Carla valutava accuratamente ogni modello, ogni trasparenza di pizzo, ogni taglio particolare di reggiseno, ogni nuova linea di slip... veli ondeggianti e allusivi su pelli pallide o ambrate, ombelichi e capezzoli occhieggianti da nuvole di tulle di ogni colore, reggicalze che esaltavano la linea delle cosce, slanciandole... davvero c'era solo l'imbarazzo della scelta.
Aveva chiesto a Marco se gli avrebbe fatto piacere accompagnarla ad assistere alla sfilata di una nuova collezione di intimo per signora, e lui aveva accettato.
Ora le stava seduto accanto e le rivolgeva ogni tanto uno sguardo interrogativo, che a lei pareva leggermente imbarazzato.
Le modelle erano molto giovani, ragazzine, incredibilmente alte – almeno un metro e ottanta, pensava lei – e troppo magre, ma per valorizzare i reggiseni presentati quasi tutte si erano fatte un dovere di ricorrere a un chirurgo plastico. Il risultato era un'evidente incongruenza di forme e proporzioni, a suo parere, ma la moda imponeva strane regole al corpo femminile.
I tacchi altissimi allungavano smisuratamente le figure delle ragazze che avanzavano ondeggiando sulla passerella e poi, con una rapida giravolta, tornavano indietro.
Carla le considerò con attenzione: queste donne non avevano fianchi che si allargassero da una vita stretta; lo scarto tra la misura della vita e quella dei fianchi era minimo, le natiche erano alte, ma così strette da parere infantili, la linea dei loro corpi era efebica, non fosse stato per i seni innaturalmente gonfiati.
Le loro movenze però erano eleganti e aggraziate, naturalmente – in questo erano specialiste – cosicché facevano una grande figura semisvestite com'erano di minuscoli straccetti velati, di allusivi bustini, di striscioline di stoffa ammiccanti.
Carla diede una rapida occhiata intorno a sé e si rese conto che alcuni degli uomini presenti tenevano gli sguardi fissi sulle modelle, non certo perché fossero interessati alla biancheria.
Si chiese allora con curiosità se anche a Marco queste donne facessero un effetto erotizzante, se le trovasse sessualmente appetibili.
Marco era indeciso se considerarsi soddisfatto della serata: certo, una sfilata di intimo femminile era, per definizione, un evento che avrebbe fatto la gioia di qualsiasi maschio, ma anche lui considerava con spirito critico i corpi delle modelle che sfilavano eleganti.
In gioventù aveva coniato una definizione un po' colorita per quel tipo di ragazze: "fighe di plastica" ed ora si ritrovava a sorridere immaginando di udire persino il rumore fastidioso prodotto dallo sfregamento della plastica.
Carla si girò appena quando lo sentì ridacchiare e lui le rispose con un leggero sorriso com'era diversa lei da quelle ragazze!
Non gli era capitato molte volte di passar del tempo con Carla, perlomeno fuori dall'ambito lavorativo, ed ora ringraziava in cuor suo la malattia della collega redattrice di moda che gli aveva offerto l'opportunità di prenderne il posto all'ultimo minuto.
Certo, l'invito lo aveva colto di sorpresa: con la moda lui c'entrava poco, sia al giornale sia nella vita di tutti i giorni, quindi questa cosa dell'intimo l'aveva lasciato un po' perplesso, ma era un'occasione per frequentare la sua collega in un contesto diverso dal solito, perciò aveva accettato con entusiasmo.
Sbirciò le gambe accavallate di Carla.
Non erano lunghe come quelle che vedeva sulla passerella, ma l'eleganza che lei mostrava semplicemente nello stare seduta, surclassava di gran lunga quella di tutte le ragazze che ancheggiavano e procedevano incrociando le gambe come fenicotteri.
Carla si mosse leggermente, cambiando posizione e il suo ginocchio scoperto sfiorò quello di Marco.
Un brivido. Sfilò come un guizzo impercettibile lungo la coscia di lui per propagarsi con un diffuso calore all'inguine, si quietò piano, ma non si estinse.
Carla, apparentemente tranquilla, gli sorrise mostrandogli un completo di seta color pervinca con l'esclamazione: - Guarda che bello! -
Marco guardò e in quel momento la sua immaginazione gli fece balenare l'immagine di lei vestita di quel niente di pervinca che lasciava scoperte le cosce e le spalle e faceva intravedere
bagliori di pelle tra i pizzi trasparenti... la vestaglia coordinata veniva trascinata come uno strascico tutta all'indietro, lunga coda di pavone, e Carla veniva avanti verso di lui, ondeggiando sui tacchi delle babbucce da camera in tinta, in cui erano infilati i piccoli piedi...
