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Racconto n° 3502
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Il bacio


- Perché pensi che non ti desidero abbastanza?
- Perché non vedo la passione nei tuoi occhi.
- Che cazzata...io non sono uno che esterna tramite lo sguardo, ma ti assicuro che dentro sono tutto un fuoco...un vulcano pronto per esplodere: dammi solo la possibilità.
- Non è facile per me: lo sai che io non ho mai tradito mio marito, quello che sento per te è ancora un mistero, ossia, sento una forte attrazione, ma non voglio certo farmi un amante, cerco qualcosa di più.
- L'unico modo di sapere se stiamo sbagliando è provare...
Ho detto questa ultima frase sperando che Lisa mi dia una possibilità di dimostrare che non è solo sesso.
Un silenzio lungo una vita mi lascia appeso al cellulare.
- Va bene, ci vediamo domani all'ora di pranzo: ho un paio di ore di pausa, vediamo di capire cosa vogliamo da questo rapporto...
- Ok: domani alle dodici e trenta davanti al bar centrale?
- No...troppa gente, vediamoci all'angolo della chiesa.
Ok...allora alle dodici e trenta all'angolo della chiesa.
Eccomi qui a pensare a Lisa, la mia perdizione.
La conosco da sempre e da sempre la desidero.
L' ho vista crescere, innamorarsi, sposarsi, andare in crisi nel suo matrimonio.
Sempre al suo fianco senza dire niente, poi, l'altro ieri, me la vedo arrivare trafelata, bella come sempre, comincia a sfogarsi con me, racconta dei suoi casini, io ascolto, poi, ad un certo punto, come preso da un raptus, mi sposto verso di lei, le accarezzo i capelli e la bacio.
Tutto con naturalezza, tutto istintivo, vero, puro, ma illogico.
Lei rimane attonita, mi guarda con quei suoi occhioni azzurri e piano apre le labbra, risponde alla mia passione, intreccia le lingue e assapora il mio desiderio.
Dieci secondi di smarrimento: stacco le mie labbra da quel piacere e con imbarazzo la guardo;
- Scusa...ma è tanto che volevo farlo.
Mi sento avvampare dentro nell'attesa della sua risposta.
- Tu sei pazzo...io sono pazza...
Mi guarda smarrita, incredula della piega che hanno preso le cose.
Si alza e leggiadra sparisce.
Soffro: ho paura che quel bacio sia stata la mia ultima possibilità di starle vicino, sono terrorizzato di non vederla più.
Non la vedo da dieci minuti: mi sembra un secolo, vorrei chiamarla per dirle i miei sentimenti, spiegarle quel bacio sognato da anni, spiegarle quante volte sono stato alla sua ombra aspettando un sorriso, una parola...
Non ho il coraggio.
Torno, sconfitto dalla mia vigliaccheria, verso casa.
Mi butto sul letto e cerco di svagarmi con la televisione, poi con internet, ma tutto è inutile, il pensiero di lei con quel vestito trasparente che mi parla, il bacio come conseguenza della mia follia, torna prepotentemente nei miei pensieri.
Poi uno squillo al cellulare, prendo insofferente quel pezzo di plastica , guardo chi rompe in quel momento funesto: un colpo al cuore alla vista del suo nome, apro la linea aspettando la sentenza.
- Perché l' hai fatto?
Silenzio isterico, mi sento perso...
Ho paura di sbagliare le parole, di essere frainteso.
- E' una vita che volevo farlo.
- Cosa vuoi dire?
- Che sono cotto di te da sempre e che tu hai una vita talmente intensa che non ti sei mai accorta di me...
Un silenzio pesante si abbatte sui nostri respiri.
- Non sono una da una botta e via... non mi interessa il sesso solo per fare sesso.
- Credi veramente che voglio portarti solo a letto?
- Non so cosa credere; non mi aspettavo un bacio da te, adesso che è successo e so perché l' hai fatto devo capire cosa voglio io...ti richiamo; ciao.
Poi, oggi, questa telefonata con la stupidaggine che lei non vede passione nei miei occhi; cerco di calmarmi.
Penso a domani e un brivido mi sale lungo la schiena.
Il tempo non passa mai.
Arrivo venti minuti prima all'appuntamento e nervosamente mi guardo intorno.
La gente cammina, indifferente ai miei pensieri, alle mie ansie: i negozi abbassano le saracinesche per la pausa, le strade cominciano a liberarsi dal traffico.
Eccola, la riconoscerei tra milioni di persone.
Vestita con una gonna scura, un maglioncino ad hoc; mentre si avvicina, i dettagli si fanno più chiari: vedo le calze nere, le scarpe nere, il viso bello come sempre, uno sguardo angosciato.
- Ciao.
Siamo a trenta centimetri e non so cosa fare, sono improvvisamente diventato una mummia, una statua di cera; le parole si smorzano in bocca come i miei sentimenti.
- Allora? Adesso che sono qui, che hai voluto incontrarmi...non dici niente?
Sono disperato, un turbinio di pensieri si scontra nella mia mente.
