliff
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Notturno in sauna a latitudine sud
Sofia era finita in quella cazzo di sauna non sapeva nemmeno bene lei come. Accidenti al concierge dell'albergo e a quel cretino del taxista che doveva aver bevuto il doppio della sua solita razione di mescal. Era a Città del Messico da poche ore e già ne aveva fin sopra i capelli. Passi per il caldo soffocante, per il ronzio continuo di insetti nelle orecchie e persino per l'effetto jet lag che la teneva sveglia anche dopo quasi 24 ore di veglia ininterrotta, ma che alle tre di notte dovesse trovarsi in una sauna mista, per quanto extra lusso, in una delle città più dannatamente pericolose del globo, proprio non riusciva digerirlo. Le conveniva cercare di rilassarsi, in fondo l'ampia sauna rivestita di legno di sandalo e profumata di aromi tropicali era semideserta. A parte per quello che, da subito, Sofia aveva inquadrato come un militare in carriera: alto, imponente, capelli cortissimi, chiaramente americano. Un soldato che l'aveva radiografata quando era entrata e lei, indifferente alla sua presenza, si era distesa nuda sulle assi al lato opposto della sauna. Gli occhi incredibilmente azzurri di quel giovane uomo erano la parte più notevole di lui. Almeno di quello che le era dato di vedere. Qualcosa le diceva che il soldato aveva anche un culo da sballo e una dotazione tra le cosce di tutto rispetto. Raramente sbagliava in fatto di uomini e in quello c'era qualcosa che le aveva fatto rizzare le antenne da subito. Sarà stata la posizione plastica che aveva assunto con la schiena appoggiata negligentemente contro la parete, le gambe distese e il corto asciugamano intorno ai fianchi che riusciva a malapena a celare parte dello splendore muscoloso di quel corpo maschile. Si esibiva, il soldato. E gli piaceva molto farlo, indipendentemente da chi fosse il destinatario dello spettacolo. Su questo Sofia era disposta a scommettere le poche ore di sonno che sarebbe riuscita a recuperare quella mattina.
Certo in quel caso si stava esibendo per lei. E il languore che le cresceva tra le cosce - dannazione a lui - le dava ragione. - Un punto per te soldato. Ma nonostante tu sia riuscito a farmi arrapare semplicemente lasciandomi intuire ciò che hai da offrirmi non significa affatto che tu abbia vinto -.
Sofia aveva la mente in tumulto, ma nulla trapelava dalla posa distesa che aveva assunto nella sauna. Non sarebbe uscita dal quel dannato forno di legno profumato senza aver prosciugato di ogni stilla di liquido corporeo lo sfrontato soldatino che non le staccava gli occhi dalla curva perfetta dei seni. Chissà cosa stava pensando. Sofia avrebbe dato molto per poter legger nella mente del giovane in quel momento.
Nel suo angolo, la testa leggermente reclinata all'indietro contro la parete, e gli occhi socchiusi, il soldato stava facendo del suo meglio per ostentare un'indifferenza che non provava. Si stava rilassando dopo due ore di allenamento con i pesi, assaporando la sensazione quasi voluttuosa dei rivoli di sudore che gli scorrevano a profusione lungo i solchi dei muscoli stanchi, ma non appena l'aveva vista entrare aveva capito che almeno una parte di lui avrebbe fatto fatica a trovare pace.
Non voleva guardarla come se non avesse mai visto una donna nuda, anche se lei era bella e la sua pelle soda e perfettamente liscia, ben tesa sulle sue curve snelle, sembrava chiamare il tocco delle sue mani come una calamita. E certo non voleva metterla in imbarazzo fissandola con insistenza. Anche se lei sembrava tutto fuorché imbarazzata, così distesa in bella vista sul suo asciugamano, e tutt'altro che timida. Ma poi il vapore si era dissipato abbastanza da fargli vedere che lei era depilata completamente, senza neppure un ordinato ciuffetto triangolare che ne velasse il sesso, e lui non era più riuscito a staccare gli occhi. La temperatura in sauna sembrava essersi fatta anche più torrida, e in bocca gli era venuta sete. E voglia di raccogliere con la lingua le piccole gocce di sudore che ora le brillavano sul collo e sul petto, e nell'incavo fra i seni. Di seguirle nel loro lento scivolare verso il basso, giù lungo le curve dei seni e dei fianchi, e di bere il loro sapore leggermente salato, cercando di placare il senso di arsura che ora gli asciugava la gola. Giù giù fino a quello spacco nella carne che catalizzava il suo sguardo, e impediva al suo corpo di rilassarsi come avrebbe voluto. Fino a sentire la sua pelle diventare più delicata, più calda e più viva, e il sapore cambiare sotto la lingua. Gli mancava quel sapore. Avrebbe voluto farlo stillare fra le labbra della sua fica, e spalmarlo sulle sue e succhiarle via il succo insieme col piacere.
