- La differenza te la pago in natura -
Quella frase, detta sorridendo al telefono, mi aveva subito eccitato.
Lisa aveva sempre scherzato con me su qualsiasi argomento e sapeva che provavo un'attrazione verso di lei, ma da brava madre di un figlio di 13 anni, non aveva mai oltrepassato certi limiti.
Forse ero io che questa volta avevo voluto sentire del malizioso dove non ve n'era, ma stava di fatto che ero eccitatissimo.
Avevo preso dei biglietti per il teatro e, naturalmente, avevo anticipato i soldi anche per lei.
Niente di strano, era la migliore amica di mia moglie e capitava spesso che ci fossero questi scambi di cortesie.
Quella frase mi torturava il cervello; ancora con il cellulare in mano pensavo a cosa rispondere.
- Sei morto? -
La risata spensierata mi aveva riportato alla realtà.
- No! Sto solo valutando la tua offerta e m'interessa parecchio -
Un attimo di pausa interminabile, l'aria che sembrava rarefatta, talmente facevo fatica a deglutire nell'attesa della sua reazione.
- Ehi, pensi che valga solo così poco? Credi davvero che cederei per trenta denari? -
La mia risposta non si fece attendere:
- Non c'è cifra che basti a coprire il tuo valore, ma da qualcosa bisogna iniziare -
- Bella risposta - .
Era diventata seria e sentivo il suo respiro ansimante.
Immaginavo i suoi seni muoversi danzanti inseguendo la sua ricerca d'aria.
Poi, decisi di proseguire nel mio tentativo di sedurla.
- Ti passo a prendere stasera alle nove per farti vedere i posti che ho scelto, così mi dici che ne pensi - .
- Va bene: Gianni non torna a casa prima delle 11 ed è l'occasione giusta per distrarmi un poco - .
Sapeva come me che non l'avrei mai portata al teatro, ma era il gioco delle parti; il cacciatore doveva stanare la sua preda, chiuderla in un angolo e cogliere la sua linfa vitale: possederla mentalmente per averla completamente.
Con una scusa banale trovai il modo di liberarmi di mia moglie e alle nove ero davanti al suo portone.
Lo squillo del campanello acuì ancora di più il mio nervosismo.
Ero teso come la corda di un violino nell'aspettare che quell'uscio si aprisse.
Sapevo che se fosse apparsa ai miei occhi vestita con una gonna le mie chances sarebbero aumentate.
Il motivo era molto semplice: le avevo sempre detto nei nostri discorsi tra amici di quanto amassi le donne che lasciavano vedere le loro gambe, mille volte avevamo parlato di quanto amassi le calze che sparivano sotto un leggero tessuto e di come la gonna fosse intrigantemente erotica.
- Cazzo! Sei veramente carina stasera - - parole istintive che avevano provocato un leggero rossore sul suo viso, ma che sicuramente lei aveva apprezzato.
Ero rimasto ammaliato.
Si era vestita con un paio di stivaletti rossi, calze grigio scuro, gonna rossa che finiva all'altezza del ginocchio; sopra, una camicia bianca leggermente sbottonata che lasciava intravedere l'inizio del suo seno abbondante.
Sotto la camicia, un reggiseno di pizzo bianco, maliziosamente impudico, nascondeva le sue forme o, meglio ancora, le perfezionava.
Portava capelli neri lunghi sino alle spalle, orecchini argento a forma di luna a darle un tocco frizzante; due labbra da sogno erano leggermente ricoperte da un rossetto colore rosso vivo.
- Dire che sei sexy è dire poco - .
Spendevo quella frase mentre la mia mano dolcemente aggirava il suo corpo e accarezzava la sua pelle.
Un brivido che diventava scarica elettrica a quel primo contatto.
Entrambi sapevamo cosa volevamo, bisognava solo trovare il modo di arrivarci senza compromettere rispetto e dignità.
- Sarebbe quasi meglio se guidassi tu...sei talmente affascinante che rischio di distrarmi dalla guida e creare un incidente - .
Il suo sorriso a quel nuovo affondo erotico, legato al movimento dei capelli, fu la sua risposta.
- Dai, portami a vivere, bel maschiaccio! -
Mi sentivo un ragazzino.
Mentre parlavamo del mondo, la mia mano cominciò ad andare verso i suoi capelli e ad accarezzarli con movimenti sempre più erotici.