Prendo il suo braccio, la spingo verso di me, la bacio come due giorni prima, le mani accarezzano i suoi fianchi, il mio corpo sente per la prima volta i suoi seni appoggiati.
Un eccitamento improvviso sale forte, i miei calzoni vengono spinti dal desiderio verso lei.
La sua bocca dischiusa accetta la mia lingua, gioca con essa, scopre i meandri più nascosti del mio palato.
Il suo inguine spinge contro il mio bacino.
Le sue mani sono attorno al mio corpo e ricambiano la mia stretta.
I secondi passano e diventano minuti.
Le nostre labbra si staccano. Lei mi guarda e dice:
- Mi sono sbagliata: a guardarti adesso, vedo molta passione nei tuoi occhi e ho sentito anche il tuo desiderio.
Lascio che il tempo memorizzi quella frase tanto attesa, poi, la riporto a me e la bacio con ancora più desiderio.
Il desiderio di anni d'attesa...
In mezzo a quella strada, con il sacro di una chiesa vicino, io profano i miei pensieri più indecenti, sento il calore che il suo corpo emana, la passione si libera, le mani, incuranti dei passanti, cercano tutto di lei.
- Aspetta...spostiamoci da qui.
La tengo per mano come un ragazzino innamorato e la porto verso la mia autovettura: non so cosa fare, dove portarla, so solo che non voglio perderla.
La vedo entrare e sedersi: guardo estasiato la gonna alzarsi leggermente e mettere in mostra le sue cosce.
Le calze grigio scuro proteggono la sua pelle, io mi perdo nel suo profumo, il pensiero segue la fine delle calze.
Guido senza sapere dove andare, prendo tempo, cerco di riflettere: la mia mano lascia il cambio e dolcemente si appoggia sulla gonna, poi, scivola sull'orlo, gioca con la calza; lei mi guarda, non parla, il respiro più intenso è l'unica differenza.
La sua mano si unisce alla mia, segue i miei giochi sulle sue calze: vedo che le cosce si divaricano piano.
La guardo, ha chiuso gli occhi.
La mia mano segue le calze e sale verso il suo inguine, la gonna viene spinta verso l'alto.
Un sospiro intenso è il mio lasciapassare verso il centro del mondo.
Gli alberi sfrecciano veloci, come il mio cuore.
La sua mano inerte segue il mio percorso, la fine delle cosce sono l'apice del mio desiderio, spingo deciso il palmo della mano sopra il suo pube, lei contrae le cosce e le stringe sulla mano, mi blocca per qualche secondo come a combattere i suoi spettri, poi arriva il suo benestare per la felicità, piano si rilassa e lascia che il mio tormento continui.
Fermo la macchina.
Mi sposto, passo sul suo sedile, la posizione scomoda non ferma le mie voglie.
Lei si spinge verso il finestrino lasciandomi spazio.
Stretti in quella posizione, io dimentico tutto, il pericolo di essere visto mentre le mie mani le abbassano le calze e gli slip, la paura di essere riconosciuto dai pochi passanti si perde nei suoi seni.
Sento i miei calzoni slacciati scendere per le caviglie.
La sua mano calda stringe il mio membro e lo accarezza deciso, una sua scarpa è per terra, le sue calze cadono inerti , una coscia è ancora nascosta dalla calza.
Una situazione che in altri momenti avrei definito ridicola diventa estremamente erotica.
La mia mano scivola sui suoi pochi peli e accarezza il monte di venere, scende sulle grandi labbra, le sento polpose, piene, i suoi umori bagnano le mie dita.
Sposto il suo corpo, la metto sopra le mie ginocchia, stringo le cosce, allargo le sue, poi chiudo gli occhi e assaporo il suo caldo fiore aprirsi al mio cazzo.
Le sue pareti vaginali scivolano dolcemente dandomi sensazioni meravigliose, percepisco lo sfregamento del suo pube sulla mia pelle, la sua bocca avida percuote la mia bocca.
La guardo mentre sinuosa si erge e silenziosa si abbatte sul mio membro, sempre più possessiva, sempre più preda del suo piacere.
Le sue natiche sono strette dalle mie mani.
I vetri appannati, proteggono quel poco di intimità; incuranti di tutto, aumentiamo i nostri ritmi, i nostri sospiri diventano gemiti, urla soffocate, i movimenti diventano frenetici, la pressione sulle mie vene diventa struggente, mi sento perdere nel mio orgasmo, le chiedo di venire con me o smettere quella tortura, lei apre gli occhi e senza parlare mi dice - sono tua - .
Mi prende le braccia, unisce le nostre mani, le porta verso il cielo.
La danza del suo corpo è inarrestabile, sento i suoi tremori, le sue vibrazioni entrano nel mio cervello.
Non voglio sapere, non voglio capire,: spingo il mio membro sino al contatto estremo e libero il mio piacere dentro la sua tenera carne; le vene sembrano esplodere, mi perdo nel mio oblìo di maschio. Con gli occhi seguo l'orgasmo della donna che da sempre amo e spossato mi abbandono al suo volere.











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