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Racconto n° 3702
Autore: Matilde S. Altri racconti di Matilde S.
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Margarita e sussurri
Il grande specchio dalla cornice di ebano intagliato rimanda l'immagine dell'uomo completamente vestito di nero.
Guardandolo si ha la sensazione di osservare uno splendido esemplare di felino.
Il vigore del suo corpo è evidenziato dal jeans fasciato che esalta la compattezza delle cosce, dalla cinta di cuoio che delinea la vita stretta attirando lo sguardo sul ventre duro e piatto, dalla camicia sbottonata che lascia intravedere la scura peluria del petto, dalla giacca dal taglio classico che aggiunge un tocco di austera eleganza.
Il viso è severo, spigoloso ed estremamente virile; i capelli corti marcano ancora di più gli occhi di un insolito colore nero dorato: pare quasi che dentro le iridi galleggino miriadi di pagliuzze del prezioso metallo, creando un effetto cromatico estremamente intrigante.
Si percepiscono nettamente la natura selvaggia, il carisma dirompente e la personalità complessa che lo contraddistingue.

Fabio si osserva con puntigliosa precisione prima di voltarsi e andare davanti al computer. Sullo schermo la pagina è aperta su messanger. Nel riquadro della cam vi è una donna in attesa. L'inquadratura lascia intravedere solo le labbra morbide atteggiate ad un dolce sorriso e il decolleté racchiuso in una morbida vestaglia di seta nera. Quando si muove la sottile seta scivola regalando al suo sguardo frammenti di pelle vellutata. L'uomo si muove davanti allo schermo lasciandosi ammirare in attesa di un commento. Legge la scritta e le labbra si distendono in un sorriso compiaciuto:
- Sei bello Fabio, anzi direi che sei veramente bono! –
Una risata spontanea gli gorgoglia allegra nella gola mentre si siede per scrivere la risposta:
- Mi turbi stasera Anna, sei veramente affascinante, la tua vestaglia in seta risveglia i miei istinti più torbidi. –
Il sorriso la illumina mentre la lingua appare per un istante all'angolo delle labbra in una smorfietta incredibilmente sexy: – Stasera sfogherai i tuoi istinti con una bella fanciulla! Adesso baciami e fila a divertirti cherie! – Termina la frase portando un dito alle labbra e soffiandoci sopra un piccolo bacio.
Fabio osserva muto lo schermo. Sente nitido il desiderio invaderlo, come se un vento rabbioso lo percuotesse facendolo tremare.
Sa ridestare la sua lussuria con un sorriso quella donna!
La sua - preziosa - , come l'ha soprannominata, la sua amica virtuale, il suo irraggiungibile sogno erotico.
- Vorrei te Anna. Vorrei mangiare le tue labbra, dissetarmi con la tua saliva, sciogliermi fra le tue gambe... -
Continua a scrivere, immaginando la dolcezza di quella bocca e il profumo di quella pelle:
- Stasera sarai con me, sarai nella mia testa, sarai dentro al mio pensiero, sarai in me mentre porterò a compimento la caccia e gusterò la preda... -
Un ultimo bacio veloce verso la telecamera e via, verso l'avventura e le emozioni di una notte fatta per godere.

Il locale è uno dei suoi favoriti: un ambiente raffinato, arredato con piccoli divani in pelle posizionati come isole sospese in punti strategici, una minuscola pista da ballo circondata da tavolini bassi e poltroncine, luci soffuse e musica avvolgente.
Luogo ideale ove lasciare scorrere la seduzione.
Ha prenotato il suo posto preferito, un divanetto di pelle bordeaux da dove è possibile guardare tutta la sala senza essere disturbati da nessuno.
È li che avvolgerà la sua preda nell'abbraccio fatale. Lì che la bella Virginia gli donerà il suo sì.
Non vi è cinismo nel suo pensare, non c'è altro che ineluttabile certezza: sa che non è amore che lo spinge a volerla, ma solo la sua fame di carne tenera e saporita dove affondare i denti per annegare amari ricordi non ancora cicatrizzati.
Sceglie sempre donne molto belle, procaci e smaliziate, donne che cercano emozioni forti e non si infilano in un letto per farci il nido. Rifugge con orrore le ragazzine romantiche con gli occhioni acquosi e il cuore tenero. Ma non è uno che si accontenta: ama la caccia, la conquista, la donna desiderata da molti e che a pochi si concede.
