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Racconto n° 3685
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Lo spogliarello
Era ormai un'abitudine incontrarla sulla battigia all'ora di pranzo; evidentemente avevamo gli stessi orari di lavoro e la stessa passione per il sole.
Lei era una ragazza di circa trenta anni, alta circa uno e sessantacinque, mora, capelli corti, un paio di chili sopra peso.
Era inevitabile che, essendo vicini d'ombrellone, ci salutassimo e nel tempo cominciassimo a chiacchierare.
Mi piaceva l'attimo fuggente in cui lei si doveva spogliare per rimanere in costume; avevo sempre pensato che, secondo le movenze nel togliersi i vestiti, si poteva capire la passione che una persona aveva dentro e, se quello che pensavo era giusto... quella ragazza era un felino pronto a colpire.
Arrivavo appositamente qualche minuto prima di lei, per assaporare quel momento.
Arrivava trafelata, sempre ben vestita e poi, una volta sotto il suo ombrellone si trasformava.
Si guardava attorno, rilassava il corpo, il respiro tornava normale e piano cominciava il suo spogliarello.
Ero estasiato.
Le sue dita andavano decise sui bottoni della camicetta, poi, come se sapesse di essere osservata, cominciava a slacciarli lentamente e con una sensualità che mi faceva mancare l'aria.
Ogni bottone slacciato era un colpo per il mio sesso, sarei potuto morire tra quei seni che finalmente emergevano nascosti dal suo costume nero.
Vederla girare e appoggiare la camicia sull'ombrellone era una prassi; poi, di nuovo tornava a farmi impazzire: le dita scendevano sulla gonna e giocavano con la cerniera laterale.
Nel farlo, per qualche suo motivo personale, si inclinava e metteva in mostra le sue forme posteriori.
Era un momento incredibile.
Le unghie si appoggiavano alla cerniera e dolcemente accarezzavano il ferretto, poi, come la spogliarellista più provetta, lasciava aprire il tutto e nello stesso momento, ancheggiando, lasciava cadere la gonna.
Sarei voluto essere la sabbia per sentire quella tenera caduta di stoffa ed assaporare il suo odore, il suo profumo.
Maliziosamente lei si piegava a raccoglierla per poi sistemarla a fianco della camicia.
Libera dei vestiti, metteva in risalto le sue forme prorompenti: il costume nero era a tanga e le forme erano slanciate in modo esagerato.
Era veramente provocante.
Ero obbligato a stare sdraiato a pancia in giù, in modo che lei non potesse vedere la mia erezione spingere sul costume.
Sopra portava sicuramente una terza abbondante: sotto, le natiche facevano trapelare una leggera cellulite, ma il tutto era molto eccitante.
Il sedere era leggermente pieno, ma, una volta distesa, le forme si adattavano al lettino e tutto diventava perfetto.
Quella ragazza mi era entrata nel sangue... sentivo il bisogno di averla... possederla!
- Finalmente è arrivato l'anticiclone delle Azzorre, dovremmo avere un bel po' di giorni belli - .
La guardavo negli occhi con una libidine che non lasciava dubbi sui miei pensieri.
- Già così sembra, era ora... -
Un sorriso e uno sguardo all'altezza; nessuna indecisione: pantera come pensavo.
- Visto l'orario in cui ci incontriamo, penso che sia di Rimini anche lei - .
- Sì. Lavoro da un dentista qui vicino e approfitto della pausa per prendere un poco di tintarella - .
- A guardarla si capisce che ama il sole, è abbronzata in modo esagerato -
- Dammi del tu. Mi chiamo Patrizia e il merito della mia abbronzatura èdelle lampade solari che faccio d'inverno. - .
- Mi chiamo Marco e devo dire che, se le lampade fanno una pelle come la tua, comincio anch'io da subito senza aspettare l'inverno - .
Quel complimento malizioso aveva fatto breccia.
- Marco... un nome che mi ricorda il mio primo ragazzo - .
