Il sole spinge sempre più in là i suoi raggi tra i buchi della tapparella. Il silenzio della campagna è rotto dal cinguettio degli uccellini e dalla lontana campanella della stazione. Mi sveglio prima di te, ti guardo dormire: un broncio impercettibile attraversa l'appagamento del tuo viso. Pian piano, centimetro dopo centimetro, sento riaffiorare il mio corpo dal torpore del sonno, svelando l'una dopo l'altra le vestigia della notte appena trascorsa.
I capezzoli ancora ritti e in fiamme:- Ho visto quelle mollette sul davanzale, m'è venuta un'idea molto piccante, mi farà un po' male ma vuoi mettere come ci divertiamo?- tu che mi prendi contro il davanzale, davanti a noi il tuo cortile costellato di lucciole, le montagne vicinissime e le luci dei paesi limitrofi, è una notte magica, meravigliosa, solo per noi. E' sottile il confine tra dolore ed eccitazione quando il legno che mi strizza i capezzoli urta contro il davanzale, più forte ad ogni spinta, i nostri corpi trasfigurati dalla luce rossa si specchiano nel vetro della finestra aperta.
Mi giro e affondando la testa nel cuscino, sento il tuo odore misto a quello di olio sulle mie mani: - I tuoi massaggi sono il Paradiso, piccola - ci guardiamo nello specchio di fronte al tuo letto, a cavalcioni su di te mentre la soffice luce del tardo pomeriggio illumina il mio corpo, liscio, chiaro e sinuoso come quello di una bambola di burro, che si inarca assecondando i palmi, e le nocche che percorrono a fondo la tua schiena. Spii ogni reazione nel mio viso, il mio ritmo cresce man mano che godi del mio tocco, finché non godo così: - Sei bellissima perduta nell'orgasmo tesoro, è stupendo guardarti godere anche solo massaggiandomi. -
Ti guardo ancora dormire e non posso fare a meno di sorridere appena. Sulle labbra è ancora vivo il turgore dopo la foga con cui ho preso il tuo uccello in bocca. Ce l'eravamo anticipato già: - In verità non ho mai provato a spingerlo più in là dell'ugola senza rischiare seriamente di strozzarmi - - Non preoccuparti piccola, ci penso io, dev'essere anche cura del tuo signore sapertelo spingere senza farti male. -
Il momento è arrivato, si capisce dal mio sguardo supplice e dai miei baci che succhiandoti la lingua possono voler dire solo una cosa. Implodo sulle ginocchia, saggio dapprima la punta enorme del tuo cazzo: - Guardami troia, guardami mentre me lo succhi - picchiando con la mazza ormai dura sulle guance e sulle labbra provo a prenderlo al volo e finalmente ci riesco. Sono del tutto soggiogata al tuo volere, ti sorrido con gli occhi. Con la mano tra i miei capelli sento che affondi sempre più, finchè con un colpo di maestria, di decisione mista ad immensa attenzione, non mi inchiodi il cazzo dritto in gola. Pretendi che ti guardi ancora in quel momento di sublime sottomissione, sento gli occhi praticamente fuori dalle orbite, una lacrima spinge sull'angolo dell'occhio destro. Ti vedo impazzire di gioia. Un attimo di respiro e poi ancora a fondo, e poi un'altra volta e un'altra, scoperta quest'ultima profondità non vorrei la lasciassi più.
Avvolta tra le lenzuola come un mazzo di tulipani bianchi faccio per girarmi e accoccolarmi verso il tuo petto. Passando una gamba sull'altra è come se tra le cosce avessi sfregato ed acceso un fiammifero. Penso ancora a quando sempre nel tuo specchio mi sono guardata cavalcarti, le natiche velate di sudore come quelle di un'indomita puledra, il tuo sguardo estasiato sul tuo uccello che mi schiude le carni. - Ti sei scatenata a cavalcarmi troietta, adesso però ti marchio, così ovunque tu vada, chiunque tu veda, qualunque cosa tu faccia, avrai sempre il mio odore addosso -. Mi siedo vogliosa e, i seni protesi all'aria, faccio indietro i capelli, vogliosa di ricevere il tuo orgasmo, che arriva con schizzi copiosi sui miei seni, sul mento, sul collo e sui capelli. Ancora preso dalla voglia mi spalmi tutto fino al viso e alla pancia.
Ti accarezzo complice. Ti svegli. - Buongiorno tesoro!- Dai nostri sguardi capisco che ne abbiamo ancora voglia.
Divinecomedy