Ace si costrinse a distogliere gli occhi, e li abbassò sul proprio grembo, dove, come già sapeva, un'evidente erezione sollevava l'asciugamano in maniera quasi ridicola. Merda, non scopava da troppo tempo, e non poteva certo aspettarsi che il suo cazzo se ne stesse tranquillo con una passerina tutta depilata a meno di tre metri da lui solo per risparmiargli la figuraccia. E poi chissà, magari la passerina apprezzava...Magari era già un po' umidiccia da bere. Ace si leccò le labbra senza rendersene conto, e mando giù quel poco di saliva che trovò in bocca. Tanto valeva levarlo, quello stupido lembo di spugna che gli copriva i fianchi, tanto non sarebbe riuscito a nascondere l'effetto che lei gli faceva. Prese l'asciugamano e lo usò per tamponarsi il sudore, lasciando nudo il cazzo ben dritto. Se lei era del tutto liscia anche in mezzo alle gambe, lui non aveva che un boschetto riccio e ben curato al di sopra del sesso, ma era depilato sulle palle e in mezzo alle cosce come su gambe, braccia e torace. Questo particolare lo metteva sempre un po' a disagio di fronte a una donna, come se ogni volta si sentisse in dovere di dimostrare di essere uomo nonostante fosse liscio come lei, ma in realtà di rado le sue partner mostravano di non gradire.
Si mise più comodo, le gambe un po' più larghe, il bacino un po' più in avanti, le spalle rilassate. Gli sfuggì un'occhiata di sottecchi a Sofia, giusto per controllare se la vista del suo cazzo in tiro per lei aveva provocato qualche reazione, ma il suo atteggiamento era difficile da decifrare. Se aspettava, avrebbe dovuto aspettare a lungo. Per quanto fosse evidente la seduzione che il suo corpo nudo esercitava su di lui, non aveva intenzione di abbordarla. Il suo amico Chris lo stava per raggiungere da un momento all'altro, e non sarebbe stato contento di trovarlo col cazzo affondato dentro di lei, e ancora meno di trovarlo già soddisfatto. Anche se a volte fare incazzare il suo amico Chris aveva delle conseguenze abbastanza piacevoli, pensò sogghignando fra sé. Comunque lui la sua parte l'aveva già fatta, e se lei voleva il resto poteva venire a prenderselo.
Ma lei niente. Dio, un'occhiata secondo lui gliel'aveva data, e anche di qualche secondo, scoccata dritta come una freccia alla sua erezione che non accennava ad ammosciarsi, e poi si era allungata sull'asciugamano un po' più languida, la testa reclinata con più abbandono, e la sua bocca non era più perfettamente chiusa, ma avrebbe giurato di averla vista umettarsi le labbra e accennare un mezzo sorriso felino, ma era stato solo un attimo tra cortine di vapore, e non era del tutto sicuro di aver visto bene. Forse voleva qualche segno di incoraggiamento. A occhi chiusi, come se fosse solo, prese a toccarsi come avrebbe voluto essere toccato. Prima in punta di dita, lieve e soffice come il sudore che gli solleticava la pelle, come se dovesse estinguere un debole prurito lungo il collo largo e robusto, sulla spalla sinistra e giù lungo il percorso dell'arteria brachiale. Quando arrivò alla curva del bicipite non riuscì a resistere alla vanità di contrarlo, e saggiarne la consistenza affondandovi le dita. Le labbra gli si schiusero in un sospiro quasi di rammarico quando la sua mano destra abbandonò la presa sul muscolo e riprese a scendere lungo l'avambraccio. Il bicipite sempre contratto, e le labbra sempre socchiuse. Sentiva già il respiro farsi più fondo, e il cazzo più teso. Gli piaceva farsi guardare, non poteva farci niente. Senza aprire gli occhi, si abbandonò più voluttuosamente contro la parete di legno alle sue spalle, e percorse col palmo della mano l'addome cesellato di muscoli dall'ombelico all'altezza dei capezzoli, raccogliendo una scia salata di sudore che si leccò via dai polpastrelli ad uno ad uno, immaginando che fossero intrisi del sudore di lei. Poi le stesse dita tornarono sul petto, a disegnare cerchi concentrici sulla polpa soda dei pettorali, fino a solleticare con la punta dell'indice e del medio prima un capezzolo e poi l'altro. Delicatamente, quel tanto che basta per sentire il cazzo farsi più duro, e la punta più sensibile. Socchiudendo gli occhi, spiò il viso e il corpo di Sofia in cerca di una qualsiasi reazione che lo incoraggiasse a continuare.
