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Racconto n° 3552
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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La curiosità
La curiosità che mi ha creato con un semplice - posso?"

Sono stanco morto e il simpatico spagnolo con cui ho appena finito la riunione ha ancora il coraggio di chiedermi di accompagnarlo a prendere l'aperitivo in un locale molto alla moda dove lo sta aspettando la moglie.
In macchina gli racconto di Milano, di quanto mi piaccia e di come si stia svegliando dal torpore nei primi giorni di caldo estivo.
Riceviamo la telefonata della moglie che ci annuncia che il locale è troppo pieno perché possa rimanerci con tutti i sacchetti dello shopping e che ci aspetta direttamente in albergo.
Il - Four Season - di Milano mi piace tantissimo. Centrale, elegante e con un servizio superlativo.
Ad un tavolino troviamo lei. E' molto carina, semplice ed elegante e con uno sguardo malizioso... non so definirlo, sicuramente molto intrigante.
Si stupisce del mio spagnolo e mi chiede spiegazioni. Racconto la storia della mia famiglia mezza spagnola e per più di una volta mi cade l'occhio sulla finestra lasciata aperta dai due bottoni slacciati della sua camicetta.
Sono intrigato, l'ammetto, la mia fantasia gioca.
Mi invitano a mangiare con loro e ci diamo appuntamento entro un'ora e mezza.
Chiedo il conto avvicinandomi al bancone, quando sento la sua voce: - Posso? - e sento una mano sfiorarmi per prendere un tovagliolo; non faccio in tempo a rispondere e quando mi giro la vedo allontarsi.
Un vestito leggero estivo su una pelle chiara, niente calze e un paio di sandali con i tacchi.
Mi piace come cammina, è alta e magra e i tacchi la fanno ondeggiare lentamente e in maniera sexy.
Sento il mio amico che si avvicina e mi ringrazia per l'aperitivo, eppure è come se parlasse a bassa voce... come la voce fuori campo in un telefilm. Intanto - lei - si siede, accavalla le gambe, mi guarda sorridendomi mentre apre il giornale e si mette a leggere.
I miei amici se ne vanno, ma in questo momento sono assolutamente in secondo piano: è come l'uscita delle comparse da un palcoscenico.
Incredibile come la mia mente sia tutta presa da lei, la sexy sconosciuta che legge il giornale.
Torno al tavolo e in maniera automatica mi giro verso di lei con il giornale in mano.
Potrei leggere qualsiasi cosa, ma mi piace l'idea di abbassare il giornale e scoprire che anche lei lo sta facendo per spiarmi. E quando lo faccio... sorpresa! E' proprio così. Mi sorride, le sorrido e poi lei sparisce di nuovo dietro il giornale. Il suo piede dondola e mi blocco a fissarlo: non so perché, ma ho la netta impressione che lo sappia benissimo e per questo lo muova.

***

Dondolo il piede mentre scorro i titoli del giornale e con la coda dell'occhio tengo sotto controllo lui.
Quell'uomo suscita il mio interesse, non lo nego, ma non deve saperlo. Mi riprometto di agire in modo che lui creda di essere il cacciatore... questa è la parte che mi piace di più.
Val la pena iniziare questo gioco di seduzione, lui è il tipo fisico che mi attira: alto quanto me, un corpo asciutto, un portamento elegante e quegli occhi chiari che fanno un piacevole contrasto con i capelli quasi neri. Chissà se è affascinante quanto bello? Mi incuriosisce.
Ora volto la pagina del giornale e nel farlo alzo gli occhi, come per caso.
Incontro i suoi – lo sapevo – fissi su di me.
Per alcuni secondi ci guardiamo, poi io distolgo i miei e questa volta non gli sorrido.
Riprendo la lettura, ma in realtà sto tornando per la terza volta sullo stesso trafiletto.
Questo nostro sguardo mi ha procurato dei brividi.
Cambio posizione, accavallo di nuovo le gambe e nel farlo la mia gonna si solleva un po'. La lascio così. Il mio piede ora non dondola più.

