Il Sole di satin cala sopra la città, smagliandosi di giallo come una limetta e luccicando come l'occhio di una femmina che ha improvvisamente voglia.
Oggi l'aria è frizzante e molto fredda; quella brezza balsamica tipica delle colline circostanti ricoperte di bruma.
Lui sta rientrando dal suo solito turno di lavoro in ospedale.
Saluta cordialmente il portiere e si dirige verso l'ascensore.
Quando entra nella stanza la trova fissare nello specchio.
E' solito sorprenderla a quell'ora del tardo pomeriggio rimirarsi in tutto il suo splendore.
- Sono bellissima - pare sospirare tra le labbra polpose a forma di cuore.
La cornice accoglie e rinvia l'immagine di un corpo perfetto, celato appena da una sopravveste azzimata di un silvestre verde trifoglio.
Un gianduiotto di donna alta 1 metro e 80, dalla pelle compatta ed i muscoli torniti.
E' di un'agilità meravigliosa, incantevole; una vivacità aerea per una femmina con le sembianze da gatta; la malia felina peculiare d'appartenenza alla propria indole e al movimento.
La brama e l'ambizione le accendono gli occhi di ocelot, brucianti come una fiamma all'acetilene.
E' uno strumento di perdizione, ossessionata e prigioniera della sua stessa natura ammaliante.
Ogni sensazione che emana s'invola nella stanza pregnante di piacere.
- Eccomi - mormora Lui cingendola per i fianchi.
Incontrarsi ogni giorno in albergo pare intrigante e vincente per entrambi.
Sembra di riuscire ad imprigionare nella parvenza nobile e selvaggia, la mirabilia leggiadria che induce all'estasi e al rapimento.
Il Nero, antitesi fascinosa e misterica del Bianco.
Per Lui un momento altissimo ed emozionante.
Il suo membro canta e l'erezione gli tiene compagnia.
Sa che per mantenere la durezza dell'acciaio, non deve far altro che sottometterla ed attendere che la grazia si dilati ad accogliere ogni eccesso possibile.
L'abbranca stretta; potrebbe sbattersela all'infinito questa donna di 20 anni più giovane, sino a che il suo grande cazzo non trovi risposta e lenimento.
Lei lascia fare.
Non si è mai sognata di respingerlo; in fondo sono amanti già da qualche tempo.
Per istinto gli si avvinghia addosso, aggrappandosi con le dita snelle alle spalle abbondanti e
poderose.
- E' un giorno che aspetto - le sussurra Lui strizzandosela come un ossesso.
L'aveva immaginata per 24 ore così, disponibile, servizievole, coperta di una stoffetta di fresco cotone lucido che sagoma la curva del sedere.
I rombi di ceramica del pavimento si allungano nelle direzioni del reparto bagno; minuscole piastrelle in bianco e nero di una scacchiera infinita.
Una tavola operatoria con quadratini ripetuti all'ossessione fino al delirio.
La scorta così sino ai bordi della vasca: - Chiudi gli occhi - .
Lei ubbidisce.
Si toglie la cravatta per bendarla.
Davanti a se ha un impasto di colore.
L'impeto del chirurgo prende il sopravvento.
Uscito a pieni voti dalla facoltà di medicina, sa che la chirurgia è l'arte del corpo mobile, dell'eccesso da capogiro, della reversibilità.
Decide di spogliarla d'ogni civetteria.
Si sfila la cintura per serrarla intorno alle caviglie.
Quando si china sente subito venirsi duro, ma non vuole toccarsi né guardare.
Il desiderio cresce in modo spropositato finché tutto il corpo non diviene pelle smessa e tessuto anemico, poiché tutto il sangue rimasto è confluito nel suo membro.
Lei è visibilmente eccitata, in allarme; sbalordita della passività con cui ha accolto il comando del suo pallido amante.
