- E va bene - aveva acconsentito lei alla fine.
- Tu mi rendi felice - aveva detto lui, con tono calmo, sereno, senza tradire la gioia e i mille sentimenti tumultuosi che il consenso di lei aveva scatenato nel suo cuore. Ci aveva impiegato del tempo, ma alla fine ne era valsa la pena! - Fiore di Maggio - , questo era il suo nick, acconsentiva all'incontro, dopo mesi di dialoghi a distanza al computer, dal posto di lavoro; mesi di chattate, di impazienza nell'attesa che lei si collegasse, di fantasie condivise, di giochi immaginari, di dolci parole scambiate attraverso una fredda tastiera e un monitor insensibile. Così, giorno per giorno, l'idea di quel gioco nuovo da sperimentare insieme era nata ed era cresciuta, con la voglia di mettere in pratica tutte le fantasie affidate al computer. Finché, raccogliendo tutto il suo coraggio, le aveva scritto di quella idea pazza che gli era venuta. Gliela aveva descritta nei minimi particolari, immaginando di viverla, e già il racconto lo aveva posto in uno stato di grande eccitazione, di cui probabilmente anche lei si era accorta, perché non aveva potuto resistere e negarsi ancora. Ed era stato ancora più dolce lasciarsi andare, toccarsi e scambiarsi sospiri, giocando col pensiero ognuno col corpo dell'altro.
Quel pomeriggio si mise subito al lavoro per organizzare tutto. Non che gli occorresse molto, in verità, ma lo fece con una frenesia irrequieta, contando le ore e i minuti che lo separavano dall'incontro, e alla fine inviò una mail a Fiore di Maggio per informarla di tutti i particolari: non dovevano esserci errori.
Il giorno seguente era sabato: due giorni liberi dal lavoro, perfetti per ciò che aveva pianificato. Trascorse la giornata come al solito: qualche lavoretto in casa, la spesa settimanale. Poi un cambio nella piccola valigia, la stampa dei biglietti prenotati il giorno prima, e via alla stazione. Giunse un po' in anticipo, e per ingannare l'attesa che si faceva sempre più impaziente, percorse avanti e indietro senza accorgersene tutto il marciapiede accanto ai binari per sei o sette volte. L'oscurità era già scesa su Milano, ma il grande hangar della Stazione Centrale brulicava di passeggeri e di personale: giovani arrivati in città a trascorrere il sabato sera, innamorati che si salutavano scambiandosi baci appassionati, famiglie in partenza per chissà dove, ferrovieri e macchinisti alle prese con viaggiatori che chiedevano informazioni. Alla fine l'altoparlante annunciò che il treno Intercity per Vienna delle ore 20,35 era in arrivo al binario 1, e che le carrozze con cuccetta erano attaccate in fondo al convoglio. Fu come un lampo: il momento era finalmente arrivato, l'avventura che sognava da tanto tempo stava per concretizzarsi, e il cuore iniziò a battergli all'impazzata, mentre con lo sguardo percorreva i vagoni alla ricerca del numero 9, quello prenotato. Lo vide, e in un attimo fu a bordo. Si trovò nello stretto corridoio, e procedette lentamente scansando viaggiatori e valige, che si stavano sistemando e preparando alla partenza imminente. Cercò con gli occhi il numero dello scompartimento... 12... 13... ecco il 14! Un tuffo al cuore, poi aprì di colpo ed entrò. Lei era già lì. Lo guardò entrare: gli occhi si fissarono nei suoi e la sua bocca perfetta, truccata con un rossetto non vistoso, lo salutò con un misto di dolcezza e complicità: - Buonasera... anzi ciao - . Lui non riusciva a staccare gli occhi dai suoi. Eppure c'era tanto da vedere... era splendida: il filo di trucco esaltava la sua bellezza naturale e i suoi lineamenti dolci, il corpo era fasciato da un tailleur nero aderente che mai si sarebbe immaginato di vedere su un treno, la forma del suo seno risaltava su una silhouette fatta di curve morbide, sensuali. Tutto in lei, la posizione in cui stava seduta, il suo viso, il suo sorriso, la sua voce, emanava dolcezza; eppure le mani che si intrecciavano di continuo tradivano anche in lei uno stato di agitazione.
- Ciao - rispose lui, - è bello vederti...-
- Anche per me - rispose lei, mentre lui sistemava la valigetta in alto, tirava le tendine del corridoio e si toglieva il cappotto. Anche il suo completo elegante mal si adattava a un viaggio in treno: ma per lei voleva essere al meglio. Avevano avuto lo stesso pensiero.
- Senti, ma questo treno... le cuccette... voglio dire, è uno scompartimento da 4!
- Tranquilla, ho prenotato tutti i posti. Non volevo sorprese: saremo soli per tutto il viaggio!
