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Racconto n° 3512
Autore: Matilde S. Altri racconti di Matilde S.
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Frenesia
No, non sono arrabbiata.
O almeno non credo.
Sono sicuramente delusa, ma forse non è neanche colpa tua.
Dopotutto non vi sono mai state promesse nè obblighi fra noi.
Solo parole, parole in cui io probabilmente ho voluto trovare significati reconditi che non vi albergavano.
Ma stasera non voglio passare al microscopio il nostro discorrere, non voglio additarti quali passaggi mi hanno portato a cadere in errore.
Non voglio nulla a dire il vero. Non più.

Mi rendo conto di mentire, di nuovo vittima di quell'ipocrisia da brava ragazza di cui andavo fiera, sto nascondendo persino a me stessa che non cerco più parole illusorie, non bramo più il tuo cuore, ma voglio ancora intensamente il tuo corpo.
In cambio ovviamente del mio.
Ma smettila di edulcorare la nostra libido con parole d'amore; smettila, ti prego, di cercare di darle una faccia pulita.
Non c'è nulla di puro nel nostro accoppiarci.
Siamo solo due cani randagi in calore che seguono l'istinto e si annusano, si leccano, aspirano l'odore inconfondibile di feromoni e poi si abbrancano ferini per soddisfare un bisogno ancestrale di sesso.
Questo voglio: la tua carne a riempire la mia e le tue mani artigliate ai miei fianchi mentre pompi tutta la tua energia nel mio corpo affamato di erotiche sensazioni.

Stasera il desiderio di te è incontenibile, frenesia di essere posseduta, sbattuta come una puttana fino a quando la ragione si sciolga nell'unica cosa che mi hai dato totalmente: l'indecente lussuria di una scopata magistrale.

Mi sento libera ora. Adesso che ho capito che per farmi chiavare non devo per forza amare, ma, eliminati gli orpelli, posso librarmi in ogni fantasia che mi sovvenga senza lasciarmi frenare dai pregiudizi bigotti di cui ero infarcita.
Ora mi sento finalmente pronta a seguirti nei corridoi bui dove cercavi di introdurmi con l'adulazione.
Andiamo dunque, ti seguo consenziente, anzi, se vuoi, ti precedo.
Portami a conoscere la notte, quella fatta di satiri annebbiati da effluvi carnali; portami a scoprire fino a dove si può precipitare quando è il corpo a guidare la mente.

Voglio tutto.
Ogni sguardo, ogni pensiero, ogni respiro diventa lussuria.
Prendimi !
Non restare a guardarmi con quegli occhi improvvisamente lucidi.
Fottimi !
Non esiste più la brava bambina, la signora che voleva essere baciata per ore, accarezzata e blandita prima di concederti di infilarti fra le sue cosce calde.
Ora c'è solo una donna che vuole godere e farti godere.
Che ti succede ? Ti spaventa la mia nuova consapevolezza? Le mie parole sono troppo crude e disinibite?
Certo, capisco, pensi sia un bluff, non ti sembra possibile questa trasformazione.
Ma sono sincera; maledettamente sincera.
Voglio solo godere; voglio farmi mangiare e mangiarti; voglio farmi bere e berti; voglio sentire il tuo cuore battere impazzito sul mio e nelle orecchie solo i nostri gemiti intrecciati.

Il tuo viso è imporporato da un lieve rossore, le tue mani sono talmente strette che le nocche sono diventate cerulee, le tue labbra sono tirate in una smorfia rigida.
Si, lo so che un discorso del genere qui, in un ristorante, può essere imbarazzante, so bene che i tuoi pantaloni sono diventati una soffocante prigione e che se ora ti dovessi alzare la tua erezione sarebbe palese a tutti.
Ma il tuo imbarazzo mi diverte.
E la tua eccitazione mi lusinga.
Potevo aspettare di essere nella nostra camera da letto, quella che prenoti ogni due giovedì per noi.
Ma provocarti qui, in mezzo a tanta gente, dirti che mi compiaccio di essere la tua troia, che è un vanto e una mia scelta essere l'amante, è per me una gioia sottile.

Mi scosto un pochino dal tavolo, il vestito azzurro scende morbido a coprirmi fino alle ginocchia. Il sottile tessuto ondeggia al mio muovermi e la mia mano ne stringe un lembo. Lo sollevo piano scoprendo la pelle nuda fino all'attaccatura delle autoreggenti.
Segui il mio gesto col fiato sospeso e io ti sorrido impudica prima di fissare gli occhi oltre la tua spalla: l'uomo seduto al tavolo d'angolo è rimasto con la forchetta alzata e i suoi occhi non si staccano dalle mie gambe.
Volgi lo sguardo e ti accorgi che non è solo per te lo spettacolo. Le tue iridi lampeggiano furiose mentre mi sibili a voce bassissima:
- Smettila Mara !-
No, mio caro, non ho intenzione di smettere.
Allargo lentamente le cosce, senza distogliere gli occhi dai tuoi, e sento il tuo respiro spezzarsi nell'accorgerti che non vi è nulla sotto la gonna. Un suono gutturale di rabbia sgorga dalla tua gola mentre la tua mano mi strappa il tessuto dalle dita e mi ricopre le gambe.
Mi metto a ridere. Sei veramente buffo ! Il ruolo del geloso non ti si confà: tu, l'uomo trasgressivo, quello che mi intrigava con richieste erotiche scabrose, quello che mi prendeva in giro per il mio pudore eccessivo; tu ora ti arrabbi perché mostro un po' di pelo ad uno sconosciuto ?
Ma per favore ! Goditi lo spettacolo del tipo, con la bava alla bocca per quello che può solo sognare e di cui tu invece potrai abbuffarti a volontà!