Il soldato era una troia. Sofia ne era stata sicura da quando lo aveva visto entrare nella sauna. Lei non sbagliava mai sugli uomini. E questo - era pronta a scommetterci la sua edizione originale di At Least di Etta James - era una piccola puttanella viziosa, pronta per essere fottuta. Anzi, il ragazzo non aspettava altro, ma aveva ancora molto da imparare. Lo avrebbe piegato, non ci sarebbe voluto molto. Eccolo che già si metteva in mostra, ostentando indifferenza ma controllando se la vista del suo cazzo svettante le avesse rimescolato il sangue. Aveva comunque buon gusto per essere un soldato. Era liscio e sodo. Far scorrere le sue unghie su quelle palle levigate, affondare le punte acuminate come coltelli nella carne tenera appena sotto, stringere senza pietà quell'asta svettante, l'avrebbe divertita. Decisamente. Tenere per i coglioni il soldato poteva essere un modo veramente divertente per curare la sua insonnia da jet lag. Ora però il tempo per le chiacchiere era scaduto. Era il momento di entrare in azione. Ora la troietta in divisa avrebbe iniziato a sentirsi troppo trascurata.
Guardando direttamente negli occhi il soldato, Sofia fece scivolare la mano ad aprire le sue cosce tornite. Le unghie giocarono con le labbra bagnate, prima che le dita affondassero decise nell'umido calore. Il gemito fece trasalire il soldato. Cosa cazzo stava facendo quella donna? Che faceva? Voleva rubargli la scena? No. Le cose non funzionavano così: era lui di solito che conduceva il gioco. Almeno con le donne. Non era possibile. Ace era decisamente sconvolto ma l'asta rigida che gli pulsava tra le gambe in cerca di giusta soddisfazione non gli permetteva di dedicare più di tante energie alla riflessione sulla natura di quella dannata femmina. Perché... cazzo se quella era una femmina! Ne avvertiva distintamente l'odore anche tra i fumi di quella sauna del cazzo. E lui la voleva. Voleva montarla come un animale in calore. Voleva sentire le sue urla che riempivano lo spazio silenzioso di quella stanza, ovattata di legni e profumi. L'osservava accarezzarsi, guardandolo fisso negli occhi con un sorriso quasi di scherno. Ace aveva capito.
Bene... il lampo che si era accesso negli occhi della troietta prometteva bene. Non lo aveva sottovalutato. Il ragazzo era intelligente e aveva letto nel modo giusto il suo sguardo. Si sarebbe divertiti. Tutto dipendeva ora da quanto era disposto a lasciarsi andare, ma Sofia era certa che non avrebbe faticato a darsi totalmente. La temperatura tra le sue cosce ormai aveva raggiunto quella interna alla sauna, il tempo dei giochetti era finito, il ragazzo andava piegato e fottuto. Non sedotto.
