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Racconto n° 3611
Autore: Madamesnob Altri racconti di Madamesnob
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Agata e Marina
Se le guardi vedi due amiche che ridono fino alle lacrime, sdraiate sul letto sfatto. La biondina con i capelli corti ha la schiena appoggiata al muro e le gambe incrociate, anche se in abbandono, le sue mani giocano inconsapevoli con l'orlo della maglia morbida e le spalle fregano la parete a cui ora offre, rassegnata, l'ennesimo sospiro. Sono mesi che ci pensa ormai, ma ancora non "vede" il soggetto. Guarda incaponita il muro dietro i cuscini aspettando che il disegno esca da sé, che le si riveli in un istante. Ha già pronti i colori, ne ha una scatola nuova giusto nella stanza accanto.
- Devi solo avere pazienza - la rassicura l'altra - prima o poi ti verrà un'idea e allora dipingerai la testiera più bella che si possa avere - . Le sorride dolce mentre parla ed intanto, forse senza nemmeno accorgersene, le sfiora leggera i piedi nudi.
Le lenzuola sono in uno stato pietoso ormai, entrambe ci stanno giocando da ore, attorcigliandone le estremità tra le dita, inventando e reinventandosi addosso lunghi pepli bianchi. Ridono e sorridono, inanellando chiacchiere leggere; a volte, invece, diventano improvvisamente serie raccontandosi di quanto sarebbe bello mollare tutto e vivere insieme, una camera a testa, beninteso, ognuna col proprio spazio, ma insieme.
La bionda approfitta di un ritaglio di silenzio per posare gli occhi sull'altra: è più bassa di lei, sottile e flessuosa, con i fianchi stretti e forme sode senza tuttavia essere nervose. Ha capelli lunghi, di castagna lucida, che in questo momento porta sciolti sulla schiena, in balìa dei continui cambiamenti di posizione sul letto. E' più giovane dell'amica, ma di poco; in realtà hanno scoperto tardi l'età l'una dell'altra, interessate più che altro a ricordare i rispettivi compleanni per architettare in tempo un regalo che sapesse sorprendere.
Nel silenzio di cotone che le avvolge la voce della ragazza bionda irrompe, fa un balzo e poi scende intimorita. Il suono delle parole spezza il bianco sfiorarsi del tempo ed insinua una vibrazione diversa, un nuovo colore. Lei stessa si accorge della violenza del proprio tono e lo abbassa immediatamente, modulando la voce come fosse una carezza premuta: - Hai mai avuto esperienze lesbo? -
L'altra alza il viso e trattiene la smorfia che le sale sulle labbra al sentire quell'espressione. Con tutto l'affetto che sente, rallenta la risposta cercando le parole adeguate: - No, ma ho amato una donna, se è questo che vuoi sapere - .
- Davvero? - Chiede l'altra incredula.
Ora lei sorride e con fare complice aggiunge: - Sì, e in tutti i sensi. Amata col cuore, il cervello, l'anima e... il corpo - . La frase termina in un sussurro, ma non si spegne, resta ferma tra loro, galleggiando.
- E com'è? Me lo mostri? -
Marina allunga le mani sulla nuca, si raccoglie i capelli con un gesto sensuale, antico, e se li porta sulla spalla. - Non posso Agata, io non ti amo - .
- Mi stai dicendo che lo fai solo per amore? -
Lei riflette prima di rispondere, poi osserva incuriosita gli occhi trasparenti dell'amica e decide di mettersi in discussione: - In effetti... sì, intendo, con una donna l'ho fatto solo per amore. Con gli uomini è diverso - .
- Allora mostrami cosa le facevi - e dicendolo Agata scivola con le anche sul letto, ritrovandosi supina e con le braccia aperte.