***

Improvvisamente appaiono le sue gambe e il piede non si muove più. Il mio sguardo si è fermato su di lei, è un attimo ma mi sembra lunghissimo e forse da dietro quelle pagine lei lo sente come una lenta carezza che sale dal piede lungo la pelle, un brivido che sale come un soffio sulla pelle bagnata o come il tocco di una piuma sulla pelle arrossata.
Anch'io sento un brivido che scende dalla testa lungo la schiena e mentre ancora lei è nascosta dal giornale mi alzo velocemente e sparisco dal suo campo visivo. Sono curioso, molto curioso, di vedere la sua voglia di giocare.
Faccio un giro più lungo per non passarle accanto, e quando abbassa il giornale, sicura di vedere la mia reazione alle sue gambe scoperte, lo sguardo malizioso diventa improvvisamente perplesso. Guarda il mio tavolo senza capire.
- Posso? - le chiedo avvicinandomi da dietro.
Si gira e mi vede con due bicchieri in mano.
- Non vorrei disturbarla, ma ho notato che stava finendo il suo aperitivo e, presa com'era dalla lettura del - Sole - , ero sicuro avrebbe gradito che qualcuno le portasse il bicchiere senza doversi distrarre.-
E' un azzardo e non so cosa mi risponderà, né se è da sola ma... mi piace giocare.

***

– La ringrazio, ma non bevo mai due aperitivi di seguito – rispondo, addolcendo il rifiuto con un sorriso, mentre penso: - Impertinente! - ma soggiungo: - in effetti ero molto interessata ad un articolo di questo giornale, ma non tanto da non rendermi conto di ciò che avviene intorno a me! -
Questa stoccata gliela devo, deve sapere che la sua manovra non mi è sfuggita.
Poiché è rimasto in piedi, con i bicchieri in mano, a questo punto decido di non infierire:
- Perché non posa i bicchieri e si accomoda? – gli dico elargendogli un altro sorriso.
Appare sollevato e mi ringrazia, mentre mette in atto il mio suggerimento. Comincia a sorseggiare il suo Martini, mentre io lo guardo, senza toccare il mio.
Invece prendo dal vassoietto con due dita l'ultimo minuscolo cannoncino salato e lo avvicino alle labbra.
Socchiudo appena la bocca e vi introduco la punta del cannoncino, indugiando, mentre fisso gli occhi su di lui che beve.
Così ho la scusa per non parlare, attendendo che sia lui ad intavolare il discorso.
Sono curiosa di vedere come se la caverà e che cosa dirà, ora.
Mi piacciono i suoi occhi, così chiari. In questo momento sono fissi sulla mia bocca.
Addento una piccola porzione del cannoncino, socchiudendo gli occhi, mentre commento:
- Delizioso! – e di sottecchi noto il guizzo involontario di un suo muscolo facciale.

***

- Deliziosa cacciatrice – penso, mentre la guardo mangiare il cannoncino. Attraverso il mio bicchiere ho una visione distorta ma attraente: il suo sguardo malizioso e le sue gambe.
- E' un peccato che non mi tenga compagnia, questo Martini è ottimo, dicono che sia pari a quello dell'Harry's Bar. Il barman è rinomato per come cura la preparazione in ogni singolo momento come se fosse un evento unico e quasi irripetibile -
Mi interrompo un attimo. Il suo sguardo è attento e curioso. Sembra una partita di scacchi... giochiamo. Abbasso leggermente la voce, obbligandola così a porre maggiore attenzione a quello che sto dicendo:
- Lascia scivolare piccoli cubetti di ghiaccio, perfettamente lucidi e trasparenti, nel mixing glass di vetro. Poi nelle giuste dosi aggiunge gin e vermouth extra dry.
Questo è il momento più delicato, non lo shackera, lo scuote. Il cucchiaio entra ed esce lentamente con forza, sembra quasi aver vita propria ed essere consapevole di svolgere un lavoro molto importante per la buona riuscita del cocktail. Il barman sa quando è il momento di dare con forza gli ultimi colpi e quando smettere, chiudere il contenitore con lo strainer e versare lentamente questo piccolo piacere nel bicchiere. -
Mi interrompo di nuovo, la fisso negli occhi.
- Il tempo e la forza messi nella preparazione variano da barman a barman, l'importante è non strafare. A questo punto sta tutto nella voglia del cliente. Alcuni preferiscono un'oliva, altri una piccola scorza di limone che spremuta, delicatamente ma con passione, lascia un po' del suo olio sulla superficie del cocktail -
Quando finisco di parlare prendo l'oliva tra i denti e levo lo stecchino lentamente.
Le gambe si muovono nervose e di nuovo la pelle si scopre. Il piede ricomincia a dondolare... e so che in questo momento sente i miei occhi.