Una lotta intrinseca tra volontà di resistergli e quella di compiacerlo; ma la verga enorme che la sfiora solidamente al fianco, rimane la prova inconfutabile della completa ed estrema dedizione.
Lui procede.
Il rasoio è appoggiato ai bordi del lavandino, come d'abitudine.
Lentamente apre la cerniera della ventiquattrore di cuoio invecchiato ed estrae un piccolo necessarie con la schiuma da barba.
Accosta uno sgabello e si accomoda al suo fianco.
Lascia scendere l'acqua dalla cannella fino a quando è quasi bollente ed inizia a insaponarla piano.
Le gambe, la destra poi la sinistra, poi su, sino alle ascelle.
L'acciaio si fa strada tra le pieghe della carne, lasciandola gemere.
Sferzate rapide come gesti omicidi.
Pezzo dopo pezzo.
La gira concentrandosi sull'inguine.
Passa tra le cosce, poi sul pube deliziosamente bombato.
Il tragitto simbolico del tagliente che traccia la strada sulla pelle.
Apre il rubinetto e bagnando una spugna le tampona il corpo.
L'acqua tiepida scivola senza ostacoli.
Diviene una fiumana di cacao liquido.
Il corpo lubrica e la pelle offre lo spettacolo delle mucose rivoltate.
L'avviluppo madido sprona ad un'attrazione erotica, la tentazione primordiale di rivestirsi delle proprie secrezioni.
Del resto anche una pellicola d'acqua che scorre su di una pietra sbiadita è seducente.
Il corpo teso nella forma sciolta è la vita stessa; la deliquescenza dell'Eros e l'affondamento lento.
La lama va e viene nella carne molatrice e fende la cute, stimando in bellezza l'apoteosi di tutti i sensi.
Compiaciuto di trovarsi prepotentemente al comando, Lui prova una felicità autentica e primitiva.
Un nuovo intervento.
Quel procedere morboso verso la devianza.
Nascere strappandosi ad un corpo per fondersi con altri: legami, connubi e ferite.
Per finire svuotati dagli umori, tra schizzi di solitudine versati nei buchi della noia.
Il chirurgo opera e definisce;finché non le infila due dita tra le gambe e la priva del diaframma.
Lei gode di quella meravigliosa sensazione liquida che porta il dolore fuori dalla cecità, sino al punto massimo d'intensità possibile.
Adesso può osare, generare e produrre.
...Improvvisamente dei passi veloci e felpati li riportano a guardarsi indietro.
Lei rimane inginocchiata dietro lo scarico del sanitario, agitando energicamente una spugna intrisa di detergente.
Il grembiulino bianco che le stringe la vita, si tende intorno all'ansa del deretano a cuore.
Sta lucidando le piastrelle roteando gli avambracci torniti, madida di sudore.
Ancora una volta i loro occhi s'intersecano allo specchio.
- Credo che il lavandino sia intasato - Lei rompe fatalmente il silenzio.
Con una falcata improvvisa, si alza da terra a spolverare la rubinetteria con un cencio orlato di sangallo.
Un gorgoglio furioso d'eiaculazione solforosa dallo scarico testimonia la resistenza agli sputi, agli scarti ed ai tegumenti.
La deiazione accumulata dalla troppa scrupolosità igienica.
- Lei si masturba troppo, dottore - l'antilope ha deciso di attaccare.
Tutto si svuota.
L'acqua acida è assorbita ad una velocità soprannaturale verso il centro della terra.
- Sì, sono bellissima - pare bisbigliare indugiando davanti alla specchiera.
Afferra il manico della scopa e si volta verso di Lui: - Si sposti ora, devo continuare a lavorare! - .
Nero.
Fascino indiscreto e diabolico sul Bianco.
Maia si mantiene dignitosamente facendo la cameriera.
Una risorsa umana inestimabile per un grande Albergo dove la cortesia, l'ospitalità e la cordialità dei suoi collaboratori sono una piacevole e radicata tradizione.
Rossogeranio