Non le ha dato appuntamento: sa che stasera lei sarà li. Lo sente dentro, come un fuoco che dal cervello lo percorre fino a propagarsi in onde concentriche fin dentro al ventre.
Entra senza guardarsi attorno. Saluta con un cenno del capo gli amici che incontra, scambia due parole con una biondina che lo intercetta, civettuola e frizzante, salutandolo con eccessive smancerie, poi prosegue verso il suo divanetto. Appena si siede una graziosa cameriera gli si avvicina per prendere la sua ordinazione. Come sempre un Margarita, il suo cocktail preferito.
La vede entrare: alta e slanciata, il portamento fiero ed eretto, l'opulenza vellutata del seno racchiusa in un'audace scollatura, le gambe accarezzate dalla sottile seta della gonna, i piedi impreziositi da sandaletti di lucido cuoio nero dal tacco a spillo.
Un morbido caschetto di capelli color del cioccolato le incornicia il volto ondeggiandole attorno mentre volge lo sguardo nella sua direzione. Gli occhi brillano nel riconoscerlo e le labbra si socchiudono in un sorriso complice.
Si dirige sicura verso di lui, incurante delle occhiate bramose di molti uomini al suo passaggio.
Fabio si alza per accoglierla:
- Sei bellissima Virginia! Da far girare la testa mia cara. –
Un brivido le percorre la spina dorsale quando la lingua di Fabio le sfiora impertinente il lobo dell'orecchio. Si appoggia al petto di lui piegando la testa di lato e lasciando il collo scoperto. E lui ci si avventa coi denti in piccoli morsi umidi che dal lobo scendono creando un sentiero fino alla spalla mentre se la stringe sul torace con fermezza.
Attimi, solo infinitesimali istanti di eccitata avidità che scorrono fra loro prima di sedersi.
Ma i respiri già denunciano la passione, frammenti d'ossigeno che si rincorrono per ricomporsi.
- Cosa vuoi bere Virginia? - la voce di Fabio è leggermente roca e lo sguardo è intenso mentre glielo chiede, poi fa un cenno alla cameriera per richiamarla e ordinarle il coca e rum che lei ha chiesto.
Bevono, chiacchierando a voce bassa; parole che si intrecciano in suoni che in realtà non captano, persi nell'erotico verbalizzare dei loro corpi.
Ogni movimento è scarica adrenalinica di portata crescente.
Sfiorarsi col respiro diviene voce.
Tocchi fugaci di mani divengono conoscenza.
Strofinio impudico di fianchi diviene preludio d'amplesso.
Il tutto ovattato dalla musica suadente che li avvolge e fa sentire soli.
Piccoli sorsi d'alcol a riscaldare le loro menti e rendere audaci le labbra che sussurrano erotici pensieri.
Le mani di Fabio sono calamitate dalla scollatura, animate dall'istinto si dirigono a sfiorarne la pelle vellutata; le dita giocano con l'attaccatura della stoffa e s'inoltrano determinate sotto al tessuto fino a toccare le punte rigide dei capezzoli che premono sul pizzo del reggiseno.
La voce è un sussurro ipnotico con cui la doma:
- Vorrei fosse la mia lingua ora al posto delle mani, vorrei sentirne il sapore e il calore, vorrei avvolgerli e succhiarli piano, stuzzicarli e farli crescere fino a inebriarmi coi tuoi sospiri. -
I brividi scorrono lungo la colonna vertebrale di Virginia, le parole le escono dalle labbra soffiate e roventi, senza più nessuna remora, senza nessun pudore, completamente vinta dalla coltre erotica che l'avvolge: - Voglio che mi accarezzi tutta, voglio le tue mani sotto alla gonna, le voglio sul culo, le voglio ora... –
E' fuoco liquido lo sguardo con cui lo sfida a farlo, è delizioso il mento sollevato e la smorfia tentatrice con cui lo invita ad osare, a soddisfare le sue fantasie in quel luogo pubblico.
E lui l'attira a sè sollevandola, la mano lesta si infila sotto alla sua gonna, cammina sullo slip umido di desiderio e prosegue decisa fino a stringere il gluteo sodo in una morsa possessiva. Con le dita s'insinua nel taglio netto fra quelle colline di carne, giunge a sfiorarne il buchetto stretto in una carezza indiscreta mentre le bacia il collo che nella posizione si adagia al suo viso.
Fabio sente l'erezione crescere vigorosa, ma anche in quel momento magico la sua natura ferina non è annebbiata, e immutata è la capacità di percepire il pericolo. Con la coda dell'occhio vede due dei suoi amici di bisboccia dirigersi nella loro direzione con sul viso la chiara espressione di chi cerca di interferire nella caccia, nella speranza che la preda possa essere condivisa.
Toglie con disinvoltura la mano da sotto la gonna e le copre le ginocchia in un gesto protettivo.
- Ciao Fabio, possiamo sederci con voi a bere qualcosa? Ci presenti la tua bella amica? –
A parlare è Andrea, uno spilungone dinoccolato con la faccia simpatica e la voce un po' acuta.
Dietro a lui c'è Antonio, il viso atteggiato ad un sorriso sornione:
- Mi sa che Fabio non ha intenzione di presentarci, quindi lo faccio da solo. Piacere di conoscerti, sono Antonio. –
Allunga la mano per cercare quella di Virginia e stringerla, per poi sedersi sul tavolino di fronte. Anche Andrea si presenta ed entrambi, ignorando il silenzio inequivocabile di Fabio, iniziano un ciarlare insulso cercando di ingraziarsi la giovane. Lei sorride imbarazzata alle avances dei due e si volta spesso verso Fabio come a chiedere aiuto. Lui li lascia giocare per un po', guardandoli quasi indulgente, poi allunga una mano e la posa sulla vita di lei traendola a sè. Alza lo sguardo sugli amici e le labbra si distendono in un sorriso ironico mentre parla: - Ora ragazzi avete rotto abbastanza. Io e Virginia abbiamo un discorso privato da finire, quindi se non vi spiace vorremmo restare soli. -
La voce è bassa e amichevole, eppure toglie ai due la voglia di fare i rompiscatole. Un rapido saluto e, veloci come erano giunti, si dileguano.
Non vi è più spazio per giochi eccitanti ora.
Non è più tempo per loro di restare li; il bisogno di fondersi, di assaporarsi si colora di imprescindibile urgenza.
Uno sguardo complice, un parlare di occhi e poi sono fuori, immersi nel buio della notte che li copre compiacente. Quasi di corsa fino alla macchina, fermandosi solo per scambiarsi baci selvaggi.
E poi appoggiati all'auto, la gonna di Virginia arrotolata sui fianchi mentre le dita di Fabio scavano sotto allo slip riempiendosi di miele filante.
Il pube di lui sopra al suo in un dondolio di fianchi martellante.
La ruvidità della tela dei jeans che diventa afrodisiaca quando si strofina sul cespuglio di riccioli bagnati.
Le pelvi di Virginia protese e premute sulla virilità turgida.
E sospiri, gemiti, fremiti, dimentichi di tutto, coscienti solo della lussuria che li avviluppa.
Voci che si avvicinano li riportano alla realtà.
Il pensiero di Fabio va a Salvo, l'amico che tutti i sabati sera apre la vecchia casa di campagna per far baracca con chi ha voglia di raggiungerlo.
Il luogo giusto dove rifugiarsi per dar sfogo alla brama che li permea.
Un posto unico nel suo genere: un viaggio a ritroso nel tempo fino ai mitici anni settanta, vecchi poster alle pareti, musica di quel periodo pompata fuori con rabbia da un vecchio giradischi e piantane negli angoli che diffondono luci soffuse. Solo la cucina contrasta con quell'incongrua atmosfera hyppie. È modernissima e provvista di un grande frigorifero a due porte in cui vi è una varietà incredibile di birre.
Guida con una mano, mentre con l'altra continua a stuzzicarla. Lei gli è quasi addosso e sente il profumo della sua pelle penetrargli dentro le narici. Sa di buono, un mix di note agrumate e vaniglia che si fonde col suo odore di femmina.
Appena arrivano entrano in casa. Una decina di persone ridono e parlano a voce alta. Salvo li accoglie con un sorriso dando la mano nel presentarsi a Virginia poi, con un gesto, indica le stanze come a dir loro di sentirsi liberi di fare ciò che vogliono.
Un passaggio rapido dalla cucina, due birre velocemente stappate, due sorsi bevuti avidamente per spegnere una sete che non si placa coi liquidi, e poi via, le mani allacciate e quasi di corsa, verso la scala che porta al piano superiore, alla ricerca di un'isola di solitudine dove liberarsi da ogni limite e pascersi di sola carnalità.
Il buio corridoio li vede aggrapparsi l'uno all'altra come naufraghi sull'unica scialuppa di salvataggio. Li vede appoggiarsi al muro alla ricerca di sostegno per corpi in balia di emozioni che devastano l'equilibrio mentre le loro mani si fanno spasmodiche e tremano di cupidigia mentre frugano e abbrancano carne e calore lacerando abiti.
Avvinghiati, percossi da brividi crepitanti, camminano incespicando, ciechi nei passi del loro fondersi, fino ad una porta di rovere massiccio adorna di una maniglia di ottone brunito.
Desio di alcova finalmente esaudito.
Un grande letto in ferro battuto di antica fattura troneggia nella stanza. Due poltrone rivestite di broccato fiancheggiano un delizioso tavolino finemente intagliato.
Ma la bellezza severa dei mobili antichi non viene neanche notata. Fabio ha occhi solo per Virginia, orecchie solo per il suo respiro affrettato, olfatto solo per l'inconfondibile profumo di sesso che emana.
Lei ha occhi che brillano e le guance sono rosse come mele mature.
Anche alla base del collo vi è una spennellata rosata, lì, proprio dove la gola lascia intravedere il tremito del cuore accelerato. Lì, dove lui posa le labbra in un umido e caldo bacio.
Un gemito sfugge dalle labbra socchiuse di lei e il corpo si abbandona fra le sue braccia.
Lui percorre la sua schiena con le mani fino a colmarle dei glutei sodi.
Con i denti afferra le bretelline del top che lei indossa e le sposta giocando con la sua pelle con la lingua fino a farli scendere sulle sue braccia. Poi arrotola il top fino a farlo finire sui fianchi. Il reggiseno in pizzo esalta il seno perfetto. Piccoli morsi sui capezzoli turgidi che la stoffa fatica a celare. Il sottile tessuto si bagna di saliva mentre lei si piega all'indietro gemendo piano. Fabio slaccia il reggiseno e apre la cerniera della gonna lasciandola cadere a terra. La spoglia veloce e la allontana un po' dal suo corpo per ammirarne la florida bellezza. Sembra una statua di venere, liscia e marmorea, un invitante femmina che lo stordisce per l'erotismo che irradia.
E le mani corrono sul suo corpo nudo, lo avvolgono in carezze che ardono di passione mentre i baci si fanno profondi e volitivi.
Ma anche lei vuole il suo corpo nudo: con mani veloci slaccia i jeans e gli sfila la maglietta. Poi insinua la mano calda dentro ai boxer sfiorando il glande turgido mentre le labbra coprono il suo torace di umidi baci. Il letto è dietro a loro, vi scivolano abbracciati continuando ad accarezzarsi. La bocca di Virginia si impossessa di lui, dal torace cammina golosa sul ventre, la lingua si fa strada fino a riempirsi del suo sesso pulsante.
Fabio emette un rauco gemito, un tremito incontrollato lo attraversa mentre le gambe diventano rigide per resistere a quell'assalto vorace. Poi la solleva e la fa salire su di sè. I seni dondolano invitanti vicino al suo viso mentre la solleva sul suo corpo per poi farla scendere lentamente fino a sentire la consistenza morbida della vulva toccargli la cappella.
Il respiro di Virginia è sospeso mentre si sente riempire da quel cazzo incredibilmente grande. Sente le pareti dilatarsi per accoglierlo, lo sente forzare e farsi strada e un sospiro le sgorga strozzato dalla gola mentre si preme con forza su quella mazza turgida.
Ma lui la trattiene con le mani, non vuole sia lei a dosare la loro unione, vuole colmarla piano, farle sentire l'attrito delle loro carni in un crescendo che strazi di aspettativa.
Poi tutto diventa incontrollabile.
Uragano di violenta lussuria crepita e urla nelle loro teste.
Le pelli sbattono, si incollano, le gocce di sudore nascono e sgorgano su di loro creando l'immagine di due animali bellissimi, interpreti della danza sacra.
L'orgasmo li coglie immortalando smorfie di selvaggio piacere.

Il silenzio scandisce il trascorrere del tempo nell'alcova pregna di olfattive essenze.
Nella mente di Fabio saetta per un istante un lampo di seta nera e pelle vellutata.
Lo accoglie sorridendo prima di stringere fra le braccia il corpo caldo di Virginia e ricominciare a baciarla con rinnovata passione.

Matilde S.

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