Le carezze divennero sempre più licenziose, lei si era leggermente incurvata nel tentativo di seguire le mie intenzioni e istintivamente le sue cosce si erano divaricate lasciando spazio alla mia immaginazione più indecente.
Non resistetti oltre, mi fermai nel primo angolo seminascosto e, spegnendo la macchina, le misi l'altra mano sulle cosce.
La leggera protezione delle calze sulla sua carne era solo un eccitamento superiore.
Aveva chiuso gli occhi e vedevo chiaramente il suo cuore battere all'impazzata, sapevamo entrambi che presto avremmo assaporato i nostri umori, mischiato i nostri sudori, torturato deliziosamente i nostri sessi.
La mano, furtiva, saliva tra le sue cosce.
Scoprire che aveva indossato delle autoreggenti fu l'ultima barriera abbattuta.
I movimenti divennero convulsi, la mano arrivò al suo inguine e velocemente si sbarazzò di quel piccolo pezzo di stoffa fradicio che era rimasto tra le sue gambe.
Cominciai a scoparla con le dita mentre la mia lingua scambiava giochi erotici con la sua, le labbra si mordevano e si sbattevano a vicenda, anche i baci erano frenetici, voluttuosamente decisi, spinti, secchi, uno scambio di sensazioni uniche.
L'altra mano si era impossessata dei suoi seni, palpeggiava da sopra le sue forme e nervosamente cercava di sbottonarne la camicetta.
- Aspetta... -
Solo a quelle parole mi ero fermato.
La sua mano liberò per me i seni e finalmente potei apprezzarne tutto il loro splendore.
Palpavo quella tenera carne come a soppesare la fortuna che avevo.
I suoi capezzoli sotto l'attacco delle mie dita erano diventati tesissimi, il seno, ancora bello sodo, reagiva alle mie carezze irrigidendoli.
La sua mano, per la prima volta da quando eravamo in macchina, era scesa verso i miei calzoni e massaggiava spasmodicamente il mio cazzo.
Con dolcezza smisi di palparle i seni e presi la sua mano guidandola verso la cerniera: bastò quel gesto per farla scatenare.
Le mie dita continuavano a solcare le sue labbra carnose provocando forti sospiri e contrazioni dei muscoli vaginali.
Il contatto diretto del mio cazzo sulla sua mano fu un momento incredibile, mi sembrava di esplodere dal piacere e la mia unica preoccupazione era che le venissi nella mano come un bambino.
Mi staccai un attimo e le dissi di aspettare.
Capì dal mio sguardo perché non mi doveva toccare in quel momento e, silente, aspettò il mio ritorno sul suo corpo.
Abbassai il sedile della guida e feci altrettanto con il suo
Mentre aspettavo che il sedile finisse la sua corsa, guardavo ipnotizzato le sue cosce aperte, la gonna alzata lasciava intravedere la fine delle calze e i suoi umori riflettevano il suo desiderio, la carne polposa, leggermente aperta dalla mia intrusione, era come il canto delle sirene.
Mi spostai sul suo lato e finalmente coprii quel corpo stupendo.
Il mio cazzo, senza bisogno d'aiuto, penetrò quel caldo pertugio e cominciò a conoscerne gli anfratti più nascosti.
Le sue mani sulla mia schiena furono il mio ritmo, le sue gambe divaricate sbattevano contro i vetri facendo un rumore sordo che a sua volta aumentava l'atmosfera erotica del momento.
Avrei ucciso se qualcuno avesse cercato di fermarmi.
Continuai ad entrare e uscire in lei per minuti interminabili e molte volte dovetti fermarmi per non venire dentro di lei.
Ero allo spasimo, le mie resistenze erano al limite del sopportabile.
- Adesso! Vienimi dentro adesso! -
Le parole che da sempre aspettavo di sentire.
Con un'irruenza esagerata, mi lasciai andare e cominciai a liberare il mio sperma.
I nostri gemiti si persero in quella macchina e i vetri appannati ci protessero dal mondo esterno.
Nel momento del massimo godimento ci stringemmo, promettendoci amore infinito.
Parole e frasi per il vento.
Dopo quella volta, Lisa è diventata la mia amante e io ancora oggi, ogni volta che faccio l'amore con lei, ricordo con morbosità quella gonna rossa che piano si alzava in quella sera di un freddo inverno...
Fantasypervoi