- Beato lui -
Un sorriso ancora più intenso aveva seguito quella battuta.
- Sei simpatico -
- Tu oltre che simpatica, sei anche molto carina e appetitosa - .
Uno sguardo pieno di vita, un lampo veloce a quella frase:
- Certo che sei uno che si fa capire e non usi giri di parole, diretto all'obiettivo - .
- E' il mio lavoro, sono dirigente d'azienda e non posso perdere tempo con fraseggi; nel tuo caso è diverso, ti guardo da diversi giorni e ti trovo molto attraente, quindi preferisco dirtelo e sentirmi dire che non t'interesso, piuttosto che rimanere zitto a desiderarti e poi, magari, non vederti più - .
- Cazzo... è la proposta più diretta che mi abbiano mai fatto - .
- Senti, Patrizia, che ne dici di andare a bere qualcosa al bar per conoscerci meglio? -
- Avevo giusto voglia di bere qualcosa di dissetante - .
- Ottimo - .
La feci passare davanti per ammirare il suo sedere ondeggiare e soprattutto per potermi mettere un paio di calzoncini da spiaggia che celassero almeno in parte la mia evidente erezione.
Passandomi di fianco mi sussurrò:
- Vedo che ti faccio un certo effetto -
Avevo ragione su tutta la linea: era spregiudicata, disinibita e, soprattutto, mi aveva beccato in pieno mentre cercavo di nascondere il mio eccitamento.
Fortuna per me che avevo sempre la battuta pronta:
- Ti ho guardato mentre ti spogliavi, eri uno schianto e adesso che sei in costume, lo sei ancora di più - .
- Sì... mi ero accorta che da qualche giorno mi spiavi - .
Non disse altro, come leggendomi nei pensieri, si mise davanti a me sulla passerella che portava al bar e, ondeggiando oscenamente il sedere, mi precedette al tavolo del bar.
- Usi sempre una tecnica così diretta quando parli con una donna le prime volte? -
- No... solamente se sono completamente perso e come vedi, lo sono - e abbassai lo sguardo sul mio cazzo ancora duro.
Una risata lieve, come le sue parole.
- Cosa si può fare per rimediare a questa situazione? -
Era una proposta indecente sotto il sole, la sfida era lanciata.
- Finisci il cocktail, che poi ti porto a vedere una cosa unica - .
- Volentieri - .
Trenta secondi e la mia mano era nella sua, il tempo di prendere la chiave della mia cabina e farla entrare dentro.
Chiusa la porta, la feci appoggiare alla parete e, senza aspettare altro, le misi la lingua in bocca e nello stesso tempo le alzai il reggiseno liberando tutto quel ben di Dio.
Un gemito sommesso e le mie mani erano già tra le sue cosce; non stetti neanche a togliere il tanga, lo spostai di lato alzandolo, poi, tirandomi giù i calzoncini, liberai la mia voglia e senza fatica m'immersi nei suoi caldi effluvi.
Cominciai a scoparla con un'intensità esagerata; in quei giorni la mia testa si era riempita e nutrita di quel corpo e adesso riscuotevo il mio premio.
Sentivo le sue gambe attorno al mio petto e ogni volta che la penetravo completamente, spingendo deciso dentro di lei, i suoi talloni mi colpivano la schiena.
Baci intensi, gemiti strozzati, colpi furiosi dentro quella tenera carne.
I corpi aderivano perfettamente creando una simbiosi perfetta.
Quel giorno Patrizia fu mia per poco tempo, era troppo il desiderio e presto venni in lei, ma l'estate era appena iniziata, come la mia voglia di conoscere il suo corpo.
Seguirono altri giorni dove avemmo il tempo di conoscerci meglio e normalizzare i nostri ritmi sessuali; quello che ricordo con curiosità, pensandoci adesso, è che tutti i nostri incontri furono esclusivamente consumati in quella cabina e finirono con la fine dell'estate...


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