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Racconto n° 3593
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Cuori in tempesta
Il vento fastidioso sul viso era l´unico segnale della tempesta che si avvicinava.
Era il preludio, poi sarebbero arrivate anche le nuvole cariche di pioggia.
Non era certo l´ideale per il suo stato d´animo.
La settimana era stata pesante sul lavoro e tremenda con sua moglie: la causa era Lisa.
Lisa era entrata nella sua vita come un proiettile nella carne.
Aveva sconvolto la sua vita, il suo modo d´essere, la sua quotidianità.
Lisa era una ragazza di trent´ anni, fisico normale, ma con una voglia di vivere unica.
Esplosiva... aveva un modo di sorridere trascinante, come la sensualità innata che propagava.
Il bello di lei, era che tutto era spontaneo.
Lui, irreprensibile sul lavoro, si trovò presto a essere coinvolto da quella radiosità e, senza accorgersene, si trovò attratto da quella fresca vitalità.
Sua moglie era una brava madre e una buona compagna, ma venti anni di matrimonio avevano indebolito la parte erotica e nessuno dei due l´aveva rinnovata.
Tutto era diventato routine...
Si prendeva la sua parte di colpe mentre corteggiava Lisa sfacciatamente.
Aveva visto che lei era interessata a lui: non sapeva se come uomo o come principale dell´azienda, ma in quel momento contava poco; il suo bisogno di mettersi in discussione, di sentirsi uomo, conquistatore con la verve di un tempo, lo stava portando fuori dal seminato.
Si rendeva conto di tutto questo, ma nello stesso tempo, come colpito da un rito woodoo, non poteva fermare quello che sentiva partire dal basso dei suoi calzoni.
Sesso, sarebbe stato solo e semplice sesso: una marachella di mezza età.
Con questa scusante per la sua coscienza prese coraggio e le parlò:
"Dirti che sei bella o che vesti bene, mi sembra banale...dirti che sei simpatica e frizzante, mi sembra altrettanto scontato...dirti che ho voglia di te, forse meno..."
Ecco l´aveva detto, aveva superato la barriera sottile della decenza tra titolare e dipendente.
Aveva giurato a se stesso che non l´avrebbe mai fatto, che non sarebbe mai caduto in quel tranello, come tanti suoi amici e, invece, anche lui era arrivato al decadimento mentale.
Lei lo guardava decisa.
Si capiva che stava meditando sulla risposta, voleva dire le parole giuste, era un momento importante, non ripetibile.
Si era accorta da tempo che Paolo, il suo titolare, la guardava e scherzava con lei in modo equivoco.
All´inizio la cosa l´aveva infastidita, sapeva che era sposato e lei non cercava avventure extra coniugali, poi, con il tempo, aveva cominciato ad apprezzare le qualità e la cultura di quell´uomo, sino a rimanerne incantata e poi trascinata.
Non avrebbe mai fatto un passo errato che potesse metterne in dubbio le sue qualità morali, ma ciò non toglieva che si era ritrovata una sera ad accarezzarsi pensando a lui.
Poi, altre sere vennero a seguire la prima e il suo autoerotismo divenne passione sfrenata.
Lui non avrebbe mai voluto invitarla, ma ultimamente, quelle poche volte che faceva l´amore con sua moglie, per riuscire a finire il rapporto pensava a Lisa e si rendeva conto che il solo pensiero era adrenalina pura.
Il colmo era stato quando, vedendola un giorno con un vestito trasparente, che metteva in risalto il suo florido seno e un sedere tutto da baciare, era andato in toilette a masturbarsi.
Lisa si trovava in mezzo all´ufficio di Paolo, aveva preso la sua decisione:
" Anch´ io..."
Disse quelle parole e improvvisamente si sentì più leggera, le sembrava di avere scaricato tonnellate di tensione accumulate in quelle settimane.
Lui andò alla porta e la chiuse, abbassò le tapparelle dell´ufficio e preparò l´atmosfera per continuare quella dichiarazione sessuale.
Quando lo vide chiudere la porta, Lisa penso subito a cosa aveva messo sotto la gonna; l´istinto di donna era venuto a galla: la femmina che era in lei adesso lo voleva.
Lui si girò verso di lei e ancora una volta l´ammirò nel suo insieme.
Era vestita con una camicetta bianca che spariva sotto una gonna nera che arrivava al ginocchio, una calze sottili colore carne, scarpe nere con tacco di circa cinque centimetri che la slanciavano.
Non che ne avesse bisogno.
Era sicuramente alta oltre l´1,65 che, per una donna italiana, era discreto, ma lui era 1, 82 e quei tacchi rendevano la differenza meno visibile.
Fece un passo verso di lei mentre guardava il suo viso.
Portava capelli neri alla Valentina dei fumetti: bastava quello per farla diventare desiderabile, se poi si aggiungeva che aveva occhi color mare e un naso alla Cleopatra...allora doveva ricredersi sul fatto che fosse una ragazza normale: era semplicemente stupenda.