***

- Questo disgraziato sta imitando il mio stile – penso, mentre lo guardo stringere un'oliva tra i denti bianchi e regolari, ma, mio malgrado, devo convenire che il suo gesto, a coronamento della sua allusiva descrizione, mi ha fatto nascere fantasie piacevolmente lubriche.
Calore... sento caldo, sì, mi slaccio la giacca ed il top senza spalline mette in evidenza il seno, ma non me ne curo.
Cambio posizione, ora, mi curvo in avanti, appoggiando le mani sul tavolino, mentre distendo le gambe, allargandole un po'. La posa è sempre composta, ma ora sono un po' protesa verso di lui che capta il mio interesse e sembra intenzionato ad approfittarne.
Infatti mi accarezza con lo sguardo (oh Dio, quegli occhi!) e poi, battendosi una mano sulla fronte, esclama: - Santo cielo, che stordito! Non mi sono nemmeno presentato! Potrà mai perdonarmi? Ma se sono stordito, la colpa è sua: lei mi fa fulminato! –
Così mi dice il suo nome, aggiungendovi qualche notizia riguardo alla sua attività. A mia volta mi presento e poi, dando un'occhiata all'orologio, gli dico che sono lieta di avere fatto la sua conoscenza ma che si è fatto tardi ed è ora che torni a casa.
Mi alzo, lui fa lo stesso e mi guarda col rammarico dipinto in faccia.
- Mi dica almeno che potrò rivederla, Elena – supplica e poi, come illuminato da un'improvvisa ispirazione: - Mi permette di accompagnarla con la mia auto? –
Sto per rispondere negativamente, sono una donna prudente, ma il suo sguardo mi fa desistere dai miei buoni propositi e mi dico: - Perché no? In fondo abito in città, non c'è ragione di rifiutare - e con un semplice grazie accetto la sua proposta.
Usciamo dal bar affiancati, diretti al parcheggio e per caso, nel camminare, le nostre mani si sfiorano.
E' come una scossa, una corrente tra noi, della quale siamo entrambi consapevoli, è una domanda sospesa nei nostri occhi, che si incontrano per un attimo che s'arresta, interminabile.

