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Racconto n° 3302
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Amanti
Ormai, anche l'aria che respiro è piena di te!
Mi manca l'odore che il tuo corpo emana nel momento della passione più sfrenata: le gocce di sudore che imperlano la tua pelle nella nostra battaglia dei sessi.
Quei vestiti sparsi per terra senza logica sono il segno di una tempesta violenta del volersi.
Le lenzuola nere che ami ci scaldano nel momento della quiete, sono testimoni inerti della guerra psicologica che ogni volta si combatte dentro questa stanza, piccola stanza di una casa nascosta a tutti.
Scelta difficile quella di seguire le mie pulsioni.
Avere un'amante è un impegno gravoso, il pericolo di cadere in contraddizione si moltiplica, tempi sbagliati per frasi sbagliate, la sottile linea della falsità s'intreccia pericolosamente con la realtà portandoti, nel tempo, a confondere il sacro col profano.
Mezzora, a volte un'ora: il tempo di possedersi e scaricare tutto il piacere cresciuto nel non vederci per giorni, le parole lasciano spazio a sguardi carichi di desiderio, i nostri respiri soffocati sono seguiti da urla di piacere nel momento dell'apoteosi dei sensi.
Finalmente mia! Stringere i tuoi seni mentre la mia lingua ritrova il sapore della tua bocca e riconosce il tuo sapore unico, le lingue che si toccano e incrociano i loro umori, i palati sotto assedio vengono esplorati e ferocemente attaccati.
Mani aperte nella ricerca dei corpi, occhi chiusi per sognare oltre quell'ora rubata.
Tutto è contro di noi: la logica, la famiglia, il lavoro, il tempo.
Eppure, quella mezz'ora diventa il centro del nostro mondo, quel poco tempo diventa un bene inestimabile che siamo pronti a difendere fino alla morte.
Tutto ci è contro, ma noi, come dei donchisciotte, combattiamo sperando in un domani che sa di sconfitta.
Le mani scendono sul tuo sedere turgido; la tua passione per la palestra ti ha mantenuta ragazza nella pelle, solo nel letto mi ricordo di quanto sei donna.
Il piacere della tua bocca scende a leccare i miei scarni addominali e continua la sua ricerca seguendo un percorso ormai conosciuto, il tocco della tua lingua scivola sul mio membro mentre la bocca si stringe attorno al glande e furiosamente mi possiede, le mani giocano sapientemente col mio scroto e tastano le parti più delicate con movimenti decisi.
Sai quando fermarti...sai quando ripartire.
Le mie mani sono sulla tua nuca e seguono il tuo ritmo.
Sul bordo di quel letto ancora una volta il mio sperma nutre il tuo intestino.
Il tempo non è interessato ai nostri bisogni, lui imperterrito continua a battere i suoi secondi e a spostare le lancette.
Ho bisogno di tempo!
Esausto dall'orgasmo appena avuto, cerco di soddisfare la mia amante con la stessa moneta, una moneta che sa di trentatré denari.
Come sempre,in quella mezz'ora, tutti i problemi si fermano dietro la porta.
Riconosco il sapore dei tuoi umori quando la lingua si appoggia alle tue carnose labbra vaginali.
Il tuo monte di Venere viene assalito dalla mia bocca, il tuo pertugio si allarga e il clitoride impazzisce sotto il mio attacco veloce e deciso, a sfidare il poco tempo rimasto.
Le tue mani mimano graffi impossibili da lasciare, la logica esige il suo tributo anche nei momenti più caldi.
Mi immergo nei tuoi effluvi: il silenzio rotto dai gemiti è pari al mio bisogno di sentirti urlare.
Consumo i pochi minuti rimasti aspettando di sentirti crollare sfinita, il bacino si scaglia contro il mio viso nella ricerca estremo del contatto massimo.
Trema il tuo corpo come una bomba e l'esplosione che ne segue è il segnale che il nostro tempo sta per scadere.
Maledetto tempo!!
Carezze dolci dopo tanta ferocia.
Occhi languidi, cuori che tornano a seguire un ritmo regolare, segnale del nostro tempo consumato.
Il disprezzo del nostro tradimento viene nascosto da quel bacio sensuale che suggella la soddisfazione di quell'incontro.
Silenti raccogliamo i nostri vestiti e copriamo i nostri sensi di colpa.
Un ultimo bacio sulla porta, un vento gelido ascolta le nostre parole.
La promessa di un amore eterno impossibile da mantenere fà da contr'altare alle nostre realtà.
- Quando mi chiami? -
- Appena posso -
I tuoi capelli che scivolano sotto le mie mani e si allontanano da me sono il mio ultimo ricordo.
Rimango solo nella stanza, guardo le lenzuola disfatte, i nostri odori ancora nell'aria.
Rivivo quel tempo passato, prendo il cellulare, unico rapporto diretto condivisibile e le scrivo quello che non ho mai avuto il coraggio di dirle:
- Ti amo - .
Con quelle parole che mi scaldano il cuore mi avvio alla porta e sfido il mio destino, le gambe tremanti mi confermano quello che già ricordavo.
Come un attore cambio personaggio.
Un sorriso triste si dipinge sul mio viso mentre apro la porta di casa.
La mia famiglia mi accoglie con i suoi pregi e difetti, il calore di un saluto, il sorriso di un figlio, la noia della consuetudine.
Il ricordo della fuga si affievolisce.
Domani si torna a lavorare, chissà se mi chiama...
Una carezza falsa accarezza i capelli di una donna ormai amica...

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