Sofia afferrò il manico di legno del mestolo con cui aveva fino a quel momento versato acqua profumata sulle pietre incandescenti della sauna. L'acqua colò sul suo ventre piatto, rivoli lenti scesero verso le cosce. Lo sguardo del soldato era incollato a quei rivoli. Sofia quasi provava pietà per lui: stava cadendo nella sua rete senza nemmeno accorgersene. Si spostò sul sedile, le gambe spalancate e leggermente piegate, il lampo rosso della piccola lucertola, tatuata sul suo monte di venere, rilucente nella penombra della sauna. Gli avrebbe dato cinque secondi. Sì. Cinque erano un tempo ragionevole, non ne avrebbe impiegati di più, forse qualcuno in meno.
No! Cazzo, no! Quella dannata femmina non poteva davvero fare quello che stava facendo. Non era possibile. Non sarebbe riuscito a guardarla un minuto di più. Ace tremava. Lo sguardo incollato alle unghie laccate di rosso della donna, spingeva quel dannato manico con decisione fino a farlo sparire completamente tra le sue cosce dorate. Una puttana. Una strega puttana. E lui era vittima del suo cazzo di sortilegio. Ace non era più in grado di ragionare, il sangue gli si era liquefatto nelle vene e il cazzo pulsava come se volesse scoppiare da un momento all'altro. Basta.
Il ragazzo era pronto. Sofia ruotò un po' il manico lasciandoci sfuggire un sospiro soddisfatto e inizio mentalmente a contare: 1, 2, 3...la troietta era in ginocchio tra le sue cosce, la bocca protesa verso la sua fica. Sofia lo aveva spinto sul pavimento di legno della sauna, aveva gettato di lato il mestolo e gli aveva sbattuto la fica in bocca. - Ora le cose stanno così: io ordino, tu obbedisci. Lecca senza sprecarne nemmeno una goccia. Fallo bene, in profondità e avrai di che soddisfare la sete che ti tormenta - .
Ace aspirò inebriato il suo profumo di femmina, e gustò il tono imperioso della sua voce come da lì a poco avrebbe gustato la polpa turgida di voglia della sua fica. Essere trattato in quel modo lo eccitava, e che a farlo fosse un uomo o una donna non aveva importanza: quel che gli piaceva era essere usato per godere. Allargò bene le labbra della fica che lo aspettava impaziente e prese a picchiettarla di piccoli baci, dal basso verso l'alto, insistendo all'apice del taglio, alla congiunzione delle labbra. Sofia fremeva dal desiderio di una stimolazione più intensa. Perché cazzo non tirava fuori la lingua e non si decideva a leccarla come lei gli aveva ordinato? - Ti ho detto di leccare come si deve, o sei sordo? -
Il soldato ubbidì, e prese a lappare il sesso di lei con cura e dedizione, infilando la lingua in ogni piega. Scendeva giù fino al culo e leccava e premeva sull'apertura stuzzicando in lei nuovi desideri, poi risaliva e le succhiava e mordicchiava delicatamente le labbra, inseriva dentro la lingua come se volesse scoparla con quella, e succhiava ogni goccia del fluido che aveva preso a colargli in bocca.
Oh cazzo, così, continua così...il soldatino se ci si mette ci sa fare, pensava Sofia godendosi la sua lingua fra le gambe, ed esprimeva la sua approvazione con piccoli gemiti che incoraggiavano Ace a fare ancor meglio per darle piacere. La sua lingua le esplorava la fica avidamente, sentendola farsi insieme più gonfia e più liquida; le sue labbra si incollavano al clitoride a premere e succhiare, e Sofia si sentiva scivolare inesorabilmente verso l'orgasmo ogni minuto che passava. Ma voleva che lui desse tutto quel che poteva dare, e di tanto in tanto, quando sentiva di avvicinarsi troppo al culmine, preferiva allontanarlo quasi bruscamente, e permettergli di leccarla di nuovo solo quando il piacere che le montava dentro aveva frenato la sua corsa. Lui mugolava di delusione quando lei gli sottraeva per qualche secondo il suo frutto succoso, e non appena lei lo lasciava fare si tuffava a mangiarlo più vorace di prima. Sentiva nel cazzo durissimo l'impulso di affondare in quel paradiso e spingere, ma quasi non osava farlo finchè lei non fosse stata soddisfatta della sua bocca. Così si limitava ad accarezzarsi l'erezione calda e vibrante di desiderio quando gli sembrava di non poter più resistere senza concedere un po' di sollievo alla tensione che gli irrigidiva il cazzo. Sofia aveva preso a ondeggiare il bacino verso di lui, tenendogli ferma la testa fra le cosce, e a protendersi istintivamente verso la sua bocca, strusciando la fica sulla sua lingua in un crescendo di godimento. Se la lasciò infilare più in fondo che poteva, e lui la penetrò con la lingua facendole salire dentro la voglia di essere presa, poi raccolse da terra il mestolo che lei aveva gettato via e gliene inserì dentro il manico di nuovo, con delicatezza e fermezza insieme. Sofia diede un piccolo grido. Si era abbandonata al piacere ad occhi chiusi, e quell'intrusione improvvisa arrivò del tutto inaspettata. Sussultò e si tese tutta a quella nuova sensazione inattesa, ma la fica le pulsò di piacere intorno a quell'oggetto estraneo.