Il cameriere arriva con il dolce che abbiamo ordinato: per te mousse al cioccolato e per me profiterole.
Mentre posa il piatto davanti a me, i suoi occhi annaspano dentro alla mia scollatura. Casualmente, forse, due bottoncini del vestito si sono slacciati e il reggiseno trasparente fa capolino civettuolo.
Nel tuo sguardo di nuovo quel lampo di rabbia che mi sta eccitando da morire.
Possibile che tutte le tue fantasie erotiche, quelle che mi sussurravi lascivo nei preliminari d'amore fossero solo parole ?
Con la forchettina del dolce prendo una pallina di profiterole e la porto alle labbra. Con la lingua comincio a leccare la cioccolata fusa che la ricopre. Come fosse un gelato ci giro attorno, succhio piano, irrigidisco la punta della lingua in 'leccotti' voraci, poi la trasformo in spatola che accarezza; infine immergo i denti e mordo facendone uscire la panna.
Le tue narici fremono, il tuo respiro è accelerato e i tuoi occhi sono stretti e luccicanti.
L'eccitazione ti sta facendo salire la pressione al basso ventre ? Tesoro, mi volevi puttana : che dici... sono diventata brava ?

Tre palline di profiterole, tre torture che tu subisci senza riuscire a parlare. Poi mi avvicino, il mio viso è sul tuo, e li, davanti a tutti, tiro fuori la lingua ricoperta di panna e ti bacio, mentre con la mano scendo a tastarti sfrontata. Il tuo gemito roco è musica afrodisiaca e la tua virilità che mi riempie la mano è euforizzante.
Mi stacco da te, te lo sibilo sulle labbra:
- Vieni in bagno e scopami –
Cerchi di ricomporti e ti guardi attorno. Gli occhi di tutti ci osservano. Sei allibito, sconvolto e furioso. Odi dare nell'occhio, non tolleri di essere al centro di quella attenzione morbosa.
- Sei diventata pazza, Mara ? Saliamo nella nostra camera. Smettila di comportarti come una mignotta !-
Che bello vederti perdere le staffe ! Che gusto squisito mio caro, scoprirti improvvisamente vulnerabile !
- Vieni con me o invito un altro ? Io vado. Seguimi o ti garantisco che cerco un sostituto. Non dovrebbe essere difficile... –
Non aspetto la tua risposta. Mi alzo e mi incammino ancheggiando fra i tavolini, godendo della carezza degli sguardi lascivi che mi accompagnano.
Resti un attimo paralizzato dallo stupore, mi guardi allontanarmi senza sapere che fare, poi scosti la sedia facendola stridere e mi raggiungi mentre apro la porta :
- Mara ti prego smettila, andiamo in camera nostra. So che mi sono comportato male con te, ma ora basta. Per favore... -
Mi preghi ? Da non credere ! E pensi che possa bastarmi ?
No.
Mara era innamorata e tu l'hai trattata come una sgualdrina, inventando mille giri di parole per farle credere d'amarla; quando in realtà per te era solo l'amante del giovedì.
E ora che è diventata come la volevi ti tiri indietro ?

- Vieni dentro con me, oppure vattene e lascia il tuo posto ad un altro –
Entro senza più parlare e tu mi segui. L'antibagno è un ambiente molto chic con un atmosfera retrò, tutto di marmo rosa e con la rubinetteria in ottone.
Mi appoggio al grande lavabo e ti guardo invitante.
Ti avvicini e mi abbracci.
Non ne puoi più: sei duro a tal punto da star male e rabbrividisci per la voglia che ti possiede.
Le nostre labbra si incollano mentre le tue mani stringono i miei glutei.
Ora non puoi più fermarti, anche se sai che chiunque potrebbe entrare.

Mi alzi il vestito fin sopra ai fianchi e mi fai sedere sul bordo del lavandino.
Mi mordi il collo, mi anneghi con la tua saliva, mi slacci il vestito, ti avventi sul mio seno, apri la cerniera, lasci uscire il fallo rigido abbassando velocemente i boxer e poi mi inchiodi al marmo con una spinta violenta.
Le mie gambe si avvinghiano ai tuoi fianchi annodandosi e mi apro sotto alle tue spinte arcuando la schiena indietro per accoglierti tutto. I miei sospiri diventano alti e tu li soffochi con la tua bocca.
I tuoi denti stringono le mie labbra facendomi male, sento il sapore del sangue invadermi le papille e divento ancora più sfrenata.
Si, continua a sbattermi così, fammi sentire quanto mi desideri, incuneati fin dentro al mio ventre, riempimi della tua carne fino a farmi rantolare dal piacere.
Stai tremando, ti sento giungere all'apice.
Mai hai provato tanto piacere come in questo momento.
Mai mi hai amata così.

Me lo soffi sul viso come il migliore dei complimenti; Me lo dici con una voce talmente ardente che sembra provenire da una fornace:
- Sei una puttana, la mia puttana. Solo mia... - La voce si screzia, crepita, si colora di godimento; note che ci travolgono mentre mi riempi, fiume straripante di lava incandescente.

Ora sei mio. Mara ora è la tua condanna.

Matilde S.

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