***

Strana sensazione, è bastato sfiorarle la mano per sentire un brivido. Il suo sguardo mi parla più di mille parole confermando che è condiviso da lei.
Quando l'uomo del parcheggio mi porta la macchina le apro la portiera. Lei si china lentamente, aiuta il vestito a salire un po' e di nuovo, per un attimo solo, si gira e mi sorride. Sa che la sto guardando, sta giocando con la mia testa e la mia voglia. Me lo merito, io ho fatto lo stesso con la descrizione del mio Martini. Le gambe salgono lentamente e ogni momento sembra dilatarsi.
In macchina mi racconta di lei, del suo lavoro. Mi indica la strada di incrocio in incrocio; sarebbe sicuramente più facile dirmi il nome della via, ma questa piccola caccia al tesoro è sicuramente più divertente.
Sorride con gli occhi e questo mi piace moltissimo, è un qualcosa di solare eppure basta che li stringa un po', come sta facendo adesso mentre accavalla le gambe sfiorando per un attimo la mia mano appoggiata sul cambio, per far diventare il suo sorriso improvvisamente molto più malizioso. Ma è un attimo e ritorna aperto e gioioso.
La parte di Milano in cui abita è molto bella, una traversa di Via Vincenzo Monti. Case di una volta, con anima. Belle da guardare perchè sanno raccontarti quello che hanno visto nel tempo.
- Sono arrivata, grazie. Quel portone li - mi dice sfiorando apposta il dorso della mia mano per avere il massimo dell'attenzione per poi ritrarsi immediatamente - è stato veramente gentile. -
Milano sembra fare da cornice a questo strano momento. La luce soffusa che passa tra gli alberi testimonia il tramonto appena finito di questa bella serata d'estate, il rumore del tram e il vociare dei ragazzi in bicicletta rende tutto ancora più surreale.
Il mio primo impulso sarebbe chinarmi e baciarla sul collo in questo momento in cui è curva sulla borsetta per prendere le chiavi. Ma mi trattengo.
Esco dalla macchina e mi dirigo alla sua portiera. Lei è perfetta, mi guarda e mi sorride, aspetta che sia io ad aprirla e non so perchè mi piace ancora di più.
Le porgo la mano e mi ringrazia con un sorriso.
- Io abito qui - mi dice abbassando gli occhi.
Non so chi sia in scacco, se io o lei. Sicuramente c'è tensione.
- Vorrei invitarla a cena - dico d'impulso, e lei mi sorride - ma disgraziatamente devo tornare al Four Season per una cena di lavoro con il cliente per cui ero lì. Mi immagino già una cosa molto noiosa e sinceramente se già avevo poca voglia prima, adesso ne ho ancora meno. -
- Al Four Season??? ma eravamo già lì !- mi dice sorpresa.
- Certo, ma non si fa mai andare una bella donna a casa da sola. -
Prendo dalla tasca interna della giacca la penna e senza aspettare scrivo sul bordo della sua copia del - Sole24ore - il mio numero di telefono - Mi scusi ma questa volta sono sfacciato. Spero che sia curiosa di sapere come sta andando la mia cena. Conosce la sigla sms? - le chiedo facendo una faccia spiritosa.
- Screanzato, mi sta dando della vecchia? - mi dice appoggiando di nuovo la mano sulla mia
- Non lo farei mai su serio. - le dico allontanandomi - A presto. Spero a prestissimo. -

***

- E' intraprendente, ma si comporta da gentiluomo – penso mentre salgo i miei tre piani di scale. Non uso quasi mai l'ascensore, perché anche il minimo esercizio fisico è prezioso per mantenere tonica la muscolatura, in questo nostro tipo di società tecnologica in cui quasi ogni tipo di lavoro si svolge premendo pulsanti.
A casa, posso liberarmi dei vestiti e rimango a lungo sotto la doccia, godendo ad occhi chiusi i getti corroboranti dell'idromassaggio.
Ho in mente i suoi occhi verdi dal lampo ironico e il timbro pastoso della sua voce, il suo accento leggermente milanese ma con un fondo straniero indefinibile ... ha belle mani, calde, quando le ho sfiorate. Mi piace, sì, credo che userò quel numero.
Mi avvolgo nell'accappatoio morbido, ma prima ho gettato uno sguardo alla mia figura riflessa nello specchio a parete che divide il bagno in due zone: mi piace guardarmi e rendermi conto ogni volta che il mio corpo non ha cedimenti e che dimostra almeno dieci anni di meno.
Sorrido a me stessa mentre aziono il phone per asciugarmi i capelli.
Poi mi preparo la cena: filetti di persico e un'insalata di avocado. Mentre sto spruzzando il limone sull'avocado, uno schizzo va a colpire il giornale posato sul tavolo della cucina, proprio lì dove lui ha segnato il suo numero.
Così mi dico: - Perché non usarlo ora quel numero? – e compongo un messaggio al cellulare:
- La sua cena di lavoro è soddisfacente? Conclude buoni affari? Elena –
L' SMS è veramente banale, ma serve a far sì che il mio numero rimanga memorizzato sul suo
telefonino. Vediamo quando e come lo userà ...