Bastardo di un soldato. Quello non era nei patti. Non che non le piacesse, ma nessuno gli aveva detto di prendersi certe licenze. Avrebbe dovuto fargli capire meglio a chi stava condurre il gioco in quella sauna. Dopo, però. Intanto tutto quel che poteva fare era lasciare che il piacere le dilagasse a ondate dalla fica in ogni nervo mentre lui la leccava con foga e nel frattempo spingeva su e giù quel fottuto manico dentro di lei, finchè l'orgasmo la scosse da cima a fondo, il sesso le si contrasse spasmodicamente e il suo corpo si inarcò con un grido. Poi, ancora ansimante e completamente madida di sudore, spinse via Ace e il mestolo, e si abbandonò a occhi chiusi contro la parete. Stava ancora riprendendo fiato, la fica che pulsava debolmente di piacere e colava dei succhi dell'orgasmo, quando sentì il cazzo di Ace appoggiarsi delicatamente alle sue labbra semiaperte. Allungò la lingua per assaggiarlo, gli prese in bocca il glande e lo succhiò con passione per qualche secondo. Ace mugolò di soddisfazione, e poi grugnì di disappunto quando lei se lo lasciò uscire di bocca e scostò il viso.
- Perché ti sei alzato in piedi, soldato? Ti ho forse detto che ero disposta a succhiarti il cazzo? - La sua voce sembrava morbida come il suo corpo, ma vibrava di un sottile tono di scherno che fece trasalire Ace. Confuso, indeciso fra il desiderio di non scontentarla e la voglia di godere del suo corpo, restò fermo davanti a lei, la sua grossa erezione a pochi centimetri dalla sua faccia. L'atteggiamento di lei lo faceva sentire inadeguato e in imbarazzo, ma questo non intaccava né la sua eccitazione né la durezza del suo membro.
- Torna in ginocchio, e continua il tuo lavoro. Chi ti ha detto che sia già arrivato il tuo turno di godere? - gli disse lei sempre più divertita, allargando di nuovo le cosce. Il soldatino le doveva almeno un altro paio di orgasmi prima di poter anche solo aspirare ad un minimo di sollievo. Sofia spinse con un gesto ruvido la testa di Ace contro le sue cosce. Ora avrebbe testato davvero a fondo il soldatino. Era chiaro, infatti, che mangiarle la fica lo mandava in orbita. Ma berla??? Sofia era pronta a scommettere che al bel soldatino non era ancora mai capitato di doverlo fare. Beh c'è sempre una prima volta. Educare giovani virgulti la dilettava sempre. Inarcò il bacino per fare in modo che la bocca di Ace scivolasse verso la fonte che lo avrebbe dissetato suo malgrado. Gli afferrò saldamente la testa tra le mani. E si lasciò andare.
Come stordito, Ace sentì il liquido caldo scorrergli sulle labbra, riempirgli la bocca e scivolargli lungo il collo. Gli stava pisciando in bocca, cazzo. Quella maledetta troia gli stava pisciando in bocca. Eppure... Non poteva negarlo, era costretto ad ammetterlo, mentre leccava ogni singola goccia che usciva dalla fica di Sofia... Gli piaceva, o almeno piaceva al suo uccello, che si era fatto se possibile ancora più duro e più teso - cazzo se gli piaceva.
