Certi fiori raschiano la gola, miscelano ingredienti di malore, gattamorta e manipolazione. Il profumo aspro di un'amarezza ottundente.
Un liquore non per tutti, un composto che non placa alcuna sete ma l'amplifica.
L'esala.
L'ossessiona.
Il naso si contorce all'odore dell'impacco che ne viene, senza nemmeno accorgersi, il silenzio procura un'invasione di lesioni.
Ferite peptiche.
La donna riceve un dono, lo scarto di un impulso, l'avverarsi di un presentimento obliquo.
Un uomo, infermo dalla colpa, freme per la sintonia nervosa della negazione con la verità di una passione resa nota.
Un tradimento confermato, negato fino all'abrasione dell'amorfo stelo umano.
Una distorsione necessaria. Una disillusione forse o la rivelazione di una certa scontatezza.
L'uomo è capace di svelarsi senza averne consapevolezza.
Praticamente si espone, attraverso la superbia della finzione sedativa.
L'unguento della soddisfazione prolungata solleva il suo benessere, il nuovo fodero ingenuamente lo rallegra. La carne ipertrofica lungo l'arco della brama confeziona stravaganti mascherate, i panni della donna vengono stesi sotto la tempesta.
Lo squilibrio dissoda la conferma e l'uomo si disturba.
L'Amore intirizzisce. La sindrome di una natura disagiata o, per esatta ipotesi contraria, l'individuazione di una via di guarigione evidenzia la verità ingombrante e dura.
Si libera davanti agli occhi di ciascuno la manifestazione sbalorditiva.
Comprovante.
Adultera.
Un atto familiare quanto stolto, come la pietà dell'animo pentito.
Una congettura che procede senza correggere mai il quadro. Il dogma di un rapporto d'eccellenza.
Il senso consumato tra l'uomo e la sua donna.
Nell'accezione conosciuta, lo svilimento all'imprudenza, quando la compulsione si distende e chi tradisce trasmuta smentendo l'abbuffata.
Davanti alla faccia della donna raggirata, un fiore rosso azzarda il circolo vizioso. Un gioco psichico di patologica perfidia.
La donna aggrava le nervature del controllo, sebbene in percezione del problema si vede sradicata ed invecchiata.
Nel giudizio di sé.
Nell'interdipendenza dinamica di una pianta rampicante, si censura e indissolubilmente guasta la messa potenziale di se stessa.
L'uomo cauterizza ma non coglie la larghezza della propria imprecisione.
Le risorse necessarie si disperdono e il lavoro di stringere la maglia non trova alcun adempimento.
La buca resta.
Si fraziona.
Una falla esecutiva dentro una corolla di lascivia.
La toppa astrusa della sua disposizione libertina.
In concezione, l'uomo afferma, il male è interpretato, la rovina non è che una visione indotta ed umanista.
La donna quindi è un'idealista, non concede di sbagliare e ricerca nella perfezione dello sfregio l'errore in cui è caduta.
Il sentimento di un'azione scatenata da lei stessa.
Si colpevolizza.
Fragranza di vergogna.
Lamenta lo stillare vivo del fiore dell'amante, mentre l'uomo getta nel bel mezzo della possessiva conseguenza il proprio flusso dalla carne.
Il seme bianco tra i petali vermigli dell'apostata. In inconfutabile flagranza. Prosperoso.
Zampillante.
Non c'è salvezza, pregna di quell'arto e di quella aperta bocca rossa, la visione non perdona alla donna l'inganno della sua esistenza.
LaPassiflora