***

Sono di nuovo in quel bar. Mi siedo ma davanti a me non c'è lei, eppure mi basta chiudere un attimo gli occhi perché appaia.
Il piede che dondola, la faccia che sbuca di quando in quando dal giornale e quelle labbra che mordono dolcemente il cannoncino. Un flashback che mi lascia un dolce brivido. Chissà cosa starà facendo ora.
La voce del mio cliente interrompe questa sorta di sogno ad occhi aperti. La sento di un tono troppo alto e non devo essere l'unico ad essermene accorto. Non mi capacito di come alcune persone non sappiano comportarsi nel modo giusto in certi posti; l'unica nota positiva è la moglie di lui, piacevole come la ricordavo.
Andando verso il tavolo lui mi batte vigorosamente una mano sulla spalla dicendo che ha accettato la mia proposta e che è felice di aver concluso un accordo internazionale con la mia struttura. Non sono una persona particolarmente rigida e formale ma certe effusioni da cowboy vecchio stile non mi piacciono tanto.
Appena ci sediamo a tavola sua moglie incomincia a raccontare di come si sia divertita in giro per Milano e di come abbia gradito il bagno e il massaggio da poco finito nella suite.
E' un po' narcisista e lo si nota da come sottolinea nel suo racconto ogni più piccolo particolare del suo corpo sottoposto a manipolazione dal giovane massaggiatore tunisino.
Suo marito sembra godere di questa velata esibizione.
Improvvisamente la trovo molto meno bella e sicuramente molto meno interessante.
Non mi sto divertendo e continuo a pensare all'immagine di Elena che mi sorrideva da dietro il finestrino aspettando che le aprissi la portiera. Nel momento in cui il cameriere lascia sul mio piatto la tagliata di tonno sento il cellulare suonare.
Guardo il messaggio e improvvisamente il mio umore cambia. Ovviamente mento accennando ad un problema di lavoro e chiedo se possono scusarmi un attimo. Rispondo veloce quasi sapessi da tempo cosa volevo scrivere.
- Affare felicemente concluso, cena molto noiosa ... al contrario della serata che avrei preferito continuare con una splendida signora che ho lasciato qualche ora fa davanti ad un portone senza riuscire né ad invitarla a cena né a bere qualcosa con me. - Invio.
Lascio trascorrere un attimo e poi scrivo ancora. - Non so cosa succede oggi: di nuovo mi scopro sfacciato. Le è mai capitato di avere improvvisamente voglia di vedere una persona anche se l'ha appena conosciuta? Spero che le sia successo questa sera e spero di essere io questa persona, perché io ho questa sensazione con lei. - Invio.
Ho osato, lo so. Ma mentre i miei commensali continuano a ridere e scherzare io ho in mente lei. Non so cosa mi abbia stregato, se il suo sguardo dolce o quello malizioso, se il suo modo di camminare elegante e terribilmente sexy o la maniera in cui ha abbassato gli occhi quando le ho detto che avrei voluto cenare con lei. Ora tocca a lei, chissà se mi sorprenderà ancora.