Così iniziarono a chiacchierare, mentre il treno usciva dalla stazione e poi dalla metropoli, lanciandosi attraverso paesi e campagne. Lo sguardo di lui ora si era fatto ardente, impaziente, gli occhi vagavano da quelli di lei alla forma del suo collo, e poi giù al seno, di cui la scollatura offriva solo un'idea. Fuori dal finestrino, le luci passavano rapide nel buio, senza permettere di cogliere nulla. Dopo un'ora e mezza di viaggio lei si alzò: - Visto che oramai è notte ed è quasi ora di dormire, tanto vale che tiri le tendine, sennò domattina la luce ci sveglierà presto - Si avvicinò al finestrino e allora si alzò anche lui, si avvicinò e senza dire nulla l'abbracciò da dietro, appoggiandole le labbra sul collo. Lei gettò la testa all'indietro, le mani appoggiate al finestrino, gli occhi chiusi, fremendo. Le mani si lui abbassarono la cerniera sul lato del tailleur, e lo sfilarono dalle spalline fino a farlo cadere a terra. Lei non si girò, ma tornò ad appoggiarsi al finestrino, chinandosi leggermente in avanti. Non portava reggiseno, solo un perizoma di pizzo nero e le autoreggenti. Lui restò senza fiato per un attimo: il corpo meraviglioso di quella donna gli si offriva senza pudore, e iniziò a baciare la sua schiena, ad accarezzarla, scendendo sempre più verso le natiche. La lingua si intrufolò nel solco, mentre le mani abbassavano il perizoma e lo sfilavano. Lei inarcò la schiena, spingendo in fuori il culetto che lui baciava, spingendosi sempre più nell'intimità bagnata di lei. La sentiva fremere e gemere, sentiva il suo desiderio di essere leccata, esplorata, baciata, ed inginocchiato dietro di lei leccò prima il buchino, poi la vagina, mentre le mani accarezzavano le cosce, le natiche; portò una mano sul clitoride e iniziò a stringerlo piano tra i polpastrelli; ad ogni movimento sentiva il bacino di lei muoversi, il suo sesso bagnarsi sempre più. Una potente erezione ora cresceva anche nei suoi boxer: si rialzò, si slacciò i pantaloni e li tolse, abbassò i boxer e guidò il suo cazzo durissimo fra le sue natiche... lo strusciò lungo tutto il solco, lo passò sotto, lo bagnò con gli umori di lei. Lei non resisteva più: - Mettilo dentro, ora, subito, lo voglio...- e lui non si fece pregare. Il suo cazzo possente entrò senza fatica in lei che era fradicia e iniziò a muoversi avanti e indietro. Le sfuggì quasi un urlo di piacere e per un attimo lui pensò che negli scompartimenti vicini probabilmente stavano sentendo tutto: - chissenefrega - - pensò - - al limite ci invidieranno - e riprese a muoversi dentro di lei con maggior foga, con colpi veloci e profondi che la squassavano e la facevano gemere e ansimare. Sentiva le pareti della sua vagina stringersi attorno al suo membro e ciò aumentava il suo piacere, il suo respiro si faceva affannoso e gemiti irrefrenabili uscivano anche dalla sua bocca. I movimenti dei loro corpi erano all'unisono, il piacere montava in lei che alla fine lanciò un grido strozzato, mentre un orgasmo travolgente fece esplodere insieme i loro cervelli e i loro corpi in un godimento assoluto. Lui diede ancora alcuni colpi forti mentre veniva dentro di lei e lei si abbandonava a un piacere che non se ne voleva andare a scemava molto lentamente. Poi lui uscì da lei, che si rialzò e si abbandonò al suo abbraccio. Le bocche si cercarono e trovarono, le lingue si esplorarono in un lunghissimo bacio. Si stesero su una cuccetta e si scambiarono coccole e carezze guardandosi negli occhi.
- Sei bellissima - le disse.
- Mi è piaciuto da morire quello che mi hai fatto - disse lei - trovarmi in questa situazione non mi era mai capitato: su un treno, a pochi metri di distanza dagli altri passeggeri, con il rischio che passasse il controllore...e poi la posizione da dietro, mi eccita tantissimo -
- Tu sei il mio Fiore di Maggio... per te potevo solo pensare a una cosa speciale. Lo sai quanto ti amo...
- Davvero mi ami? E... mi sposeresti?
Lui la guardò sopreso. Ma senza esitazione rispose subito: - Certo! L'ho già fatto tanti anni fa, ma lo rifarei ogni giorno!
- Sei un tesoro, Carlo, hai sempre tante attenzioni... Senti, stasera quando torniamo a casa, ricordami che devo fare la lavatrice.
- Senz'altro. A proposito, per sabato prossimo... hanno aperto una lavanderia a gettoni a cento metri da casa nostra. Potremmo tirare le tende e chiuderci dentro... che ne dici?
Maurizio