Ma quella stronza bastarda si era fregata con la sue mani. Ora Ace non poteva fare più niente per trattenere la furia che gli riempiva i coglioni. Doveva fottere. Scoppiare nella fica morbida di quella donna magnificamente folle, che pisciava nella bocca di uno sconosciuto in una sauna deserta all'altro capo del mondo.
Sofia era stupita. Cazzo. Non poteva davvero crederci. Il soldatino era ancora più troia di quanto lei avesse previsto. L'aveva ripulita usando la lingua con un'abilità da fare invidia alla più consumata delle battone. Decisamente meritava un premio, o meglio i suoi coglioni lo meritavano, prima di scoppiare per la pressione della sborra che li gonfiava rendendoli simili a delle gustose palle del migliore dei gelati .
- Ora ascoltami soldatino" - Sofia era decisa a chiudere la partita a modo suo - "Tu vuoi fottermi vero? Bene allora prendi il mestolo e infilatelo nel culo con decisione. Voglio vedere sparire l'intero manico nel tuo bel culo sodo, claro amigo? -
Ace sgranò gli occhi, fece un gesto di diniego e aprì la bocca per parlare. Sofia lo interruppe subito. - Non ho finito. Parlerai dopo. Forse. Quindi vieni qui a quattro zampe, come si conviene alla lurida cagna in calore che sei. E ti sdrai culo in aria... -
Ace era senza fiato, ma il desiderio di perdersi dentro di lei non gli permetteva di perdere tempo a negoziare con quella troia le sue condizioni. La verità era che scodinzolare per lei con il culo pieno lo mandava fuori di testa dalla voglia. Fece quel che lei gli aveva ordinato e stringendo i denti si infilò il manico del mestolo nell'ano. Gli faceva male, rigido e solo appena lubrificato del succo della fica di Sofia, ma la sola idea del manico che affondava gradualmente nelle sue viscere lo riempiva di eccitazione. Lo prese dentro più che potè, poi andò da lei carponi e strofinò la faccia fra le sue cosce aperte. - Va bene così? - le chiese allungando la lingua a lambire il suo grilletto, di nuovo gonfio di desiderio. Sofia per tutta risposta gli tirò la faccia contro la sua fica. Il soldatino era una puttanella vogliosa e obbediente. Era evidente che mangiare la passera gli piaceva non poco, ma dalla facilità con cui si era inserito senza troppe storie il manico del mestolo in culo Sofia avrebbe giurato che non disdegnava neppure il cazzo. Il pensiero la stuzzicava. - Adesso leccami di nuovo -
Si mise comoda, in una posizione che le consentisse insieme di offrire la fica alla sua bocca e di muovere con la mano il manico su e giù fra le natiche di Ace. Mano a mano che il suo piacere cresceva sotto la lingua servizievole del soldato, il ritmo della sua mano si faceva sempre più incalzante e il mestolo affondava sempre più in profondità. Ace prese a gemere e mugolare con le labbra incollate a quelle della fica di lei, di dolore e di desiderio insieme. Il manico gli faceva male e più lei si avvicinava all'orgasmo più lo strapazzava senza riguardi, ma nello stesso tempo la sensazione dell'intruso dentro di lui gli faceva pulsare il cazzo nell'insopprimibile desiderio di esplodere. Quando lei finalmente venne di nuovo, spingendogli forte il mestolo nelle budella e strappandogli un grido, lui stava impazzendo dal bisogno di sfogare la pressione che gli cresceva nelle palle ogni minuto più insopportabile.