***

Sto sorseggiando il mio chardonnay mentre il gatto, sotto il tavolo, mi si struscia alle caviglie con sommessi miagolii per indurmi ad allungargli bocconcini di pesce, quando il cellulare pigola, annunciando un SMS.
- Uh! Mi dà della - splendida signora - ! Che galanteria! - Sono ancora occupata nella lettura, ed ecco giunge un secondo messaggio.
Stavolta si butta decisamente senza rete, auspicando che io abbia la stessa impellente voglia di incontrarlo che prova lui nei miei riguardi.
- Un bel tipo! – penso – Uno che non ama perdere tempo! –
- Perché non mi invita al cinema, quando la sua cena sarà terminata? – Digito la risposta e attendo.
La replica è immediata: - Sarò da lei entro mezz'ora. Grazie! –
Mezz'ora! Il tempo giusto per truccarmi di nuovo, pettinarmi, vestirmi.
Ho un abito-sottoveste di seta, uno stampato fantasia con motivi di fiori su fondo rosso, che ho messo poche volte e che mi sta molto bene.
Così levo dal cassetto della biancheria un completino rosso di seta e pizzo formato da slip e reggiseno, indosso il mio abito e lo completo con un morbido coprispalle di cashmere nero e un paio di sandaletti di vernice neri col tacco alto.
Una spruzzata di profumo e sono pronta.
Il citofono suona mentre mi sto rimirando allo specchio. Sì, è tutto a posto, mi sento soddisfatta del mio aspetto. Una carezza al micio acciambellato sul divano e scendo le scale.
Lui è nell'atrio ad attendermi, con una rosa in mano.
Immagino che sia una di quelle che i venditori pakistani offrono ai clienti dei bar e dei ristoranti, perché a quest'ora i fiorai sono chiusi ...
La prendo con un sorriso – Grazie – mentre lui mi guarda ammirato e usciamo diretti alla sua auto parcheggiata lì davanti.
Mi dice che è stato così piacevolmente sorpreso della mia proposta e che ora vorrebbe conoscere i miei gusti per sapere quale film desidero vedere.
Mi propone alcuni titoli di film in visione chiedendomi di scegliere. Sono tutti mediocri, d'estate è sempre così, perciò gli indico un cinema che si trova nella zona centrale e accanto ad un parcheggio.
Parliamo, in auto, lui mi racconta della sua cena di lavoro e io della mia cena in compagnia del gatto. Ridiamo spesso, e gli occhi si incontrano con lampi complici.
Ci sentiamo distesi, a nostro agio, come se ci conoscessimo da tempo.
La sua presenza mi galvanizza, mi sento effervescente. E anche lui è spiritoso e come proteso con la mente – lo sento – verso di me.
Così quando entriamo nel cinema, ci sorridiamo guardandoci e lui mi prende la mano dopo avere acquistato i biglietti alla cassa, e io lo lascio fare, perché mi pare una cosa naturale.
Il locale è quasi vuoto e prendiamo posto nelle ultime poltroncine, lontane dallo schermo.
Nel sederci, le nostre gambe inavvertitamente si toccano e provo una scossa che si propaga dal ginocchio al resto del corpo.
Il film è una commedia insipida e a bassa voce facciamo di quando in quando commenti scherzosi sulle situazioni rappresentate. Ad un certo punto il protagonista bacia una ragazza con un bacio rapido a fior di labbra, e lui dice: - Io saprei fare di meglio! –
Non so cosa mi prende in quel momento. Gli rispondo: - Vediamo se è vero? – e protendendomi con tutto il busto verso di lui, incollo la mia bocca alla sua.

***

Ecco. Finalmente il gioco ha tirato fuori la sua parte imprevedibile.
Seduti qui nelle ultime file del cinema quasi vuoto, due persone si baciano come ragazzini che hanno trovato un posto dove nascondersi e stare tranquilli. Due persone si baciano come adulti che hanno fame uno dell'altro.
Sentire la sua mano nella mia, la sua gamba contro la mia aumenta la mia voglia.
Le mie mani seguono l' istinto, sfiorano delicatamente, ma in maniera decisa, una gamba.
E' un attimo. Sento la sua mano appoggiarsi, in una reazione di piacere, sulla mia testa e il bacio diventa più profondo, più caldo. Un istante dopo sento le sue gambe aprirsi.
Una resa volontaria, un invito voglioso.
Le mie mani non si fermano, salgono sfiorando la pelle morbidissima. Quando le mie dita toccano il bordo degli slip sento la sua bocca lasciare la mia e con piccolissimi baci scendere lungo il collo.
Non voglio darle piacere immediatamente e cosi faccio scivolare le dita su e giù lungo il bordo delle sue mutandine, spingendolo ogni volta di un millimetro in più verso le sue labbra ma senza mai giungere a toccarle.
Voglio la sua voglia. Voglio il desiderio che brucia la mente, le vene e il sesso.
- Toccami - mi dice con una voce che non sembra appartenerle - toccami ora. -
- Non ancora ... non è ancora il momento - le sussurro senza smettere questa lenta tortura.
- Mi gira la testa, ho voglia di sentirti dentro - e mentre dice questo sento la sua mano premermi sul sesso costretto dentro i calzoni.
Ora le mie dita si appoggiano sulle sue labbra aperte attraverso la stoffa sottile degli slip, che da impedimento paiono diventare uno strumento di accrescimento del piacere.
Lei è leggeremente scivolata in avanti con il bacino, il vestito è salito scomposto sulle gambe, continua a massaggiarmi da sopra i calzoni mentre mi chino su di lei.
Sento che mi sbottona, la mano entra, afferra con decisione il cazzo, lo estrae e si muove lentissima. Lei lo osserva, lo stringe, sente le mie vene pulsare, vede la cappella gonfiarsi.
Mi guarda, mi sorride e scende con la bocca.
Sento la sua lingua calda e umida, la sento giocare e disegnare sulla mia pelle, poi passare sotto il glande e infine sento le sue calde labbra che lo ingoiano.
Imprevedibile. Siamo qui nel cinema, e l'eventualità di essere visti aumenta l'eccitazione, scaricando adrenalina nel sangue, mentre la sua testa, accarezzata dalle mie mani, si muove convulsamente su di me.
Voglio proseguire questa pazza corsa iniziata per gioco.
- Vieni - le dico con voce ferma.
Mi guarda perplessa, non sapendo cosa passi nella mia mente, le dò la mano e la faccio alzare. Le sue dita stringono le mie, curiosa di dove la stia conducendo. Sono solo due passi e ci troviamo nascosti tra le tende di un'uscita di sicurezza.
Un attimo prima di chiudere le tende, vedo i suoi occhi brillare in un lampo di desiderio. Poi rimaniamo illuminati solo da una luce rossa d'emergenza all'altezza del pavimento.
Fissandomi con uno sguardo eccitato fa scivolare lentamente gli slip a terra. Si china senza staccare lo sguardo dal mio, li raccoglie e li mette nella tasca della mia giacca.
Sembra che il tempo vada al rallentatore. Sembra che quel rapido gesto duri un'ora, in cui ho tempo di scoparla mentalmente e lei di fare lo stesso con me ... sa giocare e sapeva esattamente quello che voleva ottenere.
Poi si gira con la faccia al muro e con le mani di nuovo si tira su il vestito.