Marina guarda l'amica sorridendo, insolitamente indecisa. Solitamente è l'altra a tentennare, lei per carattere si muove sicura, ma stavolta c'è qualcosa che le si muove dentro. Guarda Agata mentre divertita abbassa di poco gli slip, appena sotto l'osso sporgente del bacino e sente il sangue farsi acqua e scenderle caldo nel ventre. Allunga una mano sulla pancia dell'amica e le sfiora la pelle attorno l'ombelico. Agata sorride allegra, inconsapevole, come un bambino di fronte ad un gioco nuovo. Marina preme il palmo appena sopra il monte di venere e si avvicina con le labbra alla pelle chiara dell'amica, poi la guarda un'ultima volta negli occhi, cercando l'ombra di un'esitazione, ma Agata giace in abbandono, gli occhi curiosi bene aperti, per nulla intenzionata a tirarsi indietro.
- L'hai voluto tu - dice Marina con voce ferma, cosciente di essere già oltre. Non sorride più ora, non c'è scherzo né gioco mentre le sue mani iniziano a scorrere sul corpo dell'amica, senza indugi. L'accarezza lungo i fianchi, poi scivola sulle gambe, arriva ai piedi e, aumentando la pressione, risale tenendo i pollici all'interno delle cosce. Sale lenta e decisa fino ai bordi degli slip, ne liscia leggera le cuciture e poi scioglie le dita sul tessuto sottile, lasciandole disegnare spirali sul sesso coperto. Agata chiude gli occhi senza ritrarsi e spinge il bacino contro le mani dell'amica e Marina amplifica gradualmente i tocchi e li prolunga fino ad arrivare a posare tutta la mano, immobile, sul sesso. Ora sente il suo monte di venere caldo nell'incavo della mano e le labbra umide gonfiarsi sotto i polpastrelli in attesa. Agata sospira e Marina inizia, senza allentare la stretta, a muovere le dita unite in cerchi appena percettibili, poi, senza rompere il ritmo, posa la bocca schiusa sulla gola dell'altra e con la lingua scende attraverso il collo fino ai seni. I capezzoli, già svegli, rivelano la loro forma sensuale tendendo la maglia sottile, ora trasparente sotto la lingua che li tormenta. Marina scende fino al ventre scoperto ed infila la lingua nell'ombelico per poi salire sollevando la maglia. Chiude gli occhi quando sente la forma piena del seno dell'amica, fa passare la lingua sotto quel peso dolce ed intanto aumenta la pressione della mano. Agata ora respira forte, sospesa in un altro mondo, dimentica di sé e di chi la sta toccando. Marina sorride di fronte a quel piacere noncurante, sente la bocca piena di saliva e, senza smettere di toccare l'amica, inizia a strusciare il proprio sesso sulla sua gamba. L'eccitazione sale repentinamente, Marina entra negli slip dell'altra e senza delicatezza le infila due dita nel sesso. La schiena di Agata diventa arco perfetto mentre offre la gola, Marina infila il braccio sotto la sua schiena e fa scivolare l'altra mano nella spaccatura soffice dei glutei. La lingua gocciola smaniosa sulla pelle dell'amica mentre frena il desiderio di invaderla subito, senza delicatezza; intrappola la voglia nelle volute fitte dei polpastrelli e li libera poco a poco, sfiorandole le fessure più nascoste, violando piano ogni sua resistenza. Sente le contrazioni nel sesso di Agata e le ritrova nel proprio, così simili, così sorelle... lascia che la propria pelle si fonda con l'altra mentre slega ogni remora e penetra Agata anche nel suo anfratto più stretto. Il contatto più intimo innesca il piacere e mentre guida l'orgasmo dell'amica sente il proprio esplodere incontrollato: una bolla diafana si gonfia a dismisura e scoppia senza rumore, mentre i polpastrelli, elettrici, scivolano bagnati tra le pieghe lucide di Agata.
Marina abbandona il capo sul petto dell'amica e ascolta quel cuore impazzito frenare i battiti, diluirli, renderli innocui. Chiude gli occhi calmandosi e, proprio quando l'idea di aver sciupato tutto inizia a pungere, sente la mano di Agata scivolarle sulla nuca, allargare le dita tra i capelli e carezzarla dolcemente.

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