- Adesso girati sulla schiena - gli disse Sofia quando riprese fiato. Come si aspettava, quel trattamento un po' rude non aveva affatto indebolito l'erezione di Ace. Il suo cazzo dritto e perfettamente duro anelava un buco caldo e morbido dove schizzare tutto il suo succo. Sofia lo prese nella mano, saggiandone la consistenza. Un bel cazzo. Grosso e rigido, come di marmo. Invitante. Poteva ancora servire per il suo piacere e lui tutto sommato si era meritato il proprio. Si girò dandogli le spalle e gli salì sopra a cavalcioni, accogliendo nella fica ancora vibrante di piacere la sua mazza impaziente. Le sfuggì un lungo gemito di piacere quando lo sentì entrare e riempirla di godimento. Lui rispose con lo stesso gemito. Dopo tutta quella attesa, la sensazione avvolgente del corpo di lei gli sembrava più di quanto potesse sopportare. Il suo corpo prese a muoversi istintivamente su e giù, nella ricerca spasmodica di un appagamento non lontano. Sofia mugolò, e con un colpo secco gli spinse di nuovo il manico del mestolo in fondo al retto. Con un grugnito di dolore Ace sobbalzò forte quasi come per disarcionarla. Lei sentì di rimando il cazzo di lui piantarlesi dentro e il piacere sciogliersi fra le sue gambe. Ripetè quel gesto altre tre o quattro volte, provocando ogni volta un'ondata di godimento che dal ventre di Ace arrivava al proprio attraverso il suo membro duro e pulsante. Si fermò solo quando si accorse che Ace aspettava di godere da troppo tempo per poter resistere ancora. Allora si fermò e, sempre tenendogli dentro il manico, godette del suo cazzo oscillando il bacino su di lui con un movimento rotatorio dei fianchi. - Continua... - ansimò lui cercando di spingere ad un ritmo sempre più intenso. "Non è ancora arrivato il tuo turno, soldatino, non muoverti - gli disse lei. Chinandosi leggermente in avanti, in modo da sentire ancora meglio il cazzo di Ace dentro di sé e da poter muovere più agevolmente il mestolo in lui, Sofia continuò a dimenarsi stantuffando il legno fuori e dentro dal suo buco del culo. Ace si sentì venir meno dal piacere. La sensazione di essere fottuto e insieme di fottere era troppo intensa per non portarlo in breve sull'orlo dell'orgasmo. Sofia lo sentiva vibrare e fremere sotto di sé, il suo corpo teso di muscoli che implorava di venire. Non ancora. Avrebbe dovuto aspettare che lei fosse soddisfatta del tutto, e ancora non lo era. Voleva sentire quel grosso cazzo farle sbocciare dentro un altro orgasmo. Lo cavalcò lentamente, assaporando il senso di pienezza che le dava. Nello stesso tempo lo scopava al medesimo ritmo col manico del mestolo e percepiva lo stesso piacere farsi strada dentro di lui, crescergli dentro a ondate e tendergli il cazzo in un bisogno spasmodico di appagamento. Quando sentì che anche lei era vicina al culmine, aumentò di poco il ritmo della mano e del bacino, e quel poco bastò a fargli perdere il controllo. Ace diede un grido roco, da animale in calore, le afferrò le anche con le mani e la tenne ferma sul suo cazzo mentre le martellava la fica di colpi serrati e profondi, schizzandole dentro densi getti di sperma in un orgasmo così lungo ed intenso che gli sembrò non finire mai. Le sue ultime frenetiche spinte scatenarono anche il piacere di Sofia, e lui sentì le contrazioni dell'orgasmo di lei rendere ancora più violento il proprio. Lei si riprese per prima. Si sollevò dal suo cazzo ancora pulsante e scivolò col bacino all'indietro accostandogli di nuovo alla bocca la fica fradicia e gocciolante.
- Qualcosa mi dice che hai sete anche di sborra soldatino. Pulisci un po' qua -
Non si era sbagliata nemmeno questa volta. Il soldato mugolò di desiderio e prese a leccare via avidamente tutto lo sperma che le colava fra le cosce. Brava piccola troia, pensò Sofia esalando un lungo sospiro di appagamento. Ecco, ora sì che le cose erano tutte al loro posto.
Sofia si rialzò e afferrato il suo asciugamano si avviò decisa verso l'uscita. Sulla porta, mentre si voltava a contemplare un'ultima volta il soldatino che con il mestolo ancora infilato nel culo e la faccia bagnata della sborra di entrambi cercava di riprendere fiato, Sofia incrociò un altro uomo. Duro. Più maturo dell'altro. Bel corpo e bel culo anche questo. Doveva essere il daddy del giovane cagnolino alle sue spalle. Gli strizzò l'occhio e uscì. Era certa che la notte sarebbe stata ancora lunga per il soldatino. Cazzo se ne era certa!!!

Mayadesnuda & Heatcliff

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