***

Mi sento così eccitata dai suoi gesti, dal suo modo di procedere, così piena di voglia!
Non mi limito a sollevare l'abito fino alla vita, no, lo arrotolo fino alle spalle, appoggiandomelo così avvolto sul collo, scoprendo tutto il corpo, su cui è visibile da dietro solo l'esigua striscia rossa del reggiseno.
Sono galvanizzata da questa situazione e con voce roca gli ordino: - Levami il reggiseno! –
Così sparisce anch'esso nella sua tasca a fare compagnia agli slip.
Le sue mani percorrono il mio corpo che gli si offre completamente nudo, le sento riempirsi dei miei seni, scorrere sui fianchi, accarezzare il ventre, allargarmi le cosce, stropicciarmi i glutei, massaggiarmi le spalle ... sento le sue dita stuzzicare i capezzoli che si rizzano percorsi da fitte di piacere, e poi sfiorarmi le labbra bagnate di desiderio e il clitoride gonfio di voglia bruciante e massaggiarlo delicatamente, e penetrarmi.
Le sento scorrere sul perineo, insinuarsi nel solco, titillare ed entrare nel mio orifizio.
Un gemito continuo comincia ad uscirmi dalla gola riversa all'indietro e giro verso di lui il viso, mentre mi bacia la schiena, desiderosa di incontrare le sue labbra.
Voglio i suoi baci nella mia bocca e la sua lingua sul mio corpo, sul mio sesso.
Lo sento ansimare di desiderio dietro e sopra di me e mentre sono percorsa da spasmi di orgasmo e da secrezioni di piacere, quasi fuori di me gli sussurro: - Leccami! –

