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Racconto n° 3596
Autore: Roberta Altri racconti di Roberta
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Pioggia
Le gocce d'acqua battevano musicalmente sul tetto dell'auto parcheggiata di fronte a un muro di pietra lucido di pioggia.
Vetri appannati e buio intorno.
All'interno del guscio blu notte, due persone.
Non si sono mai incontrati prima, ma si conoscono da molto tempo.
I loro occhi cercano di allineare l'immagine mentale che si sono fatti dell'altro a quella reale che hanno di fronte.
Piccoli particolari rendono possibile il riconoscimento: una vena sul braccio, una smorfia, un sorriso.
La mano di lui cerca quella di lei, la prende, la sfiora con una carezza delicata.
Parole e risate si inseguono e si sovrappongono come le gocce di pioggia sul vetro.
Naturale come un respiro la mano di lui si appoggia al suo ginocchio e risale lungo la coscia coperta dal nylon nero.
I visi si avvicinano, i nasi si toccano in un intimo contatto inuit.
Le labbra si sfiorano come per gioco, sorridono, si uniscono.
Le mani gentili di lui si insinuano nello spazio fra le gambe di lei, salgono, scendono, risalgono di nuovo, si fermano un attimo, per poi scendere di nuovo.
Lei accetta ogni cosa, perché ha imparato a fidarsi di lui.
Il suo corpo reagisce come non le era mai successo prima.
Lui è esperto, sa cosa fare.
Lei si abbandona totalmente alle sue mani e alla sua bocca.
Il respiro esce a strappi dalla gola, la mente in fiamme, il cuore velocissimo, in balia di sensazioni che da troppo tempo non sentiva più.
Il tintinnio della pioggia, i sospiri, la luce della notte, le sue mani, tutto si fonde in un'unica onda che rotola e cresce dentro di lei fino a esplodere in un'accecante meraviglia.
Il petto le scoppia in singhiozzi rauchi e convulsi, le lacrime tracciano lucide strie sulle tempie infilandosi poi nei suoi capelli.
Mormorando mio dio mio dio lui beve le sue lacrime come fossero acqua preziosa.
Un abbraccio silenzioso e forte.
E la pioggia e la notte su tutto.

Roberta

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