Probabilmente la vedeva sotto un´altra luce in quel momento, mentre facendo un ultimo passo appoggiava le sue labbra a quelle di Lisa
Lei guardava quell´uomo avvicinarsi e si rese conto di quanto lo desiderasse.
Credeva fosse l´infatuazione tipica della segretaria, sperava fosse quello, dopotutto una sana scopata le avrebbe fatto anche bene, visto che era più di un mese che non faceva sesso; ma dentro di lei aveva paura, aveva intuito che vi era qualcosa di più serio e la situazione le stava sfuggendo di mano.
Sentiva la necessità di averlo, ma non era stupida sino al punto di non capirne le conseguenze.
Schiuse le labbra, accettò la sua lingua spasmodicamente, il contatto dei denti, la saliva, la sensazione di essere esplorata tutta...
Le mani di lui cominciarono a farsi strada, i bottoni della camicetta si aprirono al loro passare, i capezzoli, tesi per il desiderio, accettarono volentieri quelle dita calde.
Pensò nuovamente all´ intimo che aveva messo sotto le calze e si rassicurò ricordando il perizoma nero: le erano sempre piaciuti i perizoma, le slanciavano il sedere mettendo in mostra le natiche sode.
Lui la prese in braccio e la portò sulla scrivania.
Situazione classica di amanti classici, ma in quel momento lui l´avrebbe scopata anche in mezzo all´autostrada.
"Abbassati le calze..."
Aspettò ansimante che lei si togliesse le calze; vide il piccolo slip e fantasticò su quello che sarebbe avvenuto da lì a poco dopo.
Lei si arcuò alla sua richiesta, piano si sfilò le calze, poi, oscenamente, divaricò le cosce e alzò la gonna, mettendo in mostra la sua pelle abbronzata.
Le labbra polpose che lucidamente bagnate uscivano dal perizoma erano quanto di più sessuale lui potesse desiderare.
Sentiva la sua erezione ribellarsi sotto gli slip.
Si incuneò tra le sue cosce aperte e si slacciò i calzoni.
"Prendimi"...
Non poteva resistere oltre: sentiva la voglia di averlo dentro, voleva ritrovare il piacere del sesso maschile dentro la sua tenera carne.
Lo guardò sfilarsi i calzoni e mettere in liberta la sua turgida carne; apprezzò quello che vedeva e indecentemente allargò ancora di più le cosce spostandosi sul bordo della scrivania per essere presa più facilmente.
Paolo la vide spostarsi verso di lui, mise le mani sotto il suo sedere, ne apprezzò la rotondità e la durezza e poi, finalmente, senti i suoi umori riceverlo.
Lei mise la lingua nella sua bocca nel momento della penetrazione: in questo modo, oltre a farlo per il gusto del piacere, evitava anche di urlare o gemere esageratamente, che avrebbe chiaramente fatto capire oltre le pareti quello che stava avvenendo.
Si sentiva piena del suo cazzo e meravigliosamente bene, felice di essere posseduta su quel freddo legno di quella scrivania di un ufficio.
Strinse le sue cosce avvolgendo il corpo del suo amante e strinse la fica contraendo i muscoli vaginali.
Paolo stava sfogando in quell´amplesso settimane di frustrante attesa, di sogni fantasticati, di carezze nascoste nel bagno.
Entrava ed usciva deciso; sapeva di essere dotato discretamente bene, ma in quel momento si sentiva un leone, uno stallone all´apice del suo piacere: strinse le mani sulla calda carne di Lisa e si lasciò andare al suo godere.
Lei sentì che lui stava aumentando il ritmo: era poco che stavano facendo l´amore, ma si rese conto che lui stava venendo e che anche lei era prossima al suo piacere.
"Vienimi dentro... riempimi del tuo amore..."
Prese tra le mani i capelli di Paolo e aspettò di sentire il suo liquido irrorarle l´utero.
Lui sentì quelle parole, era preoccupato di essere già pronto a venire, si rendeva conto che era stato un atto sessuale veloce, ma il desiderio era troppo e l´attesa era stata lunga... avrebbe rimediato poi...
Non ebbe il coraggio di dirle" ti amo", era terrorizzato da quella parola:
"Sì...eccomi..."
Spinse forte il suo sesso dentro di lei, sentì lo scroto sbattere contro l´inguine e solo allora lasciò che il suo sperma facesse il suo dovere.
Sudati, esausti anche mentalmente per la passione provata, stettero abbracciati in quella scomoda posizione fino a che i cuori tornarono normali.
Piccoli baci, leggere carezze e poi il ritorno alla realtà.
Erano passati mesi da quel giorno.
Adesso Paolo era lì che l´aspettava, su quella battigia sferzata dal vento, per dirle che aveva chiarito tutto con sua moglie e che era pronto a passare il resto della vita con lei...insieme a lei...dentro di lei...

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