***

Forse è il gesto di arrotolarsi il vestito fino al collo. Forse e' l'atmosfera riscaldata dai suoi gemiti e da quella strana luce rossa che crea ombre e bagliori sulla sua schiena a seconda di come le mie mani accarezzano la pelle. Il risultato è una voglia che scorre dalla mia testa al mio corpo come lava incandescente.
- Leccami! - una richiesta, un ordine. Uno schiaffo di piacere che mi colpisce in pieno stomaco.
Senza staccare le mie labbra dalla sua pelle scendo piano piano. Un bacio senza fine, vertebra dopo vertebra. Quando arrivo all'attaccatura del sedere continuo solo con la punta della lingua. Le mani si aggrappano ai glutei, li aprono con forza mentre con la lingua continuo il cammino.
Sento il suo buchino, ci passo sopra delicato. Ci giro intorno. Ascolto i suoi gemiti nel momento esatto in cui spingo con la lingua ed entro. Il corpo si irrigidisce, il busto si schiaccia contro la parete. Immagino la sensazione dei capezzoli eccitati che sfregano contro il muro freddo.
Sono in preda alla voglia, la prendo per i fianchi e tiro verso di me il suo bacino. Voglio continuare a baciarla e lei lo capisce. Si spinge in fuori e un attimo dopo la mia lingua si è immersa nel suo sapore.
E' bagnata. E' dolce. E' un odore forte ed aggressivo. E' come popper, ti entra nella testa, ti dilata i vasi e tu ti perdi.
Le dita si alternano alla lingua, dentro e fuori. Un attimo dopo sente entrare due dita davanti e due dietro. Un gemito più profondo, una contrazione più forte e poi tante piccole onde mi avvisano che il piacere la sta allagando.
Ma non voglio che sia adesso, voglio di più.
Mi alzo, appoggiandomi dietro di lei, lasciando che il mio cazzo rigido strisci lungo la sua gamba. Quando finalmente le mie mani stanno di nuovo giocando con i suoi capezzoli durissimi, la mia bocca è di fianco alla sua. Non ci baciamo, ma sentiamo il nostro respiro caldo sulle labbra tumide, eccitate e sensibili. Quando sente il mio sesso sbattere contro il suo, mi morde dolcemente.
Si muove sul mio cazzo. Non lo fa entrare, si struscia sopra come un gatto che fa le fusa. Lo sente scivolare sulle labbra aperte del suo sesso e poi sul buchino dietro.
Ogni volta il suo movimento diventa più forte, più veloce, per godere di questa pressione, in una sorta di trance, come in una danza wodoo che cresce ogni momento di ritmo.
In questo momento vorrei tutto da lei. Vorrei scoparla, vorrei incularla a fondo, vorrei che i miei occhi bruciassero nei suoi.
Mi esalta e mi eccita la sua voglia di giocare. Sono stupito, voglio che sia lei a lasciarsi andare.

***

Oh dio, sto per venire un'altra volta e già avverto le ondate di piacere che si susseguono con piccole fitte quasi dolorose di godimento. Il clitoride gonfio sussulta quando il cazzo fremente di lui mi scorre sopra e il vuoto che avverto nel ventre me lo fa desiderare dentro, a riempirmi tutta della sua forza.
Allungo all'indietro le braccia e accarezzo il cazzo fra le mani, poi lo introduco fra le piccole labbra, risucchiandolo in profondità.
Stringo forte i muscoli vaginali, a rinserrarlo in una morsa dolcissima. Lo rilascio, lo stringo, lo rilascio, lo stringo ... finché non sento il gemito di lui contro il mio orecchio.
Questo volevo da lui. Mi tocca col glande proprio in quel punto, dentro di me, da cui sgorga più forte il piacere, che ora mi esplode, incontrollato, in un orgasmo potente.
Allora, gemendo, mi ritraggo, facendo uscire il cazzo da me e di nuovo lo accarezzo con le dita. Poi lo dirigo nel solco dei glutei, che allargo con una mano.
E poco per volta entra di nuovo dentro di me, a riempirmi le viscere.
Mentre ancora sto godendo l'orgasmo, muovo il bacino, prima lentamente e poi sempre più veloce, in un ritmo ossessivo, e avverto il delirio del mio uomo che sta per inondarmi di seme.
Bruscamente mi strappo a lui, mi abbasso così che la mia schiena si trovi sotto il suo getto e lo ricevo, potente, a più riprese, sul corpo nudo, da cui cola caldo e copioso, mentre soffochiamo rantoli di piacere.
MI rialzo lentamente. - Spalmamela addosso, la tua crema afrodisiaca – e lui la spande con le mani massaggiandomela sulla pelle, mentre la sua lingua entra nella mia bocca.
E' stato meraviglioso questo incontro. Con un solo gesto faccio scivolare il vestito dal collo e mi ricopro, mentre lui si abbottona i calzoni.
Usciamo da dietro la tenda e poi dal locale.
In auto si diffonde un forte profumo di sesso: l'odore del suo sperma si è confuso con quello della mia pelle e le sue mani lasciano un'impronta appiccicosa sul volante e sul cambio.
Il bordo dei miei slip occhieggia dalla sua tasca e noi ci scambiamo uno sguardo carico di promesse.

Nut

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