La fiammella nell'inguine si riaccese e Marco deglutì e si riscosse con un battito di ciglia, mentre le rispondeva accennando di sì col capo.
Ora sfilava una modella che indossava un bustino di tulle nero intervallato da inserti di finissimo pizzo argentato. Le coppe del reggiseno sfioravano a filo i capezzoli e gli slip erano tanto trasparenti da sembrare inesistenti. Il modello fu accolto da esclamazioni di meraviglia e Carla sbattè le ciglia incantata: - Quale donna – pensò – non sarebbe apparsa desiderabile abbigliata così?" Peccato che quel delizioso completino non fosse alla portata delle sue tasche... Emise un mugolìo di disappunto e Marco la guardò con curiosità.
- E' bellissimo – disse lei – ma non me lo potrò mai permettere - .
Lui sorrise: - Magari tra poco avrai un aumento di stipendio ... -
Era finita la sfilata e si poteva procedere agli acquisti nella boutique che era stata allestita nella saletta vicina. Carla avrebbe dovuto comporre ora il suo pezzo e inviarlo in redazione, ma volle dare un'ultima occhiata ai modelli e si recò, seguita da Marco, anche lei nella saletta attigua, come altre signore.
Qui di nuovo vide quel delizioso bustino. Fu presa da una voglia fortissima di toccarlo, di prenderlo in mano, di sentire al tatto la morbidezza del tessuto.
Lo sfiorò, accarezzandolo coi polpastrelli, lo sollevò tra le mani ammirando la trasparenza di quella tela di ragno e meravigliandosi della sua straordinaria leggerezza.
Inconsistente, riverberava lucentezze argentee negli occhi estatici di Carla. Marco, appoggiato alla parete accanto a lei, guardava ammirato la donna persa nella contemplazione di quel capo d'abbigliamento, la sua espressione sognante.
Una bellissima fantasia cominciò a farsi strada nella sua mente.
Poi Carla si volse verso di lui: - E' ora di andare - disse e insieme uscirono in strada diretti all'auto ma, raggiuntala, Marco si avvide di aver dimenticato nel luogo della sfilata una busta che portava con sé e tornò sui suoi passi per riprenderla, mentre Carla lo attendeva in auto.
Tornò dopo pochi minuti. - L'hai trovata? - Chiese lei e lui rispose: - Sì, l'ho messa nella cartella. -
Chiacchierarono durante il tragitto in macchina e quando furono sotto la casa di Carla lei invitò Marco a salire per un drink che lui fu felice di accettare.
Ecco. Seduto sull'ampio divano del soggiorno si guardava intorno aspettando Carla che armeggiava in cucina, tra bicchieri e tintinnanti cubetti di ghiaccio.
Arrivò reggendo un vassoio che pose sul tavolino di fronte al divano. Mentre versava il liquore nei bicchieri, Marco apri la cartella che aveva appoggiato a terra accanto a sé e ne trasse un pacchettino. Con una mano prese il bicchiere dalla mano di Carla, con l'altra le porse il minuscolo pacchetto.
- Che cos'è? - fece lei incuriosita.
- Un presente per te. -
Carla adorava le sorprese e fu presa da un'eccitazione infantile mentre, con estrema cura, cercando di non rompere la carta, svolgeva il nastrino dorato del pacchetto e lo apriva piano, rivolgendo un'occhiata in tralice a Marco. Subito dopo lanciò un grido.
Inatteso e splendidamente luccicante di fili d'argento nei pizzi delicati, il bustino che lei aveva tanto ammirato, faceva capolino dalla carta velina in cui era avvolto.
- Oh, Marco, è meraviglioso! Ma non dovevi! Ma come hai fatto? Hai indovinato anche la misura! -
- Be', se non te ne sei accorta, è un pezzo che osservo con cura le tue misure – rispose lui sorridendo – ma perché non te lo provi? -
Ridendo felice, lei si allontanò col suo prezioso indumento in mano.
Marco, rimasto solo, riandò col pensiero alla sfilata e alla modella che aveva presentato il capo indossandolo con tanta eleganza e poi rivide gli occhi luccicanti di Carla mentre lo teneva fra le mani e immaginò lei al posto della modella... ma non era preparato alla visione incantevole che si offerse ai suoi occhi poco dopo, quando Carla entrò nel soggiorno con quei veli seducenti addosso.
Se l'indossatrice era stata elegante, Carla era invece profondamente sensuale con le sue curve provocanti e le linee morbide del corpo fasciato da quei veli.
Le spalle ben disegnate, i seni tondi e sodi su cui svettavano dei capezzoli occhieggianti tra il pizzo argentato, la vita stretta, da cui la dolce curva dei fianchi pareva sbocciare come la corolla di un fiore, il suo ombelico come una ninfea nel centro del ventre piatto, invitante, le cosce splendide, il sesso depilato, dolce nido d'aromi: tutto questo si offriva agli occhi di Marco e attraverso gli occhi gli procurava brividi che gli percorrevano il corpo intero, propagandosi dal cervello al ventre, al sesso ora turgido e pulsante.
Quella donna era la dea dell'amore – pensò lui – e per quanto egli sapesse che era bella, non avrebbe mai immaginato che lo fosse fino a tal punto, ora che la vedeva quasi nuda e in una versione così prepotentemente erotica.
Lei si fermò al centro della stanza, apparentemente inconsapevole della tempesta che aveva suscitato in lui e gli disse: - Che te ne pare? -
Restò lì immobile a farsi ammirare, guardandolo intensamente e pronunciò una sola parola: - Spogliati - .
Marco ne fu come ipnotizzato. Lentamente si tolse la giacca, si sbottonò la camicia e ne sfilò le maniche, slacciò i calzoni, li levò insieme alle calze, abbassò gli slip. Tutto questo fece mentre percorreva con gli occhi il corpo di lei, sentendo aumentare dentro le membra un formicolìo insistente, poi un fuoco sottile che, pulsandogli dapprima nelle tempie, gli serpeggiava sotto la pelle, gli penetrava nelle vene, si trasformava in un fiume di lava, inglobando l'intero suo corpo, divallando dalla mente intorpidita a travolgere tronco e radici ...
Era solo il Desiderio a governarlo, ora, nel rombo del sangue; inconsapevole si mosse verso di lei come un automa, urtando il tavolino, rovesciando i bicchieri sul vassoio, la mente offuscata da un delirio d'amore quasi doloroso, le braccia protese in una profonda invocazione a quella immagine di Donna che era per lui tutte le donne e tutte le personificazioni dell'Eros.
Solo una cosa capiva: che doveva, assolutamente doveva, giungere a lei, affondare in lei, trovare un refrigerio e acquietare l'ardore del fuoco che lo divorava nell'umido alveo del suo grembo, fondendosi con lei e così restare per sempre, fino a morirne.
E giunse a toccarla mentre Carla lo saettava di dolci promesse dagli occhi e con entrambe le mani afferrando i veli che la fasciavano sui fianchi superbi, con un unico strappo violento li lacerò.
Così si aprì la via al suo membro dolorante di voglia nello sfogo di un coito selvaggio infinitamente lungo di colpi ripetuti e profondi, tra gemiti e grida, rotolando sul tappeto avvinghiato a lei, immemore in lei, perdutamente godendo fino a che l'esplosione dell'orgasmo non li travolse entrambi come un torrente in piena. E fu pace nella mente.
Per primo lui si riscosse. Si sentiva come un tronco divelto dalla furia di un fiume straripato e trascinato dalla corrente impetuosa fino a valle, dove l'alveo si allarga nella foce e quieta la sua irruenza nella calma vastità del mare.
Dentro di sé onde di infinita dolcezza sovrastavano un residuo di desiderio che, come brace ardente, covava nel profondo.
Ma come sentì sotto di sé il corpo di lei che si muoveva appena, riscuotendosi dal turbine che l'aveva travolta, la debole fiammella guizzò, lambendogli dapprima gli inguini, dilagò nel ventre, si riaccese divampando, lo riprese tutto e nella sua testa fu solo il desiderio di fare l'amore con lei, ancora e sempre.
Sentiva la carne calda di Carla a contatto con la sua, i seni morbidi schiacciati sotto il suo petto, il proprio sesso bagnato ancora immerso nella misteriosa cavità della sua vulva, e come lei aprì gli occhi sorridendogli, avverti che riprendeva vigore e immerse la lingua nella bocca di lei, a ricercare il sapore del suo respiro.
Lei delicatamente mordicchiava il labbro inferiore di Marco, poi avvolse la lingua a quella di lui, ne esplorò il palato, picchiettò sui denti, bevve la sua saliva e sentì di nuovo scorrere il fuoco nel ventre e il liquido desiderio nella sua fica.
Allora sentì che voleva proprio lì la bocca di lui e, come prima, pronunciò una sola, breve parola: - Leccami - .
Marco prese allora a scivolare sul corpo di lei, percorrendone la pelle imperlata di sudore con la lingua morbida, larga e piatta, lasciando una scia umida di saliva sulla gola, sul petto, finché giunse alle areole dei seni, ai capezzoli irti, che lavorò nella sua bocca, succhiandoli, strizzandoli fra le labbra, mordicchiandoli e tirandoli coi denti, e succhiandoli ancora, mentre stringeva i seni fra le mani e lei gemeva, esasperando la sua voglia.
Poi, sempre aggrappato ai seni di Carla come ad un'ancora di salvezza, scivolò più giù, sul ventre morbido di lei, a far cader la saliva sull'ombelico per poi suggerla nei baci, mentre Carla muoveva mugolando i fianchi, inarcandosi e sollevandosi leggermente dal tappeto.
Il tragitto dall'ombelico al pube fu breve. La lingua di Marco esplorò la rotondità del pube glabro e perfetto, le sue narici assorbirono il magico, afrodisiaco cocktail di profumi mischiati nel coito da poco avvenuto: l'asprigno delle gocce di sudore, quello mielato del succo di lei, quello aromatico e forte del suo seme, e sentì che la testa gli girava.
Si buttò a bocca aperta sulle labbra che colavano dolcezza, le aprì con la lingua protesa, la usò per detergere in profondità, penetrando i recessi segreti, guizzando nella fica aperta, arrossata, turgida, tormentando il clitoride indurito e gonfio, sempre più fremendo per i gemiti, i mugolii, le grida spezzate di lei che godeva persa nei molteplici incanti del suo orgasmo fatto di piccole onde ripiegate le une sulle altre, come acini d'uva gonfi di linfa.
Marco beveva quella linfa, beandosi, col cazzo che gli scoppiava, i testicoli gonfi, adorante, mentre le mani serravano i glutei di Carla, inarcata, stringendoli a sé e lei a sua volta stringeva la sua testa fra le cosce, attirandola a sé con le dita che si intrecciavano ai capelli di lui.
Poi lei cedette, abbandonandosi tutta, molle di voluttà e ricadde, la gola all'indietro, gli occhi una fessura sottile, la bocca semiaperta in un rantolo estremo di piacere: - Dammelo - disse. Marco si inginocchiò, accoccolandosi sopra di lei che, aggrappata ai suoi fianchi, sollevò un poco il capo e immerse il viso nella peluria del suo sesso.
Il suo odore la stordì. Avidamente cominciò a frugare col naso e con la bocca, percorse con la lingua il breve tratto del perineo, scese sullo scroto, prese in bocca prima l'uno e poi l'altro testicolo, succhiando dolcemente, rilasciando piano, baciò appassionatamente il cazzo vibrante, lo percorse coll'umidore della sua saliva, lo leccò dalla base come un cono di gelato, avvolse il glande nella lingua, raccolse la gocciolina preziosa, lucente, che spuntava sulla sua sommità, picchiettò colla punta della lingua sul frenulo, mentre diceva a Marco: - Voglio i tuoi gemiti - e lui la guardava ipnotizzato, ansimante, nella testa un vuoto che fu presto riempito dall'immagine di Carla che compiva questi gesti su di lui.
Fu un attimo il suo venire quando lei ingoiò il glande e poi l'asta fino a metà e cominciò a succhiarla prima dolcemente e poi con sempre maggiore intensità, dondolando la testa e tutto il corpo per assecondare il moto.
Lei bevve i getti abbondanti, ripetuti, con ingordigia, con crescente passione, mentre lui si liberava della sua tensione spasmodica una, due, tre, quattro, cinque volte, gridando il nome di lei, perso in lei, impazzito in un delirio estremo di piacere.
Giacquero vicini, afferrandosi le mani, intrecciandone le dita, storditi e felici. Lì accanto, sul tappeto, uno straccetto di veli nero e argento, tutto strappato.
Nut