July 9 is the 190th day of the year in the Gregorian calendar.
E' notte e ti guardo, mio giovane uomo, a voler carpire ogni dettaglio di te. Hai lineamenti cesellati e occhi disarmanti che ridono. Sei il mio demonio angelico, sei cibo e spezie, sei profumi forti e muschiati. Ti guardo, mentre abbassi i pantaloni e il tuo membro si erge impaziente e glorioso. Voglio bere le tue onde, annegarci, stordirmi, amarti, come una vecchia signora. Voglio succhiarti il sangue e la linfa vitale, voglio rivivere con te.
E' l'alba e tu vai via, sfiorandomi le labbra con un bacio piumato. Guardo gli oggetti sparsi intorno al letto: falli che si ergono maestosi, la mia sexy lingerie ridotta ad un cumulo di straccetti, bustine di profilattici aperte, una maschera da gatta. Le lenzuola macchiate. Reprimo un conato, non so se per il vino di ieri o per lo scempio. Chiudo gli occhi e vorrei morire.
Oggi è il SUO compleanno. Oggi è il SUO compleanno. Doccia, abito di classe ma casto, tacchi alti, lieve trucco. Ufficio. Dolore incessante, subdolo, cattivo. Aria! Esco, entro di nuovo. Dolore cattivo che accende la mia crudeltà. Oggi sono spietata e sadica con tutti. Perché?
Cena. Ristorante carino. Con mio padre. L'uomo della mia vita. Saletta interna. Cameriere che crede...sorrido. Sì, mio padre è un uomo affascinante anche a 70 anni. Giorni e giorni di sguardi muti e oggi i miei occhi si incollano ai suoi, ne scendono lacrime, abbondanti, fiume di sale che sgorga. Unioni spezzate, cocci di cuori rotti, rimessi a posto... ma si vedono le crepe. Mi confessa di aver amato una volta una donna, per lei avrebbe lasciato mia madre. Non l'ha fatto. Scelgo io il vino, come sempre. Sankt Valentin, ma non chardonnay. Sorrido. Penso a LUI, al desiderio divorante che ho di LUI. Sono danneggiata ormai. Voglio solo LUI e il nostro gioco.
Dopo cena dormiamo nella casa di campagna, qui sono nata e cresciuta. Esco nuda e mi graffio le gambe, odoro il fresco della notte e bevo ancora, un bianco siciliano che ho trovato in frigo. E' sapido, quasi salato. Sa di isola, sudore, mare e sole. Chiamo te, il mio dottore della mente. Credevi di aver creato un mostro bellissimo, una creatura capace di far innamorare tutti senza concedersi mai realmente, una fiera affamata di sperma e sensazioni. E invece eccomi qui, giocattolo rotto. Non dovrei guidare ma vengo da te. Rischio di morire due volte ma il mio corpo smanioso e voglioso sembra immortale. Forse la vita mi tiene a sé perché io continui a soffrire. Eccomi. Entro nella casa dei matti. Mi siedo in un angolo, stringo le gambe al petto e ti parlo. E piango,urlo e mi allungo e sbatto le gambe e mi agito e sento il sapore del sangue. Metallo e calore. Mi abbracci, fai male, mi stringi. Ti mordo. Le mie grida diventano lamenti, una nenia, una ballata cantata con voce impastata e roca. Dormo. Facciamo l'amore. Dici così. Per me esiste solo scopare, essere scopata come una puttana. Non capisco come tu possa amare le dolci carezze, i suoni sommessi. Io bramo urla, rantoli e scudisciate. Io sono danneggiata. Io voglio LUI.
Oggi è il